XIV (3)

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La tensione si percepiva a ogni passo che muovevano all'interno della centrale

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La tensione si percepiva a ogni passo che muovevano all'interno della centrale. Katarina riusciva a sentire gli sguardi indignati dei poliziotti ovunque su di sé, quasi volessero spogliarla per capire quante armi avesse addosso, eppure non si sentì più a disagio di quanto le capitasse a Roma. Anche lì la faida tra agenti dell'ordine e vânător andava avanti da quando ne aveva memoria e, se ci scavava bene in mezzo, riusciva ancora a ricordare il suo primo incontro con quegli stronzi. L'avevano placcata in tre subito dopo averla vista uscire dalla bettola in cui alloggiava, era poco più che sedicenne, ma aveva alle spalle già un paio di omicidi. Con i loro manganelli di legno avevano provato a impaurirla, a dirle che forse sarebbe stato meglio tornare in camera e lasciare a veri agenti il compito di salvaguardare la città visto che quelli della sua specie altro non erano che fanatici senza freni, reietti, feccia che osava infangare il nome della Chiesa e dei suoi Santi; uno di loro aveva persino avuto l'ardire di tentare di sottrarle la valigia che ancora si portava appresso. Miss Bahun però non aveva battuto ciglio. Lo aveva colpito con una gomitata alla bocca dello stomaco appena le si era avvicinato, poi con un movimento lesto della mano aveva estratto dalla fodera del cappottino un pugnale che gli aveva puntato alla gola. Inutile dire che da quella volta si era ben inimicata il Commissario Moncalieri, l'Ispettore Terzi, il Vice Ispettore Trabucchi, il Sovrintendente Falcone e De Paoli, così come tutta la loro schiera. Non importava che fosse la pupilla di Padre Costantino e lavorasse per il Vescovo Wassily in persona, appena calava la sera e le loro strade si incrociavano, quei dannati provavano a metterle i bastoni tra le ruote.

Julius dietro di lei si piegò appena: «Sono costernato nel dovervi far subire un simile trattamento. Qui...» ma Katarina non lo fece finire. Gonfiando il petto e aggiustando la postura rispose ad ogni sguardo con il medesimo astio.
«Non rammaricatevi, Lord Terry. A Roma la situazione non è differente» lo informò, anche se avrebbe osato dire che era persino peggio.
«Beh, almeno una cosa in comune c'è, allora» stavolta fu Suzu a parlare. Si stava guardando attorno con circospezione, quasi temesse che da un momento all'altro qualcuno potesse fermarli o aggredirli. La precedeva di un paio di passi, come a volerla schermare da quelle possibilità e, se doveva essere del tutto onesta, Katarina avrebbe preferito non lo facesse. Qualsiasi persona avesse osato turbare le sue indagini, nonché la calma precaria che aveva raggiunto in assenza di vodka, si sarebbe ritrovato la canna della sua pistola a ruota direttamente in bocca - evitare che il grilletto venisse premuto, poi, sarebbe stato solo affare loro.
D'un tratto Whiteman iniziò a rallentare fino a fermarsi del tutto una volta arrivato a ridosso di una scrivania dietro cui un uomo di mezz'età, stempiato e con enormi baffi ricurvi, lo stava squadrando. L'uniforme blu che aveva indosso sembrava gridare pietà, gli occhielli della casacca erano talmente tirati che forse, con un colpo di tosse, avrebbero trasformato i bottoni in proiettili. Miss Bahun corrugò le sopracciglia in una smorfia a metà tra il disgustato e il preoccupato, chiedendosi come potesse respirare in condizioni simili: possibile che nessuno dei colleghi si preoccupasse per lui?
Suzu si schiarì la gola: «Siamo qui per visitare l'obitorio, ci manda il distaccamento britannico dell'Ordine degli Illustri Vânător di Transilvania sotto direttive di sua Santità il Papa.» L'agente si accovacciò sulla scrivania strizzando gli occhietti scuri e contornati da rughe appena accennate, cercando qualcosa che l'altro gli mostrò dopo un grugnito sommesso. Il mento di Whiteman si alzò giusto di qualche centimetro, rivelando un tatuaggio scuro sotto alla barba rada. L'altro bofonchiò qualcosa, poi con un cenno del capo si rivolse a Katarina e Julius: «Loro?»
La donna arricciò il naso. Davvero dubitava che fossero vânător? Stava forse chiedendo anche a loro di mostrare la Voglia?
«Miss Katarina Arànka Bahun è qui per volere del vescovo Wassily in persona, mentre Lord Julius Terry è parte della mia squadra da anni. Potete prendere i loro nominativi e chiedere direttamente al Cohorte Coordinator se dubitate della mia parola. Non penso sia necessario che una giovane donna nubile come la qui presente Miss Bahun debba togliersi le vesti in mezzo a cotanto pubblico, o sbaglio?» Suzu non le aveva mai chiesto dove fosse la sua Voglia, probabilmente non ne aveva la più pallida idea, eppure doveva aver capito da solo che non si trovava in alcun punto accessibile alla vista.
Il poliziotto le lanciò uno sguardo torvo: «No... per ora.»
Katarina nascose una risata. Quel "per ora" sarebbe rimasto un "mai", non avrebbe dato a quel vecchio e i suoi commilitoni il piacere di scoprire dove si fosse tatuata il simbolo della Vergine - quella era cosa soltanto sua e delle poche persone a cui lei avrebbe scelto di mostrarlo.
«Dritti lungo il corridoio ovest, poi a destra e infine scendete le scale, lì troverete un altro corridoio. Terza porta sempre a destra. Il dottor Fairwheel vi terrà d'occhio e...» fece una pausa corrugando le sopracciglia in una smorfia divertita: «a tal proposito, quand'è che vi deciderete a portare via i vostri rifiuti? Ci stanno intral-»
Un colpo contro il legno fece sobbalzare l'agente, Suzu e qualche altro figurino in divisa, mentre Miss Bahun si ritrovò a sbattere più volte le ciglia, sorpresa. Il pugno di Lord Terry attirò più attenzione del previsto, eppure lui non si scompose ulteriormente. Lentamente si rimise dritto, si sistemò il cappotto e poi abbasso appena la tesa del cappello: «Grazie, agente» teneva gli occhi socchiusi e le labbra tese in una sorta di sorriso poco rassicurante, falso, «non ci serve udire altro dalla vostra bocca, conosciamo la strada» e nel concludere aveva fatto un mezzo inchino invitando Katarina a precederlo. Lei esitò giusto un istante, accertandosi che oltre a quel gesto tanto avventato l'uomo non avesse in serbo altro, poi s'incamminò ponendosi un'unica domanda: chissà se anche gli sbalzi d'umore di Julius derivavano dall'assenza di alcol; dopotutto lei tendeva a essere estremamente più irascibile quando astemia.
Volse il capo giusto a sufficienza per spiare Lord Terry da sopra la spalla. Con quei suoi baffi folti e rossi sul viso magro, la sua stazza e quel fare alle volte un po' troppo ingenuo, dava tutto fuorché l'idea di essere l'avventore di qualche osteria. Sicuramente doveva esserci capitato di tanto in tanto, probabilmente per errore durante qualche ronda, ma a parte quegli sporadici attacchi di rabbia nulla in lui tradiva il suo status di damerino per bene. In una bettola come quelle che frequentava lei e tra le cosce delle donne con cui aveva giaciuto, di certo quel tizio non aveva mai messo piede - e forse era meglio così.

Miss Bahun: caccia ai vampiriWhere stories live. Discover now