VIII

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Katarina s'irrigidì

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Katarina s'irrigidì.
Non le piaceva affatto venir citata a quel modo, essere considerata importante quanto suo padre - lei era tutt'altro per quell'uomo: era la sua spina nel fianco, il disonore di una casata di cacciatori altolocata come i Bahun. Lei era la figlia di una pazza, nonché l'erede che meno avrebbe desiderato.

Strinse i denti con forza, cercando in fretta qualcosa da dire - sia per allontanare il discorso dalla figura di Emil, sia per giustificare la sua presenza lì; dopotutto non potevano permettersi il lusso di far sapere alle creature del Mundus Umbrae che c'era qualcosa, a Londinium, capace di mettere in ginocchio persino i temibili vânător.

Suzu si schiarì la gola, allargando il sorriso: «Sfortunatamente per i fuorilegge della città, la nostra ospite si trovava qui per altri motivi. Una scorta, a essere precisi. Per noi invece è l'occasione perfetta per imparare qualche rudimento dall'unica erede del maestro Bahun» i suoi occhi si chiusero, diventando due fessure scure contornate da grinze d'espressione.
Udire le sue parole fu per la donna come levarsi un sassolino dalla scarpa e, se Katarina avesse dovuto fare qualche elogio ai due colleghi affibbiatole, sicuramente sarebbe stato nei confronti della prontezza di risposta di Mister Whiteman.

Il vampiro piegò la testa da un lato, andando ad appoggiare la propria tempia sull'indice alzato. Osservò entrambi con circospezione, poi sospirò: «Dubito fortemente sia così, ma non indagherò oltre. Ciò che riguarda il Popolo della Notte non è cosa che mi interessa... non più, quantomeno.»

«Quindi non volete aiutarci?» Julius sussultò sulla poltrona, tornando improvvisamente alla realtà - non che ci fosse mai stato del tutto, considerò lei dal proprio posto.

«Se si tratta di semplici morsi sul collo e dissanguamenti quanto più classici, miei cari, no. Purtroppo ho interrotto qualsiasi rapporto con il mondo esterno, come sapete bene. Se ciò che vi interessa è altro, però, ne possiamo parlare» Mister Gregory tirò le labbra, facendo spuntare  ai lati della bocca la sagoma dei canini. Era inquietante. Persino da quella distanza si poteva notare quanto fossero lunghi e, nonostante la sottigliezza, letali.

Miss Bahun si portò al naso il bicchiere di Brandy, annusandone il profumo per distogliere l'attenzione da quegli abomini. Girò e rigirò, con lievi movimenti del polso, il liquore che le era stato offerto. Non era ancora pronta a berlo, ma non avrebbe saputo dire se fosse per via del fatto che, appena le sue papille gustative ne avessero saggiato il sapore, la sua volontà avrebbe iniziato a reclamare tutta la bottiglia o meno, così tornò nuovamente a crucciarsi sul da farsi. Chiedere espressamente del sangue nero però, sarebbe stato troppo compromettente, avrebbe potuto suscitare nel padrone di casa una curiosità che doveva rimanere dormiente - perchè anche se la Chiesa lo aveva "perdonato", Katarina non ci sarebbe mai riuscita: un mostro era e un mostro sarebbe rimasto e nulla gl'impediva di aspettare la notte per confidare le notizie apprese a qualche compagno ancora al servizio di Vlad Țepeș.

D'un tratto la cacciatrice interruppe il moto circolatorio dell'arto, alzando gli occhi sul vecchio: «Posso chiedervi di togliermi una curiosità, milord? Quelli del vostro genere possono infettare il sangue altrui?» chiese, accorgendosi subito dopo di non aver ben formulato la domanda. Sistemandosi sulla seduta con fare concitato e appoggiando il bicchiere sul ginocchio senza smettere di sorreggerlo con le dita si affrettò ad aggiungere: «No, scusate, lasciatemi esprimere in modo diverso ciò che intendo dire.» L'esorcista si bagnò le labbra con la lingua, assaporando qualcosa che nemmeno lei avrebbe saputo come definire: «Tutti i presenti sanno che un vostro morso può portare a due finali differenti, per la sfortunata vittima. Nel primo caso di parla di morte, se mai doveste bere tutto il sangue nelle sue vene, nel secondo, dovremmo fare i conti con una trasformazione, se ovviamente vi è lo schimb (scambio). Oh, per non scordare i rari casi in cui vi è un legătură (legame), ma pochi di voi sanno come gestire tale potere, quindi non mi premuro a considerarlo importante» la sua voce era sicura, ferma, mentre la sua lingua si muoveva svelta nella bocca. Sembrava quasi che stesse istruendo degli inetti, eppure nessuno dei presenti era un ignorante in materia - o quantomeno lei si augurò che non lo fossero, continuando imperterrita.
Di tanto in tanto però, a far corrugare la fronte degli interlocutori, vi era qualche termine della sua lingua natia che le sfuggiva dalle labbra, delle toppe che iniziò a mettere per ovviare la mancanza di vocaboli a cui doveva far fronte - dopotutto, quel che sapeva lo aveva imparato viaggiando, ma l'inglese era stato un alfabeto masticato poco, forse quello che meno riusciva a usare.
«Ebbene, può una trasformazione avere degli effetti collaterali? Mutare qualcosa nella genetica del corpo? Lo chiedo per via di alcuni studi che si stanno svolgendo presso la Santa Sede di Roma, sapete come sono gli umani... sempre alla ricerca di risposte» concludendo quella domanda, Katarina si sentì improvvisamente schiacciata dal peso degli sguardi collettivi, tre paia di occhi che non volevano saperne di staccarsi da lei. La donna avrebbe tanto voluto scrollarsi di dosso quella sensazione, perché da sobria faticava a sentirsi a proprio agio in mezzo alle attenzioni altrui, ma strinse i denti e attese che qualcuno, in particolare il padrone di casa, spezzasse il silenzio - e Mister Gregory non tardò a esaudire il suo desiderio.

Miss Bahun: caccia ai vampiriWhere stories live. Discover now