Fourtyone.

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||Lauren||

Ho vissuto il momento più bello della mia vita con Camila oggi, ho fatto l'amore con lei, con la mia ragazza ed è la persona che mi cambia, che mi fa dimenticare tutto quando siamo insieme e che soprattutto mi fa sorridere, la amo, da impazzire. Mentre sono sul mio letto le immagini di poche ore fa mi tornano in testa facendomi sorridere, quando ci siamo addormentate sono passate quasi tre ore prima di svegliarci, io poi l'ho riportata a casa e adesso sono qui.

«Lauren?». Sento che Jade mi chiama dal piano di sotto ed io senza voglia la raggiungo per vedere cosa vuole.

«Io e Perrie stiamo andando a prendere Taylor, penso che ci fermiamo a mangiare qualcosa fuori e torniamo. Vieni con noi?». Vorrei, ma sono abbastanza stanca e non mi va quindi, dopo aver rifiutato la sua proposta lei esce ed io mi reco in cucina per mangiare qualcosa. Mi dirigo al frigo per vedere un po' cosa trovo al suo interno così da preparare qualcosa. Prendo qualche salume, qualche fetta di formaggio e del pane per poi metterli insieme e fare un qualcosa di commestibile che assomiglia ad un panino, quella brava in cucina è Camila. Cerco in oltre qualcosa da bere e trovo una lattina di birra ancora non aperta così decido di prenderla, aprirla e poi bere. Finita la mia cena sistemo un po' la confusione che ho creato sull'isola della cucina, ripongo i salumi nel frigo e il pane lo rimetto al suo posto. Non appena finisco di sistemare sento la porta dell'ingresso chiudersi, mi chiedo come facciamo ad essere già qui le mie sorelle.

«Waw siete state ve-.. Ah, sei tu». Sul mio viso si fa spazio una smorfia di disgusto verso l'uomo che è appena entrato in casa.

«Suvvia Lauren, ti dispiace così tanto?». Lui fa una risata che mi provoca ancora di più il mio nervosismo. Ad un certo punto, ciò che temevo accade, lui si avvicina a me, ancora una volta mentre un ghigno sorge sulla sua lurida faccia e con una mano che mette sul mio collo mi spinge, facendo sbattere la mia schiena contro il muro. Inizia a toccare il mio fisico con prepotenza, passa la sua sporca mano nel mio interno coscia più volte, mette le mani sotto la mia maglietta e mi palpa il lato B. Quando arriva al bottone sei miei jeans non lo accetto per niente e con una ginocchiata gli faccio perdere l'equilibrio e lui cade.

«Come hai osato?». Esclama lui. Si alza e con un pugno mi colpisce lo stomaco facendomi piegare in due dal dolore. Con una mano mi tengo al muro mentre cerco di non fiatare per il dolore. Un altro colpo mi viene dato ma questa volta in viso facendomi sbattere contro il muro. Una smorfia di dolore segue in leggero lamento per colpa del dolore che si espande nel mio corpo.

«E ricorda, se parli, puoi dire addio alla tua piccola sorellina Taylor». Fa una risata mentre va via, io dolorante mi reco nella mia stanza chiudendomi a chiave per poi entrare nel bagno della mia camera e guardarmi allo specchio. In viso si vedere un livido che copre una parte dell'occhio e la guancia, dei graffi da cui esce sangue per colpa dello strisciare sul muro e sotto la maglietta, che alzo per vedere il punto colpito, anche li un grosso livido viola. Quando alzo gli occhi per vedere il mio riflesso allo specchio le lacrime iniziano a farsi spazio sul mio viso che copro con le mani. Mi appoggio con le spalle al muro mentre i singhiozzi diventano più forti e le lacrime aumentano. Tutto mi passa per la testa, le immagini di tutta la mia vita di merda mi scorrono in testa ricordarmi ogni singola cosa. I litigi dei miei genitori da piccola mentre io ero chiusa in camera mia a piangere, il loro divorzio durante la mia adolescenza e mia madre che sposa quel verme, mio padre che parte in guerra e non lo vedo per mesi e anni, l'incidente, la morte di Chris, quella merda di Jason che prova a violentarmi, abusare del mio corpo e picchiarmi e poi ci sono io, cresciuta da sola e con il sostegno delle mie sorelle, io che mi sento responsabile per loro e soprattutto per Taylor, io che mi sento in colpa per la morte di mio fratello. Io, che sono un fottuto disastro e non c'è una sola cosa in tutta la mia esistenza che mi sia andata bene, e ciò che vedo nello specchio riflesso quando mi riguardo è proprio la conferma dei miei pensieri. Una ragazza, un disastro, un qualcosa da non poter riparare. Con la testa che mi scoppia apro uno dei mobiletti che ci sono accanto allo specchio e ne esco un rasoio che rompo per poter prendere le sue lamette. Ne tengo una tra le mani e subito dopo aver alzato la manica sinistra della felpa inizio a passarla sul mio braccio facendo dei tagli abbastanza profondi, dimenticandomi per un momento il dolore che provo giorno dopo giorno, dimenticando i sensi di colpa e quel vuoto che vive ogni giorno dentro di me. Ad ogni taglio, per qualche secondo, non sento e non vedo più nulla, solo il sangue scorrere sul mio braccio, sangue rosso che scende lungo esso per poi macchiare il lavandino di rosso in alcuni punti. Quando ripongo la lama in un punto dove non si vede metto delle bende intorno al braccio, esco dal bagno per poter prendere una sigaretta e guardare il cielo blu fuori dalla finestra mentre lascio che il fumo entri nei miei polmoni e per un po' chiudo gli occhi, cercando un modo per allontanare i pensieri che mi stanno uccidendo.

