Capitolo 14.

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Mentre state leggendo, se vi va, ascoltate pure la canzone qui sopra. ❤️

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<<Caren? Sei ancora dentro la tua stanza? Sono le cinque del pomeriggio...>> sentì la voce di mio fratello oltre la mia porta chiusa a chiave della mia stanza.

Mi alzai con gli la vista appannata leggermente dalle lacrime che avevo versato per tre ore di fila e cercai di risistemarmi prima di andare ad aprire la porta.

Non appena mi ritrovai mio fratello davanti, lui mi fissó con uno sguardo interrogativo.
<<Hai pianto per caso?>> mi chiese poi.
<<No, ho solo dormito.>> mentì.
<<Caren, sono tuo fratello, convivo con te da quando sei nata, lo capisco quando hai dormito veramente e quando hai pianto.>> non molló la presa mio fratello.

<<Ale, sto bene! Non starmi sempre addosso!>> sbottai inaspettatamente al punto di rimanere anche io scioccata da quella mia reazione.
<<Okay, ho capito.>> rispose poi lui nascondendo le sue mani nelle tasche dei suoi bermuda blu.

<<Scusami... sono... sono solo giorni difficili per me.>> cercai subito di rimediare dato che era ovvio che mio fratello si era offeso.
<<Va bene Caren, va bene, allora ti lascio continuare la tua dormita.>> rispose lui sospirando e grattandosi la sua nuca.
<<Grazie.>> dissi solamente richiudendo la mia porta rendendomi conto che in una semplice mezza giornata avevo già ferito troppe persone.

A cominciare da mia madre, lei non centrava assolutamente niente e io me la prendevo ugualmente con lei per qualsiasi cosa non andasse nella mia vita accorgendomi che alla fine ero sempre e solo io il problema; poi mio fratello e infine la persona la quale ferirla era l'ultima cosa avrei voluto farle : Niccolò.

Mi ero ripromessa milioni di volte dicendomi : ''Questa è l'ultima volta che ferisco qualcuno.'' e invece ecco che  ferivo più persone di quante riuscivo a pensarne.

Perché questa ero io, così ero fatta, così era il mio maledetto carattere.
Il mio peggior nemico ero proprio io, combattevo ogni giorno con la mia parte fragile, corazzata emotivamente e debole e il più delle volte era proprio quella mia parte ad impossessarsi di me e io non potevo farci proprio nulla.

Quando mia madre cacció via mio padre, poi, sembró che quella mia parte orribile fosse riemersa in modo brusco per starsene per sempre e forse da lì inziai ad odiare tremendamente Trevis e mia madre, solo per colpa mia.

* * * 

<<Caren, è pronta la cena.>> mi risvegliò di nuovo la voce di mia madre.

Mi ero addormentata piangendo di nuovo.

<<Non ho fame.>> fu poi la mia risposta rimanendo nella stessa posizione a pancia in giù nel mio letto e con la mia faccia contro il mio cuscino rendendo la mia voce leggermente ovattata.

Non sentendo altre parole da parte di mia madre, mi convinsi che forse se l'era bevuta per una volta nella mia vita e che di conseguenza mi aveva lasciato in pace e così gettai un sospiro di sollievo.

Purtroppo, invece, la porta della mia stanza si aprì d'un tratto ed entrò proprio lei sedendosi sul mio letto.

<<Carina, che ti succede oggi?>> mi domandò con dolcezza.
<<Nulla, è solo una brutta giornata.>> risposi girandomi a pancia in su fissando il tetto bianco della mia stanza senza degnarla di uno sguardo.
<<E' una brutta giornata allora da sei anni... da quando... insomma...>>
<<Si mamma, finalmente hai capito! E' una brutta giornata da sei anni, da quando hai mollato papà per un bambino che potrebbe essere tuo figlio e che mi costringi per giunta a chiamarlo ''papà''. E' una brutta giornata da quando papà se n'è andato e io non so più nulla di lui dopo quella maledetta sera del quattordici settembre. E' una brutta giornata da quando, senza di lui, sono diventata più fragile, più sensibile, più emotiva, più un disastro, più debole.>> urlai con le lacrime agli occhi in preda anche ad una crisi di panico.

<<Caren, ca...calmati, sai benissimo che soffri di attacchi di panico.>> cercò di dire mia madre avvicinando la sua mano alla mia spalla ma io mi scansai come se mi avesse toccato con del fuoco.

<<E' colpa tua se soffro di queste crisi, se papà fosse rimasto io non avrei avuto alcun
problema!>> continuai a strillare andando anche in affanno con il mio respiro.

<<Okay, Caren, respira affondo, stai per avere un attacco di panico.>> disse subito mia madre afferrandomi una mano cercando di accarezzarmela per calmarmi ma invece mi mandava ancora di più fuori di testa.

<<Lasciami, la cazzata che ti disse il dottore nell'accarezzarmi la mano durante questi momenti non serve a nulla, non mi sei mai servita a nulla, mi sono sempre calmata da sola mandando giù i groppi amari che mi si creavano in gola per colpa tua.>> urlai ancora mentre, tremante, mi alzavo dal mio letto afferrando una mia felpa nera larga e cercando di infilarmela il più in fretta possibile.

<<Caren! Dove stai andando? Non puoi uscire in queste condizioni!>> mi urló mia madre vedendomi scendere le scale.
<<Non voglio passare una vita facendo sempre come vuoi tu e vedendo lo schifo che mi circonda con te e Trevis!>> le dissi arrivata davanti alla porta d'ingresso mentre lei arrivava alle scale. 
<<Caren, non uscire da quella porta o...>>

<<O cosa? Mi cacci di casa proprio come hai fatto con papà, sta' tranquilla che ti tolgo anche questa soddisfazione perché me ne vado io di mia spontanea volontà.>> strillai con tutta la forza che avevo alle corde vocali facendo piombare mio fratello e Trevis fuori dalla cucina.
<<Caren, ehi, ehi, ci sono io qui, che succede?>> mi chiese immediatamente mio fratello Alessandro venendo verso di me e abbracciandomi non essendo peró ricambiato da me.

<<Non riesco più a stare in questa casa, in questa famiglia che non è di certo una famiglia.>> risposi allontanandolo con violenza.
<<Caren, non puoi andartene, non mi puoi lasciare solo.>> cercò di farmi ragionare mio fratello.

<<Ale, io se sto qui dentro un giorno di più, vado fuori di testa.>> gli dissi ormai consapevole del fatto che mi stessi calmando e che stavamo parlando civilmente.

<<Caren, su, non dire così.>> s'intromise Trevis facendo il finto preoccupato.
<<Hai anche il coraggio di parlarmi? Se ancora non l'avessi capito, tutto questo casino è solo per colpa tua! Perché, invece, al posto di andarmene io, non te ne vai tu?>> sbottai ritornando indignata con il sangue che iniziava a ribollirmi nelle mie vene.

<<Non parlargli così!>> lo difese per la millesima volta mia madre.
<<No, questo è troppo.>> dissi infine prima di chiudermi in fretta e furia la zip della mia felpa e sbattere la porta di casa all'esterno.

<<Caren ti prego! Vieni dentro>> mi urlò mio fratello vedendomi camminare a passo deciso e svelto verso la strada notturna.

Feci finta di non ascoltarlo, non volevo ascoltarlo perché sapevo benissimo che se l'avessi fatto, sarei scoppiata nuovamente in lacrime e sarei ritornata indietro correndo fra le sue braccia e sarei ritornata nello schifo, e io non volevo più vivere in quel modo.

...

SPAZIO AUTRICE :
Hey gente! Come state? Spero tutto benone!
Scusate se mi sto facendo sentire poco ma mia madre non sta molto bene e di conseguenza devo fare tutto io in casa quindi sono 24 ore su 24 occupata, belle vacanze quelle che sto passando eh😅🙄.
Comunque, vi é piaciuto il capitolo? Fatemelo sapere commentando eh!
Da qualche giorno poi mi é sorta una domanda che mi frulla in testa : ma voi da quanto tempo mi seguite? Sarei curiosa di saperlo😍❤️
E niente basta, adesso ve saluto e ve ringrazio.

//Clelia❤️

Comunque vada, con te. ||Ultimo||Where stories live. Discover now