VI - 11 Dicembre, Giorno 9

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Razorblade

Bullet For My Valentine - Dead To The World

EREN

Il marker nero lascia un'ultima e spessa riga sull'intonaco azzurro pastello delle pareti della mia stanza, prima che lo richiuda e riponga nel mio fidato astuccio.

Ho abbandonato i soliti fogli spessi e ruvidi del mio album da disegno questo pomeriggio, dipingendo la mia sofferenza sulle pareti.

Mi alzo da terra, le ginocchia intorpidite a causa della posizione a cui sono stato costretto nell'ultima ora e ammiro il nuovo disegno che adorna la stanza, un intreccio di linee di scuro inchiostro sulla parte bassa della parete su cui poggia il mio letto, proprio di fianco al comodino.

Linee sinuose e tratti decisi compongono la figura minuta di un angelo rannicchiato su sé stesso e costretto a terra da pesanti catene che gli bloccano le gambe e le braccia, immobilizzandolo impedendogli di dispiegare le sue ali chiuse e spiccare il volo.

Una macabra allegoria di me stesso.

Mi sento esattamente così, come se avessi delle ali ma, a differenza degli altri, non potessi usarle e non potessi sentirmi libero e svincolarmi dalle catene della mia malattia che mi ancorano a terra. E vedere gli altri che invece volano librandosi nel cielo terso e cristallino della felicità è forse una punizione ancora peggiore.

Mi lascio andare ad un sospiro sommesso e tremulo, cercando di scacciare il groppo alla gola che da stamattina mi accompagna e mi da la sensazione di non riuscire ad immettere abbastanza aria in corpo. Ogni respiro pare bruciare come puro fuoco liquido.

La parvenza di tranquillità di ieri si è rivelata l'ennesima mera illusione, l'ennesima quiete prima della tempesta. Ho passato un bel pomeriggio con Levi, e nonostante i suoi modi siano giudicati bruschi e scostanti dalla maggior parte delle persone qui dentro, a me non dispiace il suo carattere dai toni forti e decisi. Mi trasmette in qualche modo che non so spiegare neanche a me stesso un senso di sicurezza, quando non è troppo intimidatorio. Con tutti i ragazzi è sempre estremamente disponibile e pronto ad aiutare, sempre in prima linea a combattere al nostro fianco. La sua forza d'animo e la sua volontà sono davvero invidiabili.

Ma quella sensazione di leggerezza, di spensieratezza e di benessere è stata effimera e sfuggente come il battito d'ali di una farfalla e oggi le urla dei miei demoni sono talmente forti da spaccarmi i timpani fino a ridurli a sottilissima cenere. E urlano cose così indicibili e macabre, così malate e disturbanti da far accapponare la pelle e rizzare i peli sulle braccia. Ma non posso fare a meno di ascoltare e di dare ragione a quelle voci mostruose, privato di ogni forza per reagire e allontanarle dalla mia mente.

Sei un fallimento.

Non vali niente.

Non sei stato capace nemmeno di toglierti la vita. Sei patetico.

Sei disgustoso.

Tutti starebbero meglio se non ci fossi.

Mi sento solo un peso, un inutile fardello per i miei genitori e per Armin. Un futile spreco di spazio e di tempo, qualcosa che non dovrebbe neanche lontanamente esistere. E la preoccupazione nella voce di mia madre, che sono sicuro si rifletta anche in quei suoi occhi d'ambra, mi uccide ogni volta che quel suono dolce accarezza i miei timpani durante le nostre quotidiane chiamate serali, e l'angoscia in quella di mio padre mi fa odiare me stesso per il fallimento di figlio che sono. Un figlio che non è capace neanche di vivere e godersi quelli che dovrebbero essere a tutti gli effetti gli anni migliori della sua vita.

BORDERLINE - Ereri/Riren -Where stories live. Discover now