XV (5)

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Katarina aggrottò la fronte

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Katarina aggrottò la fronte. Perché aveva dato per scontato che vi avrebbe trovato qualcuno? Non lo sapeva, ma di certo quella scoperta l'aveva indispettita. Non che nell'ultima ora qualcosa avesse reso la sua giornata apprezzabile, in fin dei conti aveva discusso con Lord Terry e Suzu praticamente per tutta la mattinata, aveva scoperto che un lurido vodyanoy svolgeva il lavoro più importante per il caso a cui stavano lavorando e aveva bevuto un ottimo Spirito alla Salvia che per sua sfortuna le aveva procurato allucinazioni talmente realistiche d'averla condotta lì, mandando in fumo i buoni propositi. 
Sbuffò e socchiudendo gli occhi fece l'ennesima scelta discutibile: richiudersi la porta alle spalle. Avrebbe potuto andarsene, decidere di tornare al piano iniziale e comportarsi da vera vânător così come insegnava ed esigeva l'Ordine, peccato che lei avesse dimostrato più volte di essere una sorta di anomalia. Nessuna fede, nessun rispetto delle autorità e dell'iter, nessuna etica - ma quella, probabilmente, era una dote di famiglia.
Quando riaprì le palpebre, quindi, Miss Bahun si sentì meno colpevole.

Avanzò di qualche passo all'interno della  stanza e inevitabilmente i suoi sensi si misero all'opera. Come un segugio durante una battuta di caccia, il corpo di Katarina indagò, fiutando nell'aria il profumo di ciliegia e mirto che riempiva ogni angolo di quella baracca. Lo trovò tra le assi in legno del pavimento, impigliato tra le tende pallide della finestra aperta, sul tappeto che sfiorò con la punta dello stivaletto e certamente, se si fosse avvicinata al letto, l'avrebbe ritrovato anche sulle lenzuola. Dolce e minacciosamente ammaliante, la fragranza avvolgeva il suo corpo stimolando l'appetito.
Si guardò attorno nel tentativo di distrarre la mente dai possibili pensieri che sarebbero potuti sopraggiungere e, nel farlo, fece cadere lo sguardo su un paio di quadri raffiguranti paesaggi lontani. Le chiazze d'acquarello davano colore alle pareti, mentre uno specchio lì vicino rimandava indietro la sua figura. Vi ci soffermò qualche istante. L'espressione stranita che aveva in viso e le guance rosse che si incontravano sul picco della gobba del naso, proprio come quando beveva troppo o il freddo le pizzicava, le davano un aspetto ben più innocente di quanto avrebbe voluto, mentre la treccia che disordinata scendeva accanto al collo testimoniava la sua fretta nell'arrivare in quel posto - anche se avrebbe voluto negare che quella fosse sempre stata la meta del suo istinto.

Sospirò.

Era stata davvero una sciocca a entrare lì.

I suoi piedi si mossero sconsolati verso la finestra, curiosi di scorgere all'orizzonte quell'angolo di Londinium, di capire se da oltre il rettangolo di legno potesse vedere una porzione maggiore della città. Nel suo incedere sfiorò con le dita il pomolo d'ottone al lato del letto, sentì i polpastrelli bollenti bruciare contro il freddo della lega metallica e d'improvviso si arrestò. Nemmeno lo aveva notato la volta precedente. Beh, in tutta onestà aveva notato ben poco di quel luogo durante la sua prima visita. Era stata occupata a preoccuparsi di-
Un cigolio delle assi la fece sussultare. Gli occhi baluginarono nella direzione da cui le parve arrivare il suono e lo stupore che la colse non parve prendere alla sprovvista solo lei.

Miss Bahun: caccia ai vampiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora