"Come faccio a stare calmo?"

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La serata proseguì tranquilla per le due ore successive, anche se 'tranquilla' per modo di dire, la mia mente era altrove, non facevo altro che pensare a Diana, controllavo il telefono ogni 2 minuti per vedere se ci fosse qualche chiamata o messaggio, ma il fatto che non ne ricevevo mi tranquillizzava.

Non sapevo che da li a poco tutto sarebbe andato completamente in frantumi.

Mi squillò il telefono, lo presi in mano nel giro di 1 secondo e vidi che a chiamarmi fu proprio Aurora, con una velocità che avrebbe fatto invidia a Bolt in persona mi precipitai all'uscita sul retro e risposi.

"Aurora cosa è successo?"

"Sfe... vieni in ospedale."

"Come in ospedale? Diana si è sentita male?"

"Vieni qui il prima possibile, stiamo al Maggiore, al policlinico."

"Due minuti e sono la."

Con il doppio della velocità di prima, rientrai, salutai tutti e quasi scaraventando Tommy fuori dal locale salimmo in macchina e ci dirigemmo di corsa al Policlinico.

Fuori dall'ospedale richiamai Aurora per sapere dove fosse Diana e lei mi fece venire fuori dal reparto di terapia intensiva, sperai con tutto il cuore che quello fosse solo un punto di ritrovo, e che Diana non si trovasse veramente li, ma purtroppo non fu così.

"Cosa cazzo è successo?!"

Ero in preda al panico, non ero mai stato più spaventato come in quel momento, tra il non sapere niente, il non poterla vedere e l'aggravante della gravidanza stavo dando ai matti.

"Era salita per andare in bagno, ma dopo 15 minuti che non scendeva cominciai a preoccuparmi, quindi salì di corsa e la ritrovai per terra, svenuta e immersa in una pozza di sangue."

"Immersa in una pozza di sangue?!"

"Si."

Poteva voler dire solo una cosa, Diana doveva aver perso il bambino, e questo mi mandò in tilt il cervello, cominciai a sudare freddo, mi sentivo il cuore in gola e scoppiai in un pianto incessabile.

Facevo avanti e indietro per il corridoio, ogni tanto bussavo alla porta della terapia intensiva talmente forte che ad ogni botta pensai di buttarla giù, venni ripreso da tutte le infermiere e i medici che passavano li nei paraggi, qualcuno minacciò anche di chiamare i carabinieri se non avessi smesso.

Mi prese un attacco di panico e cominciai a respirare male, non riuscì a smettere di camminare, vomitai anche un paio di volte in un secchio dei rifiuti tanta l'ansia che avevo, Tommy dovette placcarmi e stritolarmi a sé per riuscire a fermarmi.

"Tommy cazzo lasciami."

"Sfe stai dando i numeri, ti devi calmare."

"Calmare un cazzo, non me la lasciano vedere, perché cazzo non me la lasciano vedere?! Qua non si degnano neanche di farti sapere se almeno è ancora viva o no."

"Vedrai che sta bene ma tu ti devi calmare adesso, li dentro stanno solo facendo il loro lavoro."

"Io non posso stare calmo cazzo, non posso, hanno la mia donna tra le mani quei bastardi, io non posso stare calmo."

"Quei bastardi stanno lavorando per salvarle la vita, ricordatelo sempre."

A quel punto crollai definitivamente, mi accasciai tra le braccia di Tommy, e mi lasciai trascinare dai suoi movimenti, ero allo stremo, non avevo più lacrime da versare, non avevo più forza nemmeno di urlare, non riuscivo nemmeno a reggermi in piedi.

Tommy piano piano, con un peso morto tra le mani, scese verso terra facendomi sdraiare, non avevo nemmeno la forza di star seduto, tanto che stavo male.

«E vorrei dirti che ti amo, ma è troppo banale. »Where stories live. Discover now