||capitolo 30|| identità

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<<brutto sogno ho fatto...su quella casa>>

Rimasi di ghiaccio, senza parole.
È andato a cercare quella casa, a causa del sogno. Proprio come me.

<<Anche io>> gli dissi. Gli raccontai del sogno che avevo fatto, che in quel momento non so come ha ripreso forma, senza tralasciare i minimi dettagli.

<<Anche io ho fatto lo sogno stesso>> era pieno di dubbi, come se fosse destino il nostro incontro.

Se non l'avessi incontrato, probabilmente sarei rimasta lì per non so quanti anni in mano di un qualche Ghoul maniaco.

Dopo un po' mi addormentai, appoggiando la testa al finestrino.

~•~

Sono con Kaneki, dentro la casa. Mi trovo davanti alla porticina che porta in cantina. Kaneki di fianco a me fisso sulla porticina che sto tentando di aprire facendomi luce con la torcia.
Ci riesco, la aprì lentamente  facendola scricchiolare.

<<Fai piano>> dice il ragazzo vicino a me.

Ma no, ma guarda, ma grazie. Non sono stupida.

Scendiamo, sempre lentamente, le scale finché non ci troviamo finalmente in cantina.
Da dietro di noi la porticina si chiude di scatto, e quasi mi prendo un infarto.
Ken trovò un interruttore e accese la luce, o almeno, quel poco che c'era di luce. Sul soffitto si trovava soltanto una lampadina attaccata a un filo che dondolava a ritmo incalzante.

Davanti a noi c'è una sedia di legno, e davanti a essa uno specchio arrugginito e sporco.

Questa cantina è più vecchia dello scantinato di mia nonna.

Non riesco a credere che questo posto sia uguale al mio sogno, ma c'è qualcos'altro che mi preoccupa. Kaneki. Nel sogno io ero un Ghoul che stava divorando un essere umano.

Kaneki potrebbe essere me e io la povera vittima. Ma non lo farà, lui mi ama. Non mi farà mai del male. Mi fido di lui.

Mi giro, non lo trovo più.

~•~

Mi svegliai da una stretta di braccio.

AIUTO MI VOGLIONO UCCIDERE.

Ah no, è il ragazzo barbone analfabeta che mi sta avvisando che siamo arrivati. Perché sempre sul più ansioso?

Bè, in parte lo ringrazio. In parte lo odio. Del resto, stavo dormendo. Mai svegliare una donna dormiente

Scendemmo dall'autobus e lo portai in casa mia.

Lo feci attendere qualche minuto sul divano mentre andai a prendere i medicinali e un set di spazzole e creme per la faccia.

Ritornai che non vidi niente con tutto l'ammasso che avevo preso.

Il suo volto se prima era sperduto ora era scomparso. Slenderman, sei tu? Era pallido, peggio degli Idol.

Appoggiai il tutto sul tavolino davanti e presi la salviettina disinfettante.

<<Non so se farà male o meno, ma devi solo stare fermo>>.

Non ve la faccio lunga, ma ci ho messo 5 ore a sistemarlo per bene, o quasi.

Presi in mano la forbice e facendola girare tra le dita esclamai <<bene!! Parrucchiera time!!>> .
Non ho mai tagliato i capelli a qualcuno, ma devo pur sistemare quei nodi.

Dopo il meraviglioso taglio, gli lavai i capelli con lo shampoo.
Dopodiché andai in camera di mio padre e scelsi qualche vestito sportivo, per non andare oltre, e glieli misi sul divano.

<<E questi?>> Li stava guardando come se fossero alieni.

<<Sono vestiti nuovi per te. Quell'immondizia ormai non te la voglio più vedere sul corpo>> e gli tolsi la maglietta stropicciata e tagliata in alcuni lati. Il suo fisico era quasi scheletrico, si vedevano le costole. Povero....dopo gli preparo 7 piatti di Ramen (ovviamente in scatola,non lo so realmente fare).
Gli pulì il petto e il torace sporchi con una spugna, poi lo asciugai con una salvietta e gli misi la maglietta pulita.
Tocca ai pantaloni.
Abbassai la cerniera e sbottonai il bottone tale modo che li possa abbassare per bene, che notai un qualcosa in mezzo.

NON HA LE MUTANDE.

Cacciai un urlo indietreggiando coprendomi gli occhi da ciò che avevo visto.

<<C-che succede?>>come se non lo sapesse. È normale, è stato maltrattato per tutto questo tempo, gli avranno tolto i Boxer che per lui era abitudine farlo vedere. MA PER ME NO.

Sempre con il braccio sugli occhi, presi il boxer di mio padre e glielo lanciai in faccia.

<<Togliti i pantaloni e mettiti questo boxer, dimmi quando l'hai fatto>> sentii i pantaloni cadere per terra. Buon segno. Poi sentii un "fatto" e tolsi il braccio dagli occhi, vedendo abbastanza sfocato, perché li avevo premuti troppo. Finalmente al posto di quel serpente vedo un boxer.

Sospirai e presi la spugna pulendo le gambe,per poi asciugarle e mettere i pantaloni nuovi.

Con fatica ,poi, mi rialzai e lo guardai meglio.

<<BENE!>> dissi col fiatone.
<<Ultima cosa!>>corsi in camera mia,  aprì il cassetto e presi un libricino, tornai in sala e glielo porsi.

<<Questo è un dizionario. Visto che non vai ancora a scuola ti lascio qui in casa e tu dovrai solo e soltanto-sottolineando il soltanto- studiarti la grammatica>> prende il dizionario e lo apre. Con le sopracciglia corrugate tentò di leggere alcuni vocaboli.

<<Bene, ora aspettami che ti preparo da mangiare>> presi la scatoletta di Ramen e lo preparai bello caldo.

Finito di cuocere glielo porsi e gli dissi come se fosse un alieno atterrato sulla terra <<questo si chiama Ramen, è cibo buono>> lo prende e mi fa una smorfia <<so cos'è il Ramen. Sarò rimasto rinchiuso per 4 anni in una casa ma non mi dimentico mai il cibo>>e con le bacchette iniziò a portarsi in bocca quei deliziosi Noodle.
I suoi occhi divennero cuori con sfondi stellari, e le sue guance si bagnarono di lacrime emozionanti.

<<Da quanto non mangi?>> Gli chiesi guardandolo con curiosità, quasi incantandomi.

<<Circa 2 anni. All'inizio non mi dava da mangiare, poi gli facevo pena e ha iniziato a darmi qualcosa di scarso>> si, adesso che stai mangiando mi fai più pena di prima.

<<Sicuro di non ricordarti il tuo nome?>> siamo ancora sul divano, lui sta mangiando il 5° Ramen in scatola, io invece sistemo il tavolino con scarso interesse.

<<Non me lo ricordo. Lui mi chiamava "t2z" che pronunciato sarebbe "tciuzed", non so il motivo, ma mi ha chiamato sempre così>>
Ma che nome di merda. Non si da nemmeno a un cane. Ma un significato lo dovrà pur avere.

Risi sotto i baffi e guardai per terra, cercando un nome da dargli. Finché non mi si accese la lampadina.

<<TAKESHI!>> Esclamai alzandomi dal divano.
Lo indicai con stupore <<TU DA OGGI SARAI TAKESHI-KUN!>> Takeshi vuol dire "guerriero", e in qualche modo gli si addice. E poi, è l'unico giusto rispetto agli altri che avevo in mente.

Annuì con timore, poi una seconda più deciso. Si alzò poi superando la mia altezza con ancora in mano la 5° scatoletta di Ramen.

<<Da oggi sono Takeshi-kun!>> ripeté, e la sua mano si appoggiò sulla mia spalla e finalmente sfoggiò il suo primo sorriso,facendomelo ricambiare.

<<Bene, ora devo crearti una carta d'identità, e poi ti iscrivo a scuola>>. Fortunatamente si ricorda la sua data di nascita, cosa che per me è difficile da ricordare, e dopo 10 ore che non tocco il telefono decisi di accenderlo.

Sono le 9.30 del mattino. Ed è lunedì.

||ANGOLO D'AUTRICE||

Zau Guyss, questo capitolo l'ho fatto un po' lunghi, ma, non chiedetemi il motivo, con questo new entry è bello immaginarsi la storia. Qui entra in gioco la j-drama (lol).

Detto questo, vi riabbandono ciauuuu.

You were just a Dream ||Kaneki X Reader||Where stories live. Discover now