X - 17 Dicembre, Giorno 15

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È bello e sicuro di sé, determinato e pieno di voglia di vivere; è tutto quello che io non sono e che non sarò mai.

Nego a me stesso il fatto di essermi perso più volte ad osservare la linea dura ma armoniosa della sua mascella, il modo in cui le sue labbra si schiudevano quando espirava quelle evanescenti nuvole di nicotina e quegli occhi sottili e taglienti in grado di scrutarmi l'anima e di attirarmi come magneti.

Sospiro, picchiettando ritmicamente e nervosamente il retro della penna sul foglio, scuotendo la testa come a scacciare quei pensieri e tentando di pensare razionalmente alla risposta a quel quesito inaspettato che mi sta dando del filo da torcere.

Lo trovo attraente, e forse non solo. In così poco tempo e in un modo a me del tutto sconosciuto ha fatto breccia nella mia maschera e abbattuto i muri del mio cuore, scaldandomi il petto di un sentimento nuovo e timido, una piccola fiammella che divampa lieve ogni volta che il mio sguardo si fonde al suo, ogni volta che sulle sue labbra appare l'ombra di un sorriso.

Non voglio dare un nome a quella flebile scintilla, non voglio scambiare l'ammirazione che provo per lui con qualcosa di più grande e pericoloso. Mi sono affezionato irrimediabilmente a Levi, ma non credo che ci siano altri sentimenti coinvolti.

Affetto, nulla di più. Amicizia. La mia è solo una mera attrazione fisica, sicuramente non ricambiata.

Eppure il pensiero di essere attratto da un ragazzo non mi disturba né mi sconvolge; non ho mai trovato nulla di sensuale nelle curve sinuose del corpo femminile, e la mia sessualità stessa per me è rimasta sconosciuta e indefinita. Ho sempre dato la colpa alla malattia che, rubandomi l'adolescenza, si è presa anche gli anni dove si fanno le prime esperienze in amore. Avere una ragazza era l'ultimo dei miei pensieri quando dovevo invece cercare di stare bene e di non soccombere al mare nero dei brutti pensieri che già in quegli anni mi carezzavano e seducevano la mente. Le mie esperienze in amore si limitano a qualche innocente e casto bacio a stampo, dato facendo girare una bottiglia ai tempi delle medie, quando non ero ancora troppo patetico per essere invitato alle feste di compleanno.

Allora perché al pensiero del corvino, alla sola immagine che si affaccia nella mia mente di lui che mi teneva la mano saldamente fra la sua, morbida e piccola, tentando di calmare quell'orrenda crisi, il mio cuore scalpita? Mi piacciono davvero i ragazzi?

Stringo forte la penna, mentre faccio scorrere due dritte linee d'inchiostro nero e lucido sull'ultima casella, prima di lasciare lo studio di Rico e salutarla con un timido sorriso che ricambia.

Vero.

________

Non c'è nessuno in sala comune quando entro. Meglio così, nonostante avessi voglia di stare con gli altri ho altrettanto bisogno di riflettere sulla mia possibile realizzazione.

Forse mi piacciono i ragazzi. Potrei essere attratto da persone del mio stesso sesso.

Il pensiero non mi aveva mai sfiorato la mente prima di oggi e questo sembra far crollare ogni mia certezza, farla sgretolare come fosse terriccio cedevole, scavato da una forte e incessante pioggia e scosso da un vento impetuoso. Nonostante non sia particolarmente turbato da questa possibile realizzazione, sento che ho davvero bisogno di parlarne con qualcuno, qualcuno che non siano Erwin o Rico. Loro mi ascolterebbero certo, ma non ho bisogno di uno psichiatra; stavolta non c'è niente da psicoanalizzare.

Istintivamente la mia mano raggiunge la tasca dei jeans alla ricerca del mio telefono, e prima ancora che me ne accorga la voce di Armin mi raggiunge, distorta e carica del suo inguaribile entusiasmo che sempre gli ho invidiato.

"Eren! Come stai? Non mi aspettavo una chiamata così presto!"

Una risatina tirata si leva dalle mie labbra prima di rispondere al mio migliore amico.

BORDERLINE - Ereri/Riren -Where stories live. Discover now