Dernier souvenir

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Non ci posso credere.
Dall'altra parte del vetro opaco, Balrog ha battuto il palmo della mano spalancata contro la fronte. Come ha fatto ad evitarla?!
Scocciatissimo dall'ennesimo insuccesso, si è alzato in piedi diretto a casa del ragazzo, senza nemmeno provare ad asciugare la pozza di quella così innovativa e insospettabile sostanza. Se la tecnologia di Bison falliva tanto miserabilmente, la soluzione non poteva essere che abbandonarla; e la spia aveva ogni intenzione di usare un metodo più tradizionale per rimediare il DNA.

Recuperato un pezzetto di carta e una penna dalle tasche capienti dei pantaloni che indossava quel giorno, ha scarabocchiato un sintetico messaggio da lasciare nella casella della posta di Abel, indicante un orario abbastanza tardo e una via adiacente che sapeva essere poco frequentata.
Signé: le type d'hier soir.
Come altro poteva firmarsi, se non così?
Dopo aver imbucato la lettera con discrezione, si è diretto ad applicare un minuscolo accorgimento ai suoi guantoni. Non aveva intenzione di combattere senza, anche se sapeva bene di essere di gran lunga più forte del suo avversario, e che quindi avrebbe potuto farne a meno per vincere; la disciplina che praticava prevedeva i guanti, quindi Balrog non avrebbe mai combattuto senza di essi. Il pugilato era letteralmente l'unica cosa al mondo che riteneva degna di rispetto, e per questo ha quasi sofferto nel modificare i guantoni da boxe "vecchi". Aveva deciso di prelevare del sangue dalla bambola, per capire se lo fosse davvero o se stesse semplicemente perdendo il suo tempo con un francese qualsiasi: a questo fine ha messo una piccola vite all'interno dell'imbottitura del guantone destro, con la punta saldamente puntata all'esterno e poco visibile. Quel DNA, finalmente, stava per entrare a far parte dell'orizzonte della sua peraltro poco estesa conoscenza: se lui fosse stato M. Bison, sicuramente si sarebbe lasciato sfuggire una risata da fare accapponare la pelle.
Non essendo però cattivo nell'animo, ma soltanto un opportunista, ha tirato un sospiro ed ha chiuso la luce, adagiandosi qualche attimo sul divano in attesa dell'orario che aveva indicato.
Non era agitato, era semplicemente stufo. Nulla poteva garantire che il judoka si sarebbe presentato, e questo lo rendeva leggermente nervoso: se anche questo piano fosse fallito non gli sarebbe rimasto che entrare in casa sua e sottrargli qualche cosa di nascosto - solo che non era il genere di azione che gli usciva bene, e quindi avrebbe preferito decisamente non doversi ridurre a tanto.
Insomma, dopo mille pensieri su come procedere in caso non si fosse presentato - compresa la possibilità di cambiare soggetto - è arrivato l'orario dell'incontro, e con i guanti truccati appesi al collo e la ventiquattrore in mano s'è diretto all'indirizzo da lui stesso fornito.
L'angolo era deserto, e lui si è piazzato al muro appoggiando a terra la valigia. Il rumore del mare lo irritava, perché sovrastava ogni altro suono. Ha sospirato - era stata palesemente una mossa falsa, non avrebbe mai dovuto agire così d'impulso: nessuno dotato di buon senso si sarebbe mai presentato in un vicolo buio, di notte, per lottare. Gli è tornato in mente, però, lo sguardo che il giovane gli aveva rivolto quando si era sentito dire che presto si sarebbero rincontrati: poteva appartenere davvero a qualcuno che, ricevendo una lettera del genere, se ne sarebbe rimasto a casa?

«Voilà, monsieur Mystère. Qui êtes-vous?»
In cuor suo, Balrog ha sentito agire forze contrastanti quando il nasino delicato, dalla punta all'insù, e gli zigomi appuntiti del viso altrimenti bambinesco di Abel si sono materializzati dalla luce candida del lampione che stava a poche frazioni di metro da lui.
Comunque, in risposta alle parole sussurrate dal judoka francese, si è limitato a soffiare piano dal naso con fare sornione e, tenendo lo sguardo sulle mani che si stava apprestando a nascondere all'interno dei guantoni, a dire: «Je m'appelle Balrog, et je pourrais être ton dernier souvenir.» Gelando lui stesso per la verosimiglianza della frase (potrei essere il tuo ultimo ricordo), si è scostato dal muro di un paio di metri mettendosi in posizione, con i guantoni vicini davanti al petto e una gamba più avanti dell'altra. Ha iniziato a muoversi leggermente, ripetendo mentalmente il ritmo che faceva di lui un ottimo pugile, mentre guardava il francese in Gi e denim sistemarsi a qualche passo da lui e prendere diversi respiri profondi.
Lo scontro era pronto - certamente in disparità totale, ma pronto ad iniziare.

Inaspettatamente, il primo colpo è arrivato dal biondino direttamente sullo zigomo dell'avversario; ma il contraccambio è giunto subito, ottenendo senza fatica l'obiettivo di prelevare del liquido scarlatto dalla pelle ambrata del suo avambraccio.
Senza dir nulla, Abel ha inarcato la schiena, aggrottato le sopracciglia, e steso Balrog con un calcio fulmineo; egli però non è rimasto a terra che mezzo secondo, prima di ribattere piantandogli un forte sinistro nel ventre, piegandolo in due e approfittando dell'attimo di immobilità per caricarne un secondo, col quale l'ha messo a terra.

Lo scontro, silenziosissimo, è durato poco più di un minuto e mezzo ed ha visto vincere, ovviamente, il pugile.
«Vediamo un po'» ha mormorato il vincitore, togliendosi i guanti e dirigendosi alla ventiquattrore che era rimasta esattamente dove l'aveva lasciata, per analizzare il tanto sudato sangue.
«Cosa deve vedere?!»
La voce del judoka, ancora immobile dove era caduto, appariva incredibilmente stabile per lo stato in cui si era ridotto in quel poco tempo. Ma il vero motivo per il quale Balrog si è voltato a guardarlo, la valigia già in mano, è stata la lingua. Non pensava che a Parigi qualcuno conoscesse davvero l'inglese, altrimenti non si sarebbe mai sforzato di parlare francese...
«Signore, lei ha vinto l'incontro, ma io che cosa ho perso?»
La sua scaltrezza ha iniziato a preoccupare la spia, che non ha aperto bocca. Abel sembrava sul punto di alzarsi, sebbene ansimasse ancora, probabilmente per il dolore; e per questo il pugile si è affrettato ad accendere lo scanner e ad inserirci un po' del sangue facendolo uscire dall'imbottitura del guanto. 

La luce del minuscolo led, dopo qualche secondo che è sembrato eterno a tutti e quattro gli occhi puntati su di essa, è diventata verde.

Le due paia di pupille si sono incontrate, prima di un ultimo sforzo di fuga da parte della bambola #6.

was it all a Dream?Where stories live. Discover now