°°°°°

La mattina seguente la voglia di alzarmi e andare a scuola è del tutto assente, non voglio sentire parlare né parlare con i prof, non mi va neanche di vedere tante facce che non sopporto ne di scambiare parola con loro. Con un gesto brusco spengo la sveglia che inizia a darmi sui nervi e con le spalle mi appoggio alla spalliera del letto, il tutto accompagnato con un sospiro nervoso mentre cerco di calmarmi. I miei occhi vanno a girovagare in giro per la stanza buia cercando di svegliarmi e rendermi conto di ciò che devo fare ma un bruciore sull'avambraccio mi distrae e solo ora ricordo dei tagli. Quando alzo la manica vedo le bende bianche colme di sangue che ha smesso di uscire sta notte, dopo aver chiuso finalmente gli occhi per dormire. Già in passato mi è capitato di autolesionarmi ed è durato per un periodo abbastanza lungo ma quando Dinah lo ha scoperto ha deciso di volermi aiutare a smettere e ci è riuscita, ma adesso ci sono ricaduta e non è la prima volta dopo tanto questa, è successo anche quando eravamo in vacanza, quella mattina il mio umore faceva schifo e ho trattato male Camila. Io mi sono chiusa in bagno per non so quanto e quando sono uscita avevo solo gli occhi gonfi per le lacrime e dei tagli sulle braccia, per fortuna Camila non ha sospettato nulla e non deve sapere nulla, così come Dinah e le altre, non voglio che si preoccupino per me più di quanto lo siano già.

Prendo la decisione di non volere andare a scuola oggi ma mi alzo ugualmente per fare una doccia. Quando mi metto sotto il getto dell'acqua calda, molto calda, facendomi serrare i denti per via del bruciore che provoca ai tagli ma non voglio cambiare la temperatura, fare la doccia così calda mi rilassa e mi prendo qualche minuto per me. Lo scorrere dell'acqua veloce permette ad alcuni tagli aprirsi di nuovo essendo freschi e per questo ne fuoriesce del sangue così esco dalla doccia e mi sbrigo ad asciugare il mio corpo per poi coprire di nuovo il braccio con le bende. Per i vestiti invece non faccio molto caso a ciò che prendo da indossare, ovviamente tutto nero, comprese le scarpe. Quando finisco di prepararmi sistemo un po' la stanza e dopo scendo al piano di sotto, quando entro in cucina trovo mia madre che mi guarda sorpresa, probabilmente pensava che io fossi già uscita, io non le rivolgo una parola ne uno sguardo, semplicemente bevo del caffè ancora caldo appoggiandomi alla cucina mentre guardo alcune notifiche sul telefono.

«Non vai a scuola?». Chiede lei ma non riceve risposta, non voglio parlare con lei.

«Lauren.. ti prego rispondimi, non mi parli da tempo ormai». Parla con tono supplicante.

«Non ho niente da dirti Clara». Sbotto acida per poi uscire di casa. Ho smesso di ritenerla mia madre da quando ha sposato quel verme, non le parlo da due anni, la odio per tutto quello che ha combinato in famiglia, ho in progetto di andare via, non solo di casa ma anche dalla città dopo il diploma, spero di riuscirci e spero di riuscire a portare Camila con me, ho troppo bisogno di lei per starle lontana, ma ho paura di farle male e io non voglio che lei soffra per colpa mia.

Ice Heart ||Camren||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora