"Dio aiutami tu."

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"Allora mi spieghi cosa dobbiamo fare oggi?"

"Sta sera si presiede ad un party."

"Un party di che tipo?"

Gionata puntò gli occhi sul suo Rolex d'oro.

"Dovrebbero essere arrivati, devi venire da me per scoprirlo."

"Da... te....."

"Non si può fare altrimenti."

In quel momento mi si formò un nodo in gola, la mia mente incitava alla responsabilità, ma il mio cuore gridava: "Vai!Vai!Vai!Vai!".

"Dio.. aiutami tu per quello che sto per fare.... Va bene Gionata, andiamo a casa tua."

In quel momento mi sembrava di aver portato un bambino al parco giochi, lo vidi saltellare per tutto il corridoio, ridendo con una spontaneità tale che manco avesse vinto la finale di Champion's League.

(S.)

"La casa è un pò un macello, sta mattina la donna delle pulizie aveva la febbre e non è potuta venire."

"Gio.. per te questo è macello?"

La vidi guardarsi intorno come se fosse appena entrata in una navicella spaziale, ma giuro che starei potuto rimanere a guardarla girare per casa mia per tutta la serata.

"Ok prima di farti fare il giro della casa ti dico perché sei qui, vieni con me."

La presi per la mano e salimmo le scale per dirigerci in camera da letto, appena varcammo la soglia della camera lei mi lasciò la mano e indietreggiò, ma non avrei fatto in modo che pensasse male troppo a lungo.

"Diana, prova a fidarti di me."

"Lo sapevo che io non sarei dovuta venire.."

Mi avvicinai e le presi il viso tra le mani.

"Hey, non ti costringerei mai a fare una cosa che non vuoi fare, ti chiedo solo di prendere un bel respiro e di fidarti di me."

"Giurami che non mi pentirò amaramente di essere entrata in quella camera con te."

"Non me lo perdonerei mai."

Lei non rispose, mi superò ed entrò in camera, fece un giro su se stessa dando un'occhiata in giro e quando tornò a guardare me allargò le braccia.

"Allora?"

Io entrai, aprì l'armadio e tirai fuori due stampelle a cui erano attaccati due abiti ricoperti da un telo bianco con sopra ricamato il logo e la scritta di "Versace" e li posai sul letto.

Mi abbassai e da sotto tirai fuori due scatole della stessa marca, mi avvicinai al mobile della televisione, presi altre 4 scatoline più piccole in velluto blu e buttai tutto quanto accanto ai vestiti.

Diana mi guardò fare tutto con aria sospettosa e confusa, ma non si mosse mai da dov'era.

"C'è la sfilata di presentazione della nuova stagione di Versace oggi e sono stato invitato, mi hanno chiesto se venissi con qualcuno e io ho dato il tuo nome. Ci hanno fatto avere vestito, scarpe e gioielli, mi hanno chiesto le tue taglie e la tua altezza, ho dato tutto approssimativamente ma nel caso qualcosa non ti dovesse andare basta che ci rechiamo li un'oretta prima e ti danno tutti i cambi."

Lei rimase completamente impassibile di fronte a quella scena, dall'espressione sembrava terrorizzata, probabilmente se le avessi chiesto di scopare sarebbe stato meglio.

"No Gio non posso mai venire.."

"Perchè no? Ti devi solo provare queste cose, al trucco e ai capelli ci penso io, faccio venire qui tutto lo staff che ti serve."

Diana non riuscì a dire niente, le uniche parole che le sentivo uscire dalla bocca erano "no no" e "non posso" "non potrei mai.", le chiesi quale fosse il problema ma lei scappò di corsa giù per le scale.

«E vorrei dirti che ti amo, ma è troppo banale. »Where stories live. Discover now