"Capitolo 2"

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Siamo quasi arrivati all'aeroporto e già inizio a sentirmi male. Ho sempre odiato i saluti prima delle partenze. Credo che l'aeroporto è un posto bellissimo per chi parte ma orribile per chi resta.

Il volo è tra 45 minuti, hanno appena imbarcato le valigie e ora siamo seduti in un bar, io sono seduta tra mio fratello e Vin. Vin oggi si comporta in modo strano, non so perchè mi sembra nervoso.

Una signora annuncia che si può iniziare ad entrare nell'aereo e il momento che tanto volevo che non arrivasse mai è arrivato. Abbraccio mio fratello con le lacrime agli occhi, so che mi mancherà da morire.
Lo vedo allontanarsi mentre delle lacrime calde mi bagnano il viso quando all'improvviso due braccia forti mi circondano la vita. All'inizio non ci faccio caso, ma poi mi sembra così strano quel gesto da parte sua ma ne ho così bisogno che mi giro e ricambio l'abbraccio.

Da quando avevo 6 anni, l'unica cosa che mi fa smettere di piangere è un buon gelato, quindi informo Vin che ho intenzione di andarmi a prendere un gelato in riva al mare. Lui accetta subito sfilandomi di mano le chiavi della mia cinquecento ottenendo da parte mia un lamento. Non avevo mai fatto guidare a nessuno la mia auto, neanche a mio padre ma non so perchè mi stetti zitta eppure non è da me star zitta.

Andammo lungo il Cesenatico,lui si offrì di comprarmi il gelato al pistacchio e nocciola, i miei gusti preferiti. il silenzio tra noi regnava, daltronde non eravamo mai rimasti da soli.

"Allora cosa ti fa star male della sua partenza?" così Vin decise di rompere il silenzio.

Non poteva farmi domanda peggiore, erano così tanti i motivi per cui stavo male e mi uscì dalla bocca solo "Non so, forse perchè lui è l'unica persona di cui fido". Ed era vero, non mi sono mai fidata di nessuno all'infuori della mia famiglia.

" E perchè? Perché non riesci a fidarti di nessuno?" disse fissandomi negli occhi.

Nella mia testa pensavo a solo quanto era rompi balle quella sera ma poi dissi "Non so, tu mi conosci quindi dovresti sapere" ed era vero, lui mi conosceva, erano nove anni che faceva parte della mia vita, ma non ci eravamo mai ritrovati a parlare così in intimità.

"Si, ti conosco ma davvero delle volte non riesco a capirti. Sei bella, hai un caratterino però non so cosa ti spinge a tenere tutti lontano da te. Comunque, tuo fratello mi ha lasciato dei compiti" disse leccandosi il labbro.

"Addirittura dei compiti? non lo facevo così. Fammi sentire. "
"Allora: se mia sorella dice che vuole stare da sola, non è vero va da lei e falla uscire. Controlla quello che fa e vedi se va a scuola tutti i giorni, insomma comportati da fratello maggiore e ultima cosa, ma la più importante, controlla chi le si avvicina, sai che non mi piacciono quei tipi che ci provano con lei" disse fissandomi le labbra e imitando la voce di mio fratello.

Scoppiai a piangere, questa volta per le risate.Non potevo credere che lui accettasse e poi perchè? quando uscivamo, finivamo sempre per litigare.

Lo abbracciai io questa volta, avevo bisogno di sentirmi al sicuro e visto che ora lui ricopriva il ruolo del mio fratello maggiore, avevo tutto il diritto di abbracciarlo.

Mentre mi scioglievo dall'abraccio le nostre mani si toccarono fino ad intrecciarsi, i nostri occhi si cercavano ed eravamo sul punto di baciarci ma all'improvviso il mio telefono squillò e lo schermo mostrò la scritta mamma.

L'età non contaWhere stories live. Discover now