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"È permesso? Sono Min Yoongi"

"Sì avanti" rispose una voce stanca e annoiata proveniente dall'altro lato della porta. "Finalmente qualcuno è arrivato, stavo per impazzire"

Yoongi entrò un po' titubante e chiuse la porta, per poi mettersi davanti alla sua scrivania con le mani dietro la schiena.

"Mi dica"

"Ho bisogno che lei mi compili questi fogli" Jimin si allungò sul tavolo posto di fianco a lui quel poco che bastava per raggiungere un pacco di scartoffie. Glielo porse. "Sono dei calcoli, algoritmi, insomma quella roba là. Servono per Taehyung entro domani"

Yoongi prese quei fogli pieni di inchiostro nero e fece un inchino. Quando tornò alla posizione eretta si soffermò per qualche istante a fissare il volto del suo capo: era vero, aveva dei tratti veramente angelici, ma notò anche tanta stanchezza negli occhi piccoli. Esitò prima di chiedere se fosse tutto apposto.

"Mi scusi se mi permetto, ma va tutto bene signore?" domandò con voce calma e profonda, guardandolo negli occhi.

"Va tutto bene, grazie e buona giornata" rispose Jimin, poi indicò la porta. "quella è la strada che deve prendere"

"Non insisto perché è il mio capo, ma nessuno frega Min Yoongi" lo guardò con un semi sorriso beffardo; a quanto pare voleva far uscire il lato arrabbiato del proprio capo, probabilmente ci trovava gusto.

Si girò e si incamminò verso la porta in modo molto lento, perché sapeva che Jimin non lo avrebbe lasciato andare via così facilmente, soprattutto dopo quella frase. Difatti il biondo si alzò di scatto, facendo rumore con la sedia. Era furioso.

"Scusi, cosa intende?! Io non sto fregando nessuno. Sono il capo e lei l'impiegato, è così che funziona, se non le va bene me lo dica così non ci penserò due volte prima di licenziarlo"

A quelle parole Yoongi si bloccò un attimo, poi si girò lentamente fino a quando non fu del tutto rivolto verso Jimin. Lo guardò negli occhi e si avvicinò.

"Intendo dire che capo e impiegato, re e suddito, o presidente e cittadino che possiamo essere, siamo sempre degli esseri umani e su questo le classi sociali possono fare ben poco" finì la frase ormai vicinissimo a Jimin, con solo la scrivania che li separava. Per tutto il discorso non aveva mai interrotto il contatto visivo, nemmeno per un secondo.

Come un robot perfettamente addestrato, il minore raddrizzò la schiena e iniziò a parlare velocemente, come fa un secchione durante l'interrogazione.

"Le classi sociali sono state inventate dall'uomo per dare un ordine alla società, altrimenti saremo ancora ai tempi dei primitivi, quindi il tuo discorso non sta né in cielo né in terra, Min" terminata la sua breve esposizione tornò a sedersi e a compilare delle scartoffie sparse sulla superficie della scrivania. "ora vada a lavorare, non ho tempo per queste discussioni futili"

Yoongi sorrise divertito. "Come vuole, signor Park" si girò e camminò verso la porta. "in ogni caso, se ha bisogno di qualcuno con cui sfogarsi, io ci sono. E non perché mi importa di lei" si fermò con in mano la maniglia della porta e volse un po' di lato la testa per poterlo guardare. "ma perché sinceramente mi scoccerebbe avere il capo nervoso tutto il giorno che ci carica di lavoro solo perché ha la luna storta" ridacchiò e aprì la porta, uscendo, per poi richiuderla dietro di sé.

Jimin era rimasto sconvolto. Mai nessuno gli si era rivolto in quel modo così arrogante, nessuno, nemmeno i professori o i maestri ai tempi della scuola, e questo lo faceva innervosire molto.

'Mi ha preso per un frustrato sessualmente? Ma che problemi ha?' , pensò. Aveva afferrato a pieno il doppio senso nella frase di Yoongi, quando aveva detto che lo avrebbe aiutato a sfogarsi, e non gli era piaciuto affatto.

Circa.

Scosse la testa cacciando via quei pensieri, e tornò al proprio lavoro.

Work hard, Min Yoongi || •yoonmin• [REVISIONE]Where stories live. Discover now