XI - 23 Dicembre, Giorno 21

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Crisis

Avenged Sevenfold – Shepherd of Fire

LEVI

Mi lascio cadere sullo schienale della sedia dello studio di Rico, mentre tengo lo sguardo fisso su Marco che sta compilando con fare annoiato e l'espressione stanca l'ennesima sfilza di test di valutazione. È notevolmente migliorato dal suo ingresso in ospedale, complice anche lo stimolo che i ragazzi gli forniscono alla socializzazione, rispettando i suoi tempi ma includendolo sempre nelle loro attività e nei loro discorsi; raramente in reparto si sono formati gruppi così affiatati.

In tutti i ragazzi vedo un grosso potenziale, hanno tutti la forza per rialzarsi e riprendere in mano la loro vita, sebbene a primo impatto possa sembrare il contrario. Anche il moccioso, nonostante si ostini a non volersi dare una speranza e a non voler vedere una via d'uscita, accecato da una benda troppo spessa intessuta di sofferenza e scarsa autostima.

Eren ha legato con gli altri ragazzi, è riuscito ad aprirsi soprattutto con Mikasa con la quale sembra aver stretto un rapporto sincero e genuino basato sulla fiducia e su una complicità rara e preziosa. Non sono mancati neanche i pomeriggi spesi in mia compagnia in sala comune con una tazza di the caldo da sorseggiare o davanti alla classica pila di test nello studio di Erwin. Anche il nostro rapporto è inevitabilmente mutato, per quanto ammetterlo alimenti dentro di me un'ondata di emozioni contrastanti.

Marco gira l'ennesima pagina e il suono della carta che fende l'aria rompe il silenzio; si tiene la testa fra pollice e indice e rigira distrattamente una penna fra le dita con un'espressione interrogativa dipinta in volto. Prima che possa chiedergli se c'è una domanda che non gli è chiara, una serie di rumori secchi rompe improvvisamente il silenzio.

Una porta che sbatte, passi veloci e affrettati per i corridoi, lamenti e respiri rantolanti e spasmodici. Il corvino alza lo sguardo verso di me mostrandomi il suo viso spruzzato di lentiggini, le sopracciglia aggrottate in un cipiglio più interrogativo di prima.

"Vado a vedere cosa succede, aspettami qui. Finisci pure il test, se c'è qualche domanda su cui hai dei dubbi possiamo vederla dopo insieme."

Annuisce timidamente distogliendo subito lo sguardo, e mi fiondo immediatamente in corridoio. Infermieri e medici sono accerchiati appena davanti la porta d'ingresso del reparto, e fra di loro scorgo la figura imponente e autoritaria di Erwin, la chioma rossa e sbarazzina di Isabel, Nanaba e Petra.

Mi faccio largo fra quella piccola folla; il mio cuore salta chiaramente più di qualche battito, il respiro pare bloccarsi nella mia gola e i miei occhi si fanno grandi di terrore alla vista del moccioso steso a terra nel bel mezzo di una crisi di panico. Per poco non mi prende un colpo.

I suoi respiri sono spezzati e frenetici, il petto si alza e si abbassa seguendo un ritmo malato e erratico, il volto contratto in un'espressione di folle disperazione è rigato dalle lacrime che sgorgano copiose dagli occhi saldamente serrati. Tenta di conficcarsi le unghie nelle braccia cercando un'ancora nel dolore fisico, ma le mani gli vengono prontamente bloccate da due figure che non avevo notato prima, troppo coinvolto da Eren e dalla sua sofferenza.

La donna è di corporatura esile, minuta. I lunghi capelli castani sono raccolti in una fluente coda laterale che le ricade morbida su una spalla e i suoi occhi carichi d'apprensione sono umidi di lacrime che cerca di trattenere. L'uomo invece porta i capelli raccolti in un codino basso all'altezza della nuca, una sottile montatura in metallo poggiata sul naso dritto e lungo dietro la quale si affacciano degli occhi dal verde inconfondibile, ma allo stesso tempo neanche paragonabile a quello del moccioso. Mi basta un'occhiata per capire che sono i suoi genitori.

BORDERLINE - Ereri/Riren -Where stories live. Discover now