18. Side effects

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Il mondo era un caos quando Harry si svegliò, la mattina dopo.
La testa gli faceva così male che sembrava sul punto di esplodere, il dolore gli pulsava contro le tempie e la fronte come se qualcuno lo stesse colpendo con una mazza da baseball. A peggiorare la situazione c'era la secchezza nella sua bocca e il senso di nausea che gli chiudeva la gola, al punto da impedirgli di pensare a qualsiasi altra cosa. E tanto per aggiungere la ciliegina sulla torta, si sentiva immerso nel calore e schiacciato contro qualcosa che non riusciva a identificare, il corpo molle e pesante come se non avesse più ossa. Probabilmente sarebbe morto presto.

Gli ci vollero minuti interi, forse ore o giorni, per trovare la forza di muoversi e scoprire di essere avvolto dalle braccia di Louis. Avevano dormito così premuti uno sull'altro che adesso era quasi strano distaccarsi, il mondo era freddo lontano da Louis.
«Lou,» lamentò, strascicando le lettere con voce roca. Dio, quanto mancava alla sua morte?
«Mh,» fu l'unico suono emesso dal maggiore. Non aprì neanche gli occhi, non si mosse neppure. Che mancanza di rispetto.

Harry sospirò esageratamente, spostandosi più indietro e infine scendendo dal letto anche se avrebbe preferito continuare a dormire. Ma sapeva che se lo avesse fatto il dolore sarebbe peggiorato, perciò barcollò lentamente in cucina e raggiunse l'armadietto dei medicinali, recuperando anche una bottiglietta d'acqua prima di tornare in camera.

Ora che se ne accorgeva, camminare era davvero scomodo: aveva ancora addosso i boxer del costume di Halloween e la sensazione secco-appiccicosa che c'era all'interno era orribile. Perciò approfittò del fatto che Louis fosse voltato di spalle per sostituirli con dei boxer puliti e un paio di pantaloni da ginnastica, poi indossò anche un maglione perché sentiva davvero freddo. Ci mise molto tempo, il suo corpo impiegava secoli per rispondere ai comandi e la sua testa doleva ancora di più quando si muoveva, ma alla fine riuscì a tornare a letto, sedendosi tra Louis e il muro.

«Lou,» chiamò di nuovo, la bottiglietta d'acqua e gli antinfiammatori tenuti vicino a sé perché, al momento, erano la sua unica speranza di sopravvivenza «Lou, svegliati.»
«No...» biascicò lentamente il maggiore. Il suo viso si contrasse in un'espressione sofferente non appena iniziò a muoversi, ed Harry attese che si mettesse seduto a sua volta. «Cazzo,» Louis riuscì a sistemare la schiena contro il cuscino e si coprì il volto con le mani, restando in quella posizione per qualche attimo.

Nel frattempo Harry si era concentrato al massimo per estrarre due pastiglie dal blister, così se ne mise una in bocca e passò la seconda a Louis, mandando giù un po' d'acqua e poi porgendo anche la bottiglietta al ragazzo più grande. Ce l'avevano fatta. Forse sarebbero sopravvissuti.

«Cristo,» sospirò Louis, socchiudendo appena gli occhi per guardare il riccio «Possiamo dormire ancora?»
Harry tentò di ignorare la fitta che annuire gli provocò. Aspettò che Louis si stendesse nuovamente su un fianco e poi si raggomitolò vicino a lui, premendo la schiena contro il suo petto per farsi abbracciare. Si sentì un pochino meglio quando il maggiore gli circondò la vita con un braccio e poggiò la fronte tra le sue scapole, e in pochi minuti si era già riaddormentato, il ritmo dei respiri di Louis a cullarlo verso il sonno.

Quando si risvegliò, un paio d'ore più tardi, si trovavano ancora nella stessa posizione, ma la situazione era notevolmente migliorata. La testa gli faceva molto meno male e la sensazione di nausea era passata, così scivolò fuori dall'abbraccio di Louis per andare in cucina. Bevve quasi un'intera bottiglietta d'acqua e sgranocchiò giusto un paio di biscotti, girovagando per l'appartamento per assicurarsi che non ci fosse nessuno.
La camera di Liam era vuota, e così il bagno e il salotto, nonna Ashton aveva lasciato un biglietto per avvisare che era uscita con Calum, e quindi rimanevano solo lui e Louis.

«Lou,» chiamò tornando in camera, perché erano le undici passate e avrebbero fatto meglio a sbrigarsi prima che qualcuno li scoprisse. Raggiunse il letto e si accucciò dietro Louis, scuotendolo lievemente. «Lou, ti conviene alzarti adesso se vuoi fare una doccia.»
«Ghff-» fu più o meno il verso che emise il maggiore.
Harry alzò gli occhi al cielo, ma evitare di sorridere era davvero complicato. Non poté più trattenersi quando Louis si girò verso di lui e si sporse in avanti per farsi abbracciare, perché- giusto, il contatto fisico. A quanto pareva non poteva vivere senza. «Come ti senti?» mormorò strofinando la schiena del ragazzo.

Never in My Heart || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora