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Settembre, 2016

Me ne stavo seduta su una maledetta sedia di plastica aspettando il mio turno, o meglio quello del ragazzo seduto affianco a me.

<<Che ansia cazzo>> disse sbiancando, lo guardai e sbuffai.

<<Niccolò è possibile che devi sempre farti prendere dal panico? Hai studiato tutta l'estate, andrà bene>>

Quel giorno doveva dare il suo primo esame ed come ogni volta, voleva avermi al suo fianco.

Non era la prima volta che lo vedevo agitarsi in quel modo e toccarsi continuamente i capelli sbuffando. A volte fa tanto il duro ma poi in situazioni come queste diventa nervoso e incontenibile come un bambino.

Io lo continuavo a guardare trovandolo un po' buffo e allo stesso tempo divertente.

<<Wendy non sei per niente d'aiuto sai?>>

E già, quello è il mio nome, alquanto bizzarro e strano. Wendy come la protagonista di Peter Pan.

Mi misi a ridere e gli accarezzai i capelli.
<<Andrà bene, vedrai>>

Un uomo alto e abbastanza anziano uscì dall'aula alla nostra destra per chiamarlo.

<<Moriconi>>

<<Wendy promettimi che appena avrò finito sarai qui>> mi dice prima di seguirlo

<<Sì ora vai. In bocca al lupo Nic>>

Si girò muovendosi a piccoli passi, dentro di me sentì che sarebbe andata alla grande perché lui è fatto così, si fa prendere dalla agitazione ma poi spacca tutto.

[..]

<<Hai visto che sei sopravvissuto?>>

<<Ho una fame>>

Risi sotto i baffi osservando la sua carnagione diventata pallida e spenta per l'ansia.

<<Wendy sono serio, se non mangio qualcosa entro un'ora svengo>>

<<Come sei perspicace, adesso arriviamo a casa mia e ti preparo la pasta>>

Subito i suoi occhi si spalancarono e fece apparire un sorriso smagliante.

<<Quanto te posso amà?>>

Disse mentre cercava di stritolarmi in un abbraccio per poi lasciarmi un bacio sonoro sulla guancia.

<<Tanto Niccolò, chi ti sopporta da diciannove anni?>>

<<tu piccola Wendy>>

Mi piaceva quando mi chiamava per nome, mi faceva sentire importante.

<<Ciao mamma!>> urlai una volta entrati in quella casa che ormai era anche quella di Nic, abbiamo passato intere giornate nella mia cameretta.

Mamma stava ai fornelli, ci aveva già preceduto. È una grande cuoca e sono stata fortunata perchè ho preso da lei, mi piace cucinare qualsiasi cosa.

<<Ciao tesoro, Nic come è andato l'esame?>>

<<Benissimo, quasi svenivo per l'ansia ma poi ho parlato per venti minuti di fila>>

Mia madre si mise a ridere <<Come il tuo solito e adesso sedetevi a tavola che è pronto>>

Scolò la pasta e la mise nei piatti, poi aggiunse anche il pomodoro...

In quell'attimo Niccolò mi fissò a lungo,
<<Ho qualcosa di strano?>> domandai

<<Sì cazzo! Un brufolo gigante!>>

Immediatamente mi toccai il viso.

<<Dove!?>>

Scoppiò a ridere facendomi intuire che stava solo scherzando

<<Sei uno stronzo!>>

<<E poi sono io quello ingenuo>>

[..]

Ci trovavamo sotto casa mia, nello stesso cortiletto dove da bambini giocavamo e ci scambiavamo segreti e consigli...

<<Ho ottenuto una borsa di studio a Milano. Sembra così importante ma non credo di essere pronta per lasciare tutto>>

Si passò una mano fra i capelli, sospirò per poi abbracciarmi.

Siamo cresciuti insieme, le nostre mamme si sono conosciute quando ancora non eravamo nati.

La nostra infanzia è stata bellissima perché abbiamo passato ogni giorno, minuto e secondo l'uno affianco all'altra.

<<Non devi avere paura di lasciare qualcuno o qualcosa. Sei giovane, hai tanti sogni e non puoi permetterti di non realizzarli perché ti senti frenata...>> Mi incoraggiò abbozzando un sorriso.

<<Vola piccola Wendy>>

<<Ci penserò su. Ho ancora tempo per decidere quale sarà il mio futuro e non voglio prendere decisioni affrettate>>

<<Come vuoi, sei sempre la solita testarda>>

Quella affermazione mi fece innervosire così tanto che mi alzai violentemente dalla panchina per allontanarmi.

Odiavo premere quel tasto, parlare del futuro lontano da Roma.

<<Wendy aspetta!>>

Feci finta di non sentirlo e aumentai il passo

<<Wendy guardami.>> Mi raggiunse dopo una lieve corsetta.

<<Non voglio>> borbottai <<Continuerò i miei studi qui a Roma>>

Chiusi gli occhi trattenendo le lacrime.

<<A Milano avrai molte più opportunità, te ne pentirai>> Mise una mano sulla mia guancia per accarezzarla <<Fidati di me, che ti conosco più di chiunque altro.>>

Niccolò conosceva la mia bravura, conosceva il mio amore per lo studio e soprattutto sapeva quali erano le mie fragilità.
Continuava a ripetermi che meritavo qualcosa che fosse alla mia altezza, che qui a Roma stavo perdendo tempo.
A volte io la prendevo come se fosse un motivo per mandarmi via e respirare ma cercavo comunque di non pensarci.
Il giorno in cui annunciai la mia scelta di voler studiare letteratura classica c'era pure lui, ormai parte integrante della famiglia. Ed furono felici, mio padre mi abbracciò dicendo che era fiero di me e che ce la potevo fare, avevo tutte le potenzialità.

<<Qualsiasi cosa sceglierai, io starò dalla tua parte>> sorrisi abbracciandolo <<Grazie Nic, grazie di esserci sempre>>

Come avrei fatto a lasciarlo, a lasciare la mia casa?

Ovunque tu sia - Ultimo Where stories live. Discover now