"Hollywood pt. 2"

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(D.)

Dopo il brindisi, chiamammo i taxi e nel giro di mezz'ora eravamo già dentro, Andrea era miracolosamente riuscito a farci avere il privé senza pagare niente e stavamo praticamente affianco alla consolle.

"Comunque bello il posto eh, ma c'è un problema serio."

"Cioè Schi?"

"E' un posto troppo a modo, a Roma puoi anche fumare dentro, qua per fumare ti devi fare tutto il giro, uscire, farti timbrare e rientrare."

"No schi, dobbiamo trovare un modo per evitare tutto sto bordello."

"eh.. come?"

"Ti pare che non ci sta un'uscita sul retro?, una porta che da su un giardino per gli scarichi? Questi dovranno pur far parcheggiare i camion con i rifornimenti da qualche parte."

"Ammo, accompagnateci al bagno ja."

"Eh andiamo va."

Così ci dirigemmo al bagno, tra gomitate, spinte e "ssssscusi dovrei pass...levate npo dar cazzo stellina, grazie."

"Rega io vi aspetto qui con Schicchi che in quel bagno non ci entro neanche morta."

"Tranqui amo, tanto ci mettiamo 5 minuti proprio."

La serata vista dalla pista, e non dall'alto del privè, sembrava decisamente più caotica, le persone erano tutte una accalcata all'altra che alla fine neanche si riusciva a muoversi per ballare.

Nonostante l'enorme quantità di persone presenti quella sera, paradossalmente era tutto piuttosto tranquillo, i ragazzi si facevano tutti i cavoli propri, a Roma in una situazione cosi di caos, sarebbe partito il panico.

Tutto questo fino all'arrivo in discoteca dell'artista ospite quella sera.

Mi ricordo che quando Sfera arrivò ci fu una migrazione, di una coordinazione che avrebbe fatto invidia al nuoto sincronizzato, di tutta la gente, che prima era sparsa per tutta la sala, sotto al suo privè, sotto la console.

Un ragazzo, probabilmente preso dalla foga, inciampò proprio davanti i miei occhi, stavo per aiutarlo, ma lui si resse ad una maniglia di una porta tutta nera che nemmeno si vedeva, e questa si aprì.

Non appena il ragazzo si riprese e se ne andò, mi avvicinai per scrutare cosa ci fosse dietro quella porta, quasi del tutto invisibile, e felicemente sorpresa andai a chiamare Schicchi che si era fatta più avanti per fare una foto a Sfera.

"E tu dici che qua fuori si può fumare?"

"Ovviamente no, ma tra farlo "illegalmente" dentro, e farlo "illegalmente" all'aria aperta, penso che sia la meno peggio tra le due."

"Mi hai convinto."

"Amo girala anche a me che ho le sigarette dentro per favore."

"Si dai anche a me teso ti prego."

"Mi avete preso per un tabaccaio?"

"Daiiiii amoooo, te ne do io una dopo."

"Ma scherzi, sto scherzando, forza prendete."

Dopo aver fumato, la situazione fuori era tranquilla, nessuno sembrava ci avesse scoperto, mi affacciai a vedere com'era dentro e della security nessuna traccia, avevamo il via libera.

"Rega se ce ne vogliamo rientrare è il momento giusto."

"5 minuti amo, dentro si muore dal caldo, devo riprendere aria per un attimo."

"Si teso, ti prego, io teng 34 ann, questa musica boom boom nel cervello mi sta uccidenn."

Ci sedemmo su un muretto e cominciammo a parlare del più e del meno.

In quel momento ci scordammo pure di essere in una discoteca, non ci serviva fare serata per stare bene e divertirci, bastavamo noi a fare casino su un semplice muretto.

Ad un certo punto sentimmo un rumore provenire dalla porta da cui eravamo entrate e ci fu un momento di panico generale, nel giro di mezzo secondo pensai ad una scusa plausibile per far chiudere un occhio alla sicurezza, e altrettanto tempo mi ci volle per capire che non sarebbe servito.

Ad uscire da quella porta c'era lui, l'unica persona che mai avrei pensato di poter incontrare li fuori, Sfera Ebbasta, con il suo socio e amico Tano.


(S.)

"Dove ce ne andiamo bro?"

"Non lo so Tano, vado a chiedere alla sicurezza che sta qui fuori all'entrata del privè."

Posai la canna sul tavolo davanti a noi e mi diressi a chiedere informazioni con l'idea di non farmi dire, ne tanto meno accettare, un no.

"Scusi posso chiederle un favore?"

"Certamente mi dica."

"C'è un posto dove posso andare con il mio amico a fumare, senza dare troppo spettacolo e senza dare troppo nell'occhio?"

"Guardi che io sappia, nessuna delle porte presenti nel locale sbuca in posti accessibili ai clienti, però per lei potrò chiudere un occhio."

"E se ne chiudesse due?"

Mi girai e gli indicai Tano, sul divanetto, con la canna in mano pronto ad andare.

"Oh beh..in tal caso, farò finta di essere completamente cieco oggi. Solo per i clienti affezionati."

"Che sicuramente avranno modo di ricambiare il favore."

"Vede i bagni li? Accanto c'è una porta nera, deve cercarla bene perché è dello stesso colore delle pareti e non si riesce a distinguere chiaramente, da su un piccolo spazio dove facciamo parcheggiare i camion per il rifornimento merci. Li non dovrebbe darle problemi nessuno."

"C'è un modo per raggiungerlo senza passare tra la folla?"

"Guardi, basta che si fa tutto il giro dei privé che costeggiano la pista, scende un paio di scalini e si dovrebbe ritrovare precisamente davanti alla porta."

"La ringrazio, è stato veramente gentile."

Feci un fischio a Tano, che subito venne a raggiungermi, ringraziammo nuovamente il bodyguard e cominciammo a scavalcare tutti i privè che incontravamo.

Era impossibile dire di no a Sfera Ebbasta, mi sarebbe bastato fare qualche foto, qualche video salutando tizi a caso, e avrei avuto la strada spianata fino alla meta prescelta.

"Dovrebbe essere qui."

"Qui dove fra, a me questi sembrano i bagni."

"Se ti levassi gli occhiali da sole la vedresti."

Tano abbassò lo sguardo e mise la mano sulla maniglia della porta.

"Cazzo fra, era davvero invisibile."

"Cammina forza coglione."

«E vorrei dirti che ti amo, ma è troppo banale. »Where stories live. Discover now