XV (6)

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Quello di Katarina fu un dormiveglia insolitamente pacifico

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Quello di Katarina fu un dormiveglia insolitamente pacifico. Nonostante fosse nuda, in un ambiente estraneo e alla mercé della Fata - ma grazie al cielo non del caprone che le stava appresso -, riuscì per qualche ora a riposare membra e mente, cosa che le pareva di non fare da settimane, a essere onesta. Si era afflosciata sul ventre della zână come se fosse la cosa più normale da fare e ne aveva circondato il corpo con le braccia, annusando il profumo della sua pelle per evitare che pensieri scomodi la disturbassero. E ce ne sarebbero stati diversi, se avesse deciso di dar loro ascolto.
D'un tratto mosse la testa emettendo un mugolio di piacere che fece fermare le dita della donna con cui aveva giaciuto, interrompendo la danza che si era susseguita tra i capelli tinti e le cicatrici di cui nemmeno ricordava l'esistenza.
«Oh! Guarda chi si degna di tornare vigile» le sussurrò dolcemente, scostandole dal viso parte del ciuffo che le era ricaduto davanti: «Ti sei riposata a sufficienza?» Miss Bahun nemmeno si prese la briga di aprire gli occhi per guardarla, restò immobile per godersi ancora le coccole che le stava facendo.
«Il voi, zână» disse dopo qualche momento in una sorta di rantolo. Sentiva la bocca secca e il corpo accaldato, eppure non fece nulla.
L'altra rise. Il suono che le sfuggì dalle labbra era cristallino come gocce di rugiada, sapeva di selvatico: «Abbiamo appena scopato e siamo nude l'una sull'altra, non pensi che le formalità siano un tantino esagerate?»
Katarina aprì gli occhi sul nulla. Intravide lo scintillio membranoso di una delle ali della Fata, il bordo del letto e in modo più sfocato parte del grembo di lei. Vi affondò il viso e prese un grosso respiro del suo profumo generando l'ennesimo sussulto involontario.
Miss Bahun sentiva di non avere le forze per intavolare una discussione agguerrita, nonostante ciò non era intenzionata a dargliela vinta, così riemerse: «Io sono un'emissaria dell'Ordine e tu una dannata Figlia di Titania. Penso che questo basti» decretò osservando il modo in cui le vene violacee della Fata si rincorrevano dal ciuffetto chiaro tra le gambe fino all'ombelico.
«Un'emissaria dell'Ordine che ha infilato la propria lingua ovunque l'aggradasse, se non erro.»
«Pensi che la cosa mi possa far cambiare idea?» A quel punto si decise a guardarla. Per lunghissimi istanti i loro occhi rimasero fissi gli uni in quelli dell'altra, poi la vânător tornò con il capo sul ventre della donna. Quello che avevano fatto non le rendeva amiche, men che meno amanti - in fin dei conti era stata chiara sin dall'inizio: avrebbe pagato ogni gemito del loro rapporto.
«Santo cielo! Ti piace avere il comando, dare ordini, soggiogare... è una perversione comune, sai? Ma non tra le donne, devo ammetterlo. Sei la prima per quanto mi riguarda.» 
Katarina si umettò le labbra prima di sorridere. Provò un certo piacere nel sentirle dire quelle ultime parole: «Ho più perversioni di quel che credi, zână.»
Le dita della Fata ripresero a solleticarle la schiena creando ghirigori di tocchi leggeri fino a raggiungere i bicipiti: «Come tutti voi fanatici dell'Ordine» la sentì sputare con disprezzo e, di colpo, si sollevò sulle braccia staccando il proprio corpo dal suo. Miss Bahun si protese col busto fino a lei, sfiorò coi capezzoli il suo seno e allargò il sorriso in quel suo modo pericolosamente suadente, giocando: «Mi credi un'invasata? Eppure un vânător di quel tipo non ti avrebbe... come hai detto, prima? Ah, sì, "infilato la lingua ovunque l'aggradasse" e men che meno avrebbe permesso a te di farlo sul suo corpo.» Le era vicina, tanto da respirare il suo fiato dolciastro, da rimettere in moto l'appetito. Con la coda dell'occhio la vide irrigidirsi, poi portare l'attenzione sulle sue labbra, quelle che ancora una volta si erano accorte desiderare un bacio.
«E-eppure hai due Vrei... tatuate addosso» ansimò la zână, forse incapace di restare realmente lucida, a sua volta stuzzicata.
Il filo di tensione che aveva ripreso a tendersi tra loro, quantomeno per Katarina, parve d'improvviso allentarsi. Sforzandosi di non mostrare segni di cedimento, così come aveva sempre fatto, le passò i polpastrelli a ridosso del collo: «Il voi, zână, mi sembrava di essere stata chiara.»
Quella trattenne il respiro senza accorgersi del repentino cambio d'argomento: «Ho un nome, sapete?»
La mano di Miss Bahun scivolò sullo sterno, poi lungo la curva del seno: «Sono felice per te.»
«Lux.»
«Non te l'ho chiesto.» Strinse gradualmente: «Però ricordo bene di averti ordinato qualcosa.»
«Ed io di avervi detto di non essere intenzionata a eseguire i vostri comandi.»
Katarina aumentò la pressione, rubandole un gemito. Sul viso le si dipinse un'espressione beffarda. Inutile che quella sciocca si ostinasse tanto, l'aveva già in pugno: «Davvero, zână? Perché prima mi è parso che assecondassi egregiamente il mio volere.»
«Solo una questione di contesto.»
La vânător mollò la presa lasciando cadere il proprio busto all'indietro. Seduta sui polpacci e con le mani a far da perno contro le caviglie in una posa di totale esposizione, Miss Bahun si passò la lingua sui denti. Lux era alla sua totale mercé, sia fisicamente sia mentalmente, ma l'ostinazione a cui continuava ad aggrapparsi era ciò che di lei più le piaceva.
«E adesso che scusa hai?»
«Che state insi-» ed ecco che nei suoi occhi passò lo stupore nel realizzare che alla fine, così come Katarina le aveva ordinato, si stava rivolgendo a lei col "voi". 

Miss Bahun: caccia ai vampiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora