Capitolo 19.

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Alzai di scatto la mia testa e come una matta, corsi verso la figura che si trovava davanti alla mia finestra, sul mio balcone.

Niccoló.

Gli caddi fra le braccia e lui mi strinse così forte che riuscì a percepire quanto fossero piccole le mie ossa in confronto al suo possente corpo protettore.

Mi stringeva mentre tremava, o forse ero io tremare, o forse ancora tremavamo tutti e due.
E io piangevo, piangevo tantissimo contro la sua maglietta bianca e assaporando il suo buonissimo profumo di gelsomini.

<<Ssh, ehi, va tutto bene.>> mi sussurrò dopo continuando a stringermi forte a sé.
<<Scusami Nick, scusami... non volevo farti preoccupare, sono un disastro.>> singhiozzavo solamente quelle parole.

<<Non importa se mi sono preoccupato, adesso non lo sono più perché tu sei qui.>> mi rispose sciogliendo quella stretta e fissandomi nei miei occhi gonfi di lacrime.

<<Io... sono davvero mortificata... sono riuscita a rovinarti una vacanza così bella...>> dissi riprendendo a piangere e a singhiozzare come una bambina che si era sbucciata un ginocchio.

<<Cosa? "Rovinarmi una vacanza così bella?" Caren, guarda che prima che arrivassi tu, avevo in mente di ritornarmene a Roma prima del previsto perché qui mi annoiavo da morire!>> esclamò quasi scioccato da ciò che gli avevo appena detto.

<<Ma...>>
<<Ma nulla, non devi essere dispiaciuta, basta, il peggio é passato, adesso ti tranquillizzi e respiri profondamenre.>> non mi fece nemmeno finire di parlare.

Tirai un lungo respiro chiudendo i miei occhi e subito dopo li riaprì trovandomi lui sorridente.

<<Vuoi che me ne vada subito o che rimanga un po' con te?>> mi chiese poi Niccoló.
<<Se non é un disturbo... non me la sento di rimanere sola...>> risposi timidamente rendendomi conto che forse ero stata troppo sfacciata a trattenerlo nel cuore della notte quando avrebbe potuto farsi una dormita coi fiocchi.

<<Sto quanto vuoi, Wendy.>> mi sorrise dolcemente lui.
<<Perché mi chiami sempre Wendy?>> domandai con un'innocenza che avrebbe fatto concorrenza ad una bambina.

<<Un giorno te lo diró.>> rispose solamente.
Tirai un sospiro rassegnandomene e poi mi misi di lato pronta a farlo entrare dentro la mia stanza e per un attimo, vidi Niccoló sorpreso.

<<Non... Non vuoi entrare?>> gli domandai.
<<Si ma, non pensavo in questo momento, così di botto...>> rispose lui.
<<Beh, tu mi hai fatto entrare da te.>> constatai inarcando un sopracciglio.
<<È solo che non me l'aspettavo. Grazie! >> mi sorrise infine entrando.

* * *

<<Wow, mi piace molto.>> si guardó poi intorno.
<<Ti ringrazio, nonostante non fosse del colore che avrei voluto, ho cercato di farla il più possibile mia.>> risposi timidamente nascondendo il mio viso con i miei capelli fissando il pavimento in marmo della stanza.

<<Riportatemi da Wendy, da Wendy, na na na...>> inizió a canticchiare una melodia a me sconosciuta assieme a quelle parole mentre fissava estasiato ogni angolo della mia stanza perso in chissà che pensiero.

Io lo fissavo estasiata invece da lui, dalla sua figura così perfetta, così misteriosa e così dannatamente bella.

<<Niccoló.>>
lo chiamai.
<<Dimmi, Wendy.>>
si voltó a fissarmi mentre mi sorrideva.
<<Qual'è la tua paura più grande?>> osai domandargli.

<<Mi chiedi qual'è la mia paura più grande?>> quasi rise divertito.
<<Si.>> confermai.
Si avvicinó a me ad un palmo dal mio naso e c'era solamente la luce della Luna splendente in cielo ad illuminare nella penombra la mia stanza facendo creare anche delle ombre gigantesche di qualsiasi oggetto presente lì dentro.

<<Dopo questa sera... mia dolce Wendy...>> inizió a dirmi sussurando mentre mi prese una ciocca dei miei lunghi e biondi capelli.
<<... la mia paura più grande è quella di poter perdere, ancora una volta, un'altra persona importante.>> concluse lasciando ricadere la ciocca dei miei capelli sulle mie spalle.

<<C... Cosa hai detto?>> domandai con un filo di voce deglutendo nervosamente.
<<Caren, non osare mai più farmi prendere infarti simili al cuore. Per un momento ho pensato che ti fosse successo qualcosa di orribile e che io non fossi riuscito a salvarti in tempo. Non ho l'età per subire colpi simili al cuore, ti prego, non farlo mai più. Promettimelo.>> mi sussurró ancora tenendomi per le spalle con un po' di forza e fui sicura che non avrebbe lasciato la presa se io non gli avessi fatto quella promessa.

<<Te lo prometto, Peter Pan.>>

...

Comunque vada, con te. ||Ultimo||Where stories live. Discover now