IV

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Katarina inarcò le sopracciglia stupendosi non poco nello scoprire che Sylvia Goldchild, quella che aveva creduto essere una donna di mezz'età rovinata dagli anni di servizio all'Istituto, fosse in realtà una bellissima ragazza poco più grande di ...

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Katarina inarcò le sopracciglia stupendosi non poco nello scoprire che Sylvia Goldchild, quella che aveva creduto essere una donna di mezz'età rovinata dagli anni di servizio all'Istituto, fosse in realtà una bellissima ragazza poco più grande di lei e, per un momento, non seppe come reagire. Era raro che le sue supposizioni si rivelassero inesatte, soprattutto viste le premesse del Clero: un ruolo come quello veniva difficilmente ceduto a donne così giovani, ancora volubili. Più erano anziane, infatti, più la vita religiosa corrodeva le loro menti rendendole succubi della fede, per non parlare del fatto che ciò rendesse i loro anni di servizio, e quindi di potere, limitati - eppure eccola lì.

Le labbra di Miss Bahun si schiusero appena, ma prima che potesse aprir bocca e dire chissà quale frase compromettente gli uomini seduti al tavolo con la Madre Superiora si alzarono, compiendo una sorta di riverenza nella sua direzione.

«Oh, Miss, ben arrivata! La stavamo giusto aspettando.» La voce di Sorella Goldchild per un solo istante le diede l'impressione d'essere simile a quella di una sirena e Katarina, al pari di un qualsiasi marinaio sprovveduto, sembrò rimanerne ammaliata. «Vi prego, accomodatevi al nostro tavolo, stavamo per prendere il tè, volete unirvi?»
L'esorcista batté le palpebre, confusa. Non era forse un'usanza del tardo pomeriggio, quella?
«Il tè, dite? Vi ho forse fatto attendere così tanto?» ed estraendo l'orologio dalla tasca lanciò un'occhiata bieca al quadrante. Sapeva di aver perso tempo vagando per quell'immensa serra, disorientata dall'umidità e dalla moltitudine di foglie, ma non certo delle ore!

Un passo alla volta quindi, Miss Bahun si fece strada fino al capannello di persone e, accertatasi dell'orario, riportò lo sguardo di fronte a sé, incrociando quello tagliente di uno dei due ospiti.
«Assolutamente, non preoccupatevi» spostandole la sedia come da etichetta, l'uomo poi accompagnò la flessione delle sue gambe, dandole così modo di scrutarlo con maggior attenzione. Sul viso Katarina scorse gli evidenti segni delle sue origini: la carnagione di una tonalità tendente al giallo, gli occhi tirati agli angoli e lunghi capelli scuri, acconciati in dreadlock ornati da fermargli folkloristici - ma non solo. Facendo correre le pupille lungo il suo completo, alla vânător  non sfuggirono i guanti di pelle ancora indossati - una vera caduta di stile vista l'attenzione riposta nel salutarla e farla poi accomodare - e, men che meno, passò inosservato il modo in cui la stoffa delle maniche faceva resistenza sugli avanbracci: di certo doveva star nascondendo qualcosa.

Alzando nuovamente lo sguardo per poter ringraziare e assicurarsi di non aver destato alcun sospetto, la donna poté notare anche un altro, singolare dettaglio: il simbolo dell'Ordine dei Cacciatori tatuato appena sotto al mento - e a quella vista le venne da sorridere. Già, perché non importava con quanta cura quel tizio avesse sistemato il proprio pizzetto, nascondere la Voglia della Vergine era cosa impossibile. L'inchiostro nero svettava sulla pelle al pari di una chiazza, una stigma, e li condannava in modo irreversibile.
Quindi, quei due, dovevano essere gli esorcisti che avrebbero collaborato con lei per le indagini preliminari, ma le avrebbero anche messo i bastoni tra le ruote durante la sua personalissima caccia a Dracul - perché dove c'erano morti agghiaccianti e questioni di sangue di certo c'era anche lui. Così, di fronte a quella consapevolezza, esattamente come era accaduto a Roma quando Padre Costantino l'aveva informata riguardo a quella missione, Miss Bahun si ritrovò a doversi trattenere dal trasformare il proprio sorriso in una smorfia di fastidio. Tra le cose che più detestava del proprio lavoro, infatti, il fatto di dover sporadicamente far parte di una squadra era in cima alla lista. Negli anni aveva imparato da sé che durante la caccia non vi era tempo per prestare attenzione alla vita altrui, ciò che davvero importava era salvarsi la pelle e portare a termine il lavoro - il destino degli altri vânător non doveva importarle in alcun modo. 

Miss Bahun: caccia ai vampiriTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon