Sea

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La mattina del giorno seguente proseguì senza problemi, niente lezione di chimica ciò voleva dire: Liis fuori dai guai. Oggi avrei chiesto in prestito la macchina di Lydia per andare al mare, se mia madre diceva nella lettera che potevo chiamarla ogni qualvolta avessi bisogno del suo aiuto, ero pronta ad incontrarla e quel giorno sarebbe stato oggi. 

Dalla tensione mi scolai tutta una bottiglietta d'acqua nel mentre che cercavo il mare più vicino sul maps del mio computer. Isolarsi in biblioteca credo diventerà il mio passatempo preferito. 

Il mare più vicino dista solo 18 km, è fattibile, devo solo non assentarmi troppo, e prepararmi una sacca con il cambio dei vestiti, l'asciugamano e il cellulare. 

Mi portai una mano sul petto toccando il ciondolo a forma di conchiglia. "Sto arrivando mamma, spero tu possa darmi delle spiegazioni, spero di poterti abbracciare".

Non mi accorsi di niente quando ad un tratto, vicino al mio tavolo passò un ragazzo che per errore urtò lo spigolo e riversò la sua bottiglietta aperta sulla superficie, fu un secondo, un istante, che mi ritrovai con il braccio bagnato.

-OH MIO DIO SCUSA! SPERO NON SIA FINITO SUL COMPUTER!- il computer era l'ultimo dei miei problemi, il braccio era bagnato, la pelle iniziava a bruciare e il mio fiato si stava facendo già corto per il forte dolore. 

Il ragazzo mi porse dei fazzoletti che rifiutai, richiusi velocemente il computer, mi misi lo zaino in spalla e corsi via coprendomi il braccio con la felpa che tenevo attorno alle spalle. Mi rintanai in bagno chiudendomi dentro.

Mi sedetti per terra, contro il muro freddo, mi tenni il braccio avvolto dalla felpa, gemetti sentendo le squame già formate tagliarmi la pelle, lungo il braccio se ne stavano andando a formarsene altre, erano molli, quasi gommose e viscide, quella era la fase prima di indurirsi e diventare squame vere e proprie di colore oro.

Le squame ancora non formate, a contatto con tessuti andava a incollarsi su di esso procurandomi forte bruciore e, nel tentativo di toglierlo, la pelle sembrava quasi ustionata e che tornava al suo stato normale nel giro di 30 lunghi dolorosi minuti. 

Cercai di trannere a denti stretti un urlo quando provai a togliere via la felpa, ero stata una stupida, non dovevo coprirmi il braccio, ma non potevo certamente far vedere ciò che stava accadendo. 
Infatti, quando mi facevo il bagno a casa e mi ricoprivo di squame, aspettavo di asciugarmi all'aria e che queste si indurissero del tutto per poi coprirmi e fregare lentamente via le squame già formate che, in assenza di acqua, cadevano a terra come coriandoli procurandomi solo dei graffi che con il passare del tempo sarebbero scomparsi. 

Feci un respiro profondo, chiusi gli occhi e contando fino a 3 strappai via la felpa a mo di ceretta, che invece che strappare peli, strappava squame quasi formate, ancora flaccide e viscide. Non riuscii a trattenere un grido di dolore che si propagò per tutto il corpo mandandomi scosse ovunque. Feci altri respiri profondi abbandonandomi al muro fresco, nel giro di 30 minuti, tutto sarebbe passato. 

Ad un tratto qualcuno bussò alla porta del bagno.

-Hey tutto apposto? Hai bisogno di aiuto?- era la voce di Amy, di scatto guardai il braccio, non ero ancora nella condizione di uscire. 

-Sto bene! uhm, non preoccuparti!- 

-Liis? Sicura di stare bene? Qui fuori dicono di avere sentito delle urla- Amy continuò a bussare alla porta e a forzare la maniglia per entrare. 

-Amy non ti conviene entrare.. uhm... mi... mi è venuto un forte mal di pancia si si, ehm... non entrare! Vai a lezione, tranquilla!- Mi rialzai senza fare troppo casino cercando di non urtare lo zaino con il computer. Il braccio stava tornando come prima, dovevo solo togliermi le squame, presi della carta in fretta e furia e fregai via a denti stretti quelle già formate facendole cadere nel wc. 

-Liis apri la porta- per mia fortuna, riuscii a toglierle tutte in tempo, presi la felpa indossandola, la pelle attaccata su di essa era diventata ormai pelle morta e con facilità la tolsi via. Mi sistemai alla bene e meglio i capelli e il viso pulendolo dal sudore che mi grondava sulle tempie. Facevo veramente schifo. 
Tirai lo sciacquone vedendo le squame dorate andar via nello scarico, mi misi lo zaino in spalla e, proprio mentre Amy stava continuando a forzare la porta io la aprii di colpo. 

-Te l'ho detto Amy, non era niente- forzai un sorriso ed uscii dal bagno andando a guardarmi allo specchio posizionato sopra i lavelli. Si, facevo veramente schifo, sembrava che avessi partorito 13 gemelli. Mi feci una coda alta mettendo poi del correttore sotto gli occhi. 

-Ok, se lo dici tu ti credo, ma dicono di aver sentito delle urla dal corridoio- Disse appoggiandosi spalle al muro per guardarmi con i lunghi capelli corvini che le ricadevano su un lato della spalla e gli occhi azzurri puntati verso di me. 

-Esagerati, bhe puoi stare certa che non sono stata io. Mi sembra eccessivo urlare per un mal di pancia- Ridacchiai mettendo via la spugnetta che usai per sistemare il correttore. 

Amy si mise a ridere dandomi ragione, sul punto di uscire dal bagno vide qualcosa scintillare vicino al gabinetto da cui sono uscita, si fermò avvicinandosi a raccoglierla, in un primo momento non ci feci caso sin quando non sentii "squama" e "pesce" nella stessa frase. 

Aveva una delle mie squame in mano. 

Riuscii a sviare l'argomento portando l'attenzione su mio fratello chiedendo come stesse andando la relazione fra di loro, Amy incassò il colpo e non finìdi parlare di lei e Liam fino alla fine delle lezioni, sembrava davvero una brava persona ed ero felice per lei e mio fratello.

Arrivata a casa chiesi a Lydia se potevo usare la sua macchina per fare qualche giro in città anche perché dirle che l'avrei utilizzata per andare al mare in piena notte non sarebbe servito, acconsentì un pò titubante e con una fetta di toast vegan tra i denti. 
Era da qualche giorno che si prepara per pranzo Toast con avocado, olio e limone e devo dire che è veramente buono. 

-Grazie Lydia- le sorrisi saltellando verso la mia camera come un coniglietto che finalmente esce dalla sua gabbia. 

Fattasi notte, era giunto il momento di andare. Erano le 2 di notte, Lydia era andata a letto da un pezzo, dalla sua stanza non si sentivano rumori, ma dalla porta socchiusa potevo vederla dormire con la mascherina sugli occhi, riversa su un lato e l'abat jour accesa.

Presi le sue chiavi dall'ingresso e con lo zaino in spalla uscii cautamente da casa richiudendo poi la porta a chiave facendo meno rumore possibile. 

Salii in macchina e misi in moto, con me avevo anche la lettera, il libro, il ciondolo, una torcia, oltre ad asciugamani e un cambio. 

Feci un respiro profondo, accesi il navigatore e lasciai così il vialetto di casa. Non sapevo dire se fosse positivo o negativo il fatto che attorno a casa di Lydia non ci fosse nessuno, la volta che restai da sola ero veramente spaventata nel vedere una macchina parcheggiata poco più in là. Non era sceso nessuno, avevano parcheggiato, spento l'auto come in attesa di qualcosa e, una volta arrivato Theo, andarono via o meglio, se ne andarono quando Lydia ritornòcon le pizze. 

Guidai con calma verso il mare, quando arrivai parcheggiai l'auto e con l'aiuto della torcia scesi in spiaggia, l'odore del mare mi entrava nel naso ricordandomi la mia vera casa, quando mi bastava attraversare il vialetto ed essere al mare in 5 minuti. 

Puntai la torcia verso il mare, era calmo e il cielo sgombro dalle nuvole. 

Mi spogliai lasciando i vestiti su un asciugamano steso a terra, accesi un'altra torcia così da farmi luce sulla spiaggia, cautamente mi avvicinai in riva tenendomi a distanza dalle onde. Feci un respiro profondo, chiusi gli occhi per poi rivolgere lo sguardo alla luna e iniziai a cantare, un canto melodioso, fatto di suoni e privo di voci, non sapevo cosa stessi cantando, era la luna a dirmi cosa fare, la volontà di voler incontrare mia madre, voler avere... delle spiegazioni.

-Liis... mi hai chiamata?-

Teen Wolf - Mermaid🐚Onde as histórias ganham vida. Descobre agora