"Non dovevo?"

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Mamma cominciò a fare avanti e indietro per la stanza, guardai papà ma lui alzò le mani, certe volte decifrare le intenzioni di mia madre era impossibile anche per chi la conosceva da anni.

Così decisi di intervenire io.

"Mamma.."

Nessuna risposta.

"Ok se non mi vuoi parlare va bene, sarà sufficiente che tu stia li ad ascoltare. Capisco le tue preoccupazioni, ora starai pensando a qualcosa del tipo 'quando avrai un figlio capirai' e sarà sicuramente così come dici tu.

Vi sarò sempre riconoscente per quello che avete fatto per me, per avermi garantito la vita che a voi non è stata concessa quando avevate la mia età.

So che sarò sempre la vostra bambina da continuare a proteggere da tutti i mali del mondo, non importa quanto crescerò, anche a 40t'anni penserete a preoccuparvi di me e a mostrarmi la giusta via.

Io non ti chiedo comprensione, ne tantomeno ti chiedo di accettare tutto e subito, ti chiedo solo del tempo, dai modo a me di dimostrarti che ti sbagli e soprattutto di mettermi alla prova con me stessa.

Il vivere da sola, cambiare città, questa relazione.. sono tutte cose che in qualche modo, nel bene o nel male, mi faranno crescere e soprattutto maturare, ti chiedo solo di lasciarmelo fare da sola."

La camminata di mamma si interruppe d'un botto, la sua espressione non era più crucciata e arrabbiata, piuttosto sembrava rassegnata, ma ci si poteva riscontrare anche un velo di tristezza.

Non doveva essere facile per lei realizzare che era arrivato il momento che sua figlia lasciasse il nido e cominciasse a vivere per conto suo e a modo suo, mi venne da abbracciarla in quel momento ma conoscendo il tipo, era meglio evitare.

"Va bene."

Un momento.. ha detto va bene?

"Però.. sappi che ti terrò d'occhio, a te e a quel tip....a Gionata."

"Grazie mamma."

"Vedi di andarci con i piedi di piombo."

"Con i piedi di marmo, promesso."

"Bene."

Il weekend con i miei dopo quella discussione proseguì benissimo, mamma non menzionava Gionata mai, al contrario papà sembrava in ansia di conoscerlo, mi faceva domande su di lui, sulla sua musica e su come lo avevo conosciuto, era il papà migliore del mondo.

Non appena li vidi varcare la porta di casa mia fui presa da un senso di tristezza e di vuoto, nonostante tutto erano la mia famiglia e per quanto potessimo litigare non avrebbero mai smesso di mancarmi come l'aria.

Subito presi il telefono e chiamai Gionata per raccontargli tutto l'accaduto:

"Dimmi se devo cercarmi una casa a Roma."

"Mh, credo che per il momento non serva."

"Mi stai dicendo che.."

"Ho vinto."

Gionata cominciò ad esultare e io appresso a lui.

"Ma allora dobbiamo festeggiare."

"Direi di si."

"Vengo li?"

"Io avevo in mente qualcos'altro."

"Del tipo?"

"Usciamo allo scoperto Dex."

"Dici sul serio?"

"Oh si baby."

"Non dire altro, chiamo un pò di gente e ti passo a prendere, sta sera cenone da me e poi a fare serata fino al mattino."

"Amo.. domani è lunedi."

"Abbe no mattino mattino."

"Dai allora ti aspetto qui, intanto mi preparo, a dopo."

"...aspetta, ho sentito bene? Mi hai chiamato amo?"

"Non dovevo?"

"Cazzo si che dovevi, corro a prepararmi anche io, arrivo da te in un attimo."

«E vorrei dirti che ti amo, ma è troppo banale. »Where stories live. Discover now