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Yoongi spalancò gli occhi e lanciò uno sguardo omicida a Hoseok.

"Che cosa hai detto?!" domandò, gli occhi iniettati di sangue bollente.

"N-no n-nulla, i-io... Jimin, e-ero lì quando sei uscito di casa, e-e Yoongi era come sconvolto..." farfugliò Hoseok. Il suo intento era quello di salvare la situazione, ma in realtà la stava solo che peggiorando.

"Non ero sconvolto" si difese il corvino, stringendo i pugni e abbassando la testa al ricordo di quella sera durante la quale lui e Jimin si erano abbandonati alla passione.

"N-no ovviamente, ma insomma, non stavi bene perc-"

"Fuori."

Jimin decise di intervenire.

"Ormai ho capito tutto, Yoongi, anche se provi a mandarlo via, il latte è stato versato. Lui non ha alcuna colpa" disse.

Fu allora che Yoongi girò i tacchi e se ne andò in camera. Lo fece forse per paura di aver perso la fiducia da poco acquisita di Jimin, forse per orgoglio, forse per delusione, o forse per essere stato ferito dal suo migliore amico, che si era dimostrato alquanto disattento. Aveva rovinato tutto, Hoseok, o almeno così era nella testa del corvino: non gli avrebbe più raccontato nulla da quel giorno in poi, no, si era deciso, non avrebbe più dato la sua preziosa fiducia a nessuno, se poi doveva essere tradito in quel modo.

Naturalmente, il rosso non lo aveva fatto apposta. Certo, non era sua intenzione raccontare al suo capo dei sentimenti provati da Yoongi, ma non lo aveva visto, quindi che colpe aveva? Tra quelle più probabili, il fatto di non aver alzato gli occhi prima di aprire bocca era la peggiore. Si maledisse: avrebbe dovuto farlo, invece no, aveva tenuto la testa bassa durante tutto il monologo perché si vergognava di guardare il suo migliore amico. Lo conosceva da secoli, questo è vero, ma quando si trattava di porgli delle scuse, era sempre molto complicato per Hoseok. Avrebbe preferito cucire cento sciarpe all'uncinetto come sua nonna gli aveva insegnato, piuttosto di guardare Yoongi negli occhi. Li temeva tanto. Erano così felini, taglienti, che da arrabbiati erano in grado di incenerire qualsiasi cosa.

Jimin, in tutto ciò, rimase a bocca aperta. Yoongi se n'era andato senza dire nulla, lasciando i due davanti alla soglia, più interdetti che mai. Il rosso sapeva, sapeva che quando il suo migliore amico si chiudeva in camera in quel modo significava che era arrivato al suo limite.

"Merda... si è chiuso in camera, non va bene" disse, entrando in casa e chiudendo la porta dietro di sé. Corse lungo il corridoio per andare alla camera del ragazzo, e difatti, come si aspettava, la trovò chiusa a chiave. "Yoongi, Yoongi, apri, parliamone ti prego" cominciò a bussare freneticamente, ma purtroppo dall'altro capo non giunse risposta quindi, non volendo distruggersi le nocche delle mani, Hoseok si arrese e appoggiò le braccia e fronte contro la porta. "Erano due anni ormai che non si chiudeva così..."

Nel frattempo Jimin lo aveva raggiunto, lentamente, ed era rimasto a guardarlo, cercando di capire cosa fare.

"Yoon..." spostò di poco Hoseok, così da poter bussare con gentilezza un paio di volte. "Apri, almeno a me."

Il rosso si rimise in posizione eretta e guardò meravigliato il proprio capo, di cui mai aveva visto il lato empatico. Ma la verità era questa: Jimin ce l'aveva eccome. Poteva sembrare stronzo a lavoro, certo, la sua presentazione ai due ragazzi - e anche al resto degli impiegati - non era stata una delle più gentili, ma fuori dall'azienda Jimin non era nient'altro che un ragazzo premuroso, ma fino a quel momento solo Yoongi se n'era accorto.

Ma nemmeno con il dolce approccio di Jimin, il corvino aprì. Allora a quel punto decise di chiedere aiuto a Hoseok, ma quando si voltò per guardarlo rimase infastidito dal vederlo con gli occhi e la bocca spalancati.

Work hard, Min Yoongi || •yoonmin• [REVISIONE]Where stories live. Discover now