VIII - 15 Dicembre, Giorno 13

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Breakdown

Evanescence - Tourniquet

EREN

Non riesco a dormire.

Mi giro e mi rigiro nel letto ormai da ore, ma quel senso di vuoto non mi abbandona e pesa sul mio petto come fosse un macigno di sofferenza.

Non importa quante urla abbia soffocato nel cuscino e quante lacrime abbia già versato. Semplicemente non va via.

Il vuoto e l'oscurità sono dentro di me. Non mi abbandonano.

E tremo in quel letto, prendendomi il volto fra le mani e tentando di tranquillizzarmi mentre sento l'ansia montare e contorcermi le viscere in una sensazione di panico che mi annebbia la mente.

Mi sento perso, mi sento morire.

I polmoni iniziano a bruciare e l'aria a mancare, mentre stringo forte la presa sul piumone come se fosse l'unica ancora di salvezza a impedirmi di cadere nella morsa dell'attacco di panico che minaccia di distruggermi.

E tutto ad un tratto è come se non fossi più in contatto con la realtà.

Il respiro mi si blocca in gola e calde lacrime solcano copiose i miei zigomi, mentre tutto quello che mi definisce sembra svanire e il cuore accelera fino a raggiungere un ritmo erratico e malato. I suoi tonfi sordi e veloci mi rimbombano nella testa, le mani e la fronte iniziano a coprirsi di un sottile velo di sudore.

D'un tratto non so più chi sono.

Non so dove sono.

Mi sento come non appartenere al mio corpo e a questo mondo.

Non rispondo alle mie azioni, ma sono come guidato dalla malattia stessa mentre raggiungo la lametta nel cassetto del comodino, sporgendomi in quello che mi sembra uno sforzo immane.

Eren Yeager è ridotto a un fantoccio, un mero e rotto burattino di cui quei demoni orrendi tendono i fili a loro piacimento. E non importano le sue urla disperate e senza voce alla vista del piccolo e affilato pezzo di metallo, non importa quanto voglia fermare quella mano che sembra non rispondere più ai suoi comandi.

Sangue caldo e denso cola sulle coperte e sul pavimento, tingendo la stanza di rosso scarlatto.

Anche la vista sembra farsi rossa, e ogni ferita inflitta sembra richiamare un briciolo di sanità nella mia mente, un pizzico di controllo e consapevolezza del mio corpo e dell'ambiente in cui mi trovo.

L'ansia mi costringe all'iperventilazione, il respiro strozzato e veloce che ne consegue insieme al sangue che ho perso e che continua a sgorgare copioso dalle mie braccia mi fanno cadere in una piacevole sensazione di torpore, dandomi il capogiro.

Indugio con la lametta sulla vena del mio braccio.

Basterebbe un taglio in verticale, un solco più profondo degli altri che farebbe tacere tutto e mi farebbe sprofondare in quel mare nero di nulla e di vuoto che è la morte.

La premo piano, guardandola come in trance ma incapace di farla scorrere e lacerare la mia carne. È così sottile ora, il confine fra la vita e la morte, sottile come quello strato di pelle.

BORDERLINE - Ereri/Riren -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora