"La odio."

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Mi alzai dal muretto su cui eravamo sedute e munita di grande pazienza, forza di volontà e un sacco immenso pieno d'ansia digitai il numero di mia madre, che non si fece aspettare.

"Eccoci."

"Eh..eccoci."

"Credo tu abbia qualcosa da dirmi."

"Si, ma prima ti chiedo di lasciarmi parlare e soprattutto di non credere a tutto quello che potrai leggere su internet."

"Ecco.. io lo sapevo, già su internet stai.. Diana io ti giuro che.."

"Se vuoi che io ti spieghi, fammi spiegare."

"Ti ascolto."

Ci fu un momento in cui esitai, cercavo di pensare ad un modo valido per dirglielo, cercando di girarci intorno il più possibile, ma con mamma le cose andavano dette così come stavano, dritte al punto, non c'erano vie di mezzo.

"Mi sto frequentando con Sfera Ebbasta."

"TI STAI FREQUENTANDO CON CHI SCUSA?"

"Eh.."

"Diana, ma cosa cavolo ti sei messa a fare, come ti è venuto anche solo in mente una cosa del genere."

"Non che io me lo sia proprio andata a cercare."

"Però non mi pare tu ne abbia voluto mettere fine."

"Non credere che non ci abbia provato, ero diffidente quanto te."

"Ma non ti ha fermata, tu secondo me non ti rendi conto della situazione."

"Mio dio mamma, sembra che io sia stata arrestata."

"Questo è anche peggio! Ti farà male più lentamente... ma cosa mi tocca sentire, io ti giuro, non ci credo."

"Devo tornare a lezione."

"Signorina vedi di rispondere bene perché non hai ragione sappilo."

"Perché si parla veramente di qualcosa per cui avere ragione o torto?"

"Sei un'incosciente."

"Eh sarò un'incosciente."

"Forse abbiamo fatto male a mandarti a Milano."

"E cosa vorresti fare adesso? Tagliarmi i fondi e non mandare più i soldi per l'affitto?"

"Forse, prima devo valutare la cosa."

"E allora valuta che ti devo dire."

"Innanzitutto ti consiglio di non prendere appuntamenti con nessuna super star e di non programmare di andare a nessuna sfilata di alta moda perché io e tuo padre ce ne saliamo questo weekend."

"Fai come vuoi."

"Certo che faccio come voglio, sono tua madre e per te scelgo io."

"Vuoi che sabato ti saluti anche con il saluto nazista?"

"Vedi di fare poco la spiritosa che poi te ne pentirai."

"Adesso mi minacci pure?"

"Uomo avvisato, mezzo salvato."

"Ciao ma, passa una buona giornata."

"Lavoro io, non perdo tempo come te appresso a queste stronzate. Ci sentiamo domani."

E attaccò il telefono.

Ero incazzata.

Mia madre era una persona impossibile da gestire, quando si impuntava su una cosa poteva scendere anche Gesù Cristo per farle cambiare idea e comunque non si sarebbe smossa di un centimetro.

Ero riuscita a trovare la serenità, nella mia vita e con Gionata, e lei come al solito doveva arrivare e come un uragano distruggere tutto quello che le capitava a tiro.

C'erano momenti in cui arrivavo ad odiarla, il suo essere così protettiva mi stava piano piano logorando, avevo paura a fare ciò che volevo per il rischio che lei potesse arrivare a creare scompiglio nella mia vita.

Questo era uno di quei momenti.

"Dalla tua faccia deduco che non sia andata troppo bene."

"Mi ha minacciata di farmi tornare a Roma in pratica."

"Beh dai, neanche troppo male, pensa che mio padre un giorno minacciò di ammazzarmi con le sue mani, i feel u sis."

"La odio."

"E quindi come siete rimaste?"

"Questo weekend verrà a farmi la capata a Milano con papà."

"Eccallà, lavata di capa in arrivo."

"Ho ancora una possibilità."

"Non mi dire che glielo vuoi presentare."

"No no, sarebbe oltre che troppo presto anche controproducente, devo puntare tutto su papà."

"E' più comprensivo?"

"Papà è un mito."

«E vorrei dirti che ti amo, ma è troppo banale. »Where stories live. Discover now