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#Friendzone

«T-tu sei... Gay?»sussurro sconcertata. «Io non...»

«Lo sa tutta la scuola, Katniss.»bisbiglia a disagio come se si volesse scusare. «Lo sanno tutti.»

«Ecco perché non ti ho mai visto con una ragazza.»realizzo ad alta voce, alzandomi in piedi. Mi stringo nelle spalle mentre mi raggiunge e mi accarezza una guancia.

All'improvviso distoglie lo sguardo. «Mi dispiace.»dice assorto. «Scusami se ti ho fatto credere che...»

«Devo andare.»esordisco sentendo gli occhi pizzicare, e fuggo dal suo tocco scappando via. Non prendo neanche il cappotto, può anche tenerselo.

Corro alla cieca, nonostante abbia le gambe intorpidite per lo sforzo non mi fermo. L'adrenalina mi sta uccidendo e credo proprio che tra poco finirò per esplodere.

Un piede dietro l'altro, un respiro dietro l'altro, una lacrima dietro l'altra.

Avevo sempre immaginato di potermi rifugiare nelle braccia di Matthew Dustin, e solo adesso mi accorgo di quanto fossero stupidi i miei sogni. Vedevo le nostre mani intrecciate, le nostre risate, il nostro amore.

Tutte stronzate.

Le mie gambe, ormai ridotte a gelatina, si fermano davanti ad un cancellino di legno, un cancellino che conosco molto bene. Mi passo una mano tra i capelli scompigliati sentendo una goccia di sudore scivolarmi sulla schiena, e oltrepasso la staccionata con un groppo in gola.

E alla fine, eccomi qua.

Busso alla porta, le mani tremano in modo incontrollabile, così le nascondo dietro la schiena.

Da uno spiraglio di luce dentro la casa ne esce una chioma riccia corvina che riconoscerei tra una folla di persone.

«Kit Kat.»aggrotta le sopracciglia appena nota in che stato è la mia faccia. «Che diavolo ti è successo?»

Apre di più la porta e mi osserva preoccupato con quegli occhi verdi bellissimi, e io non posso fare a meno di saltargli addosso e scoppiare a piangere sul suo petto. Mi stringe forte, ma sono sicura che non stia usando tutta la sua forza. È come se avesse paura che possa crollargli davanti improvvisamente.

«Piccolina.»sussurra affranto accarezzandomi i capelli come fa sempre. «Che ti ha fatto quel coglione?»sibila irrigidendosi.

Struscio il naso sul suo collo, riuscendo a calmare di poco i singhiozzi. «Lui... Lui è...»

Mi dà un bacio sulla tempia e si chiude la porta dietro le spalle con un calcio, reggendomi per le cosce. «Tranquilla, adesso ci sono io.»bisbiglia al mio orecchio. Percepisco dei brividi attraversarmi le braccia, e mi rimpicciolisco ancora di più sul suo petto. Percorre il salotto a grandi passi, sento sua madre avvicinarsi, ma lui la blocca dicendogli qualcosa a bassa voce, e mi porta in camera sua.

Si siede sul letto, con me ancora in braccio, e rimane in silenzio ad accarezzarmi i capelli fino a quando non smetto di piangere. Mi sento al sicuro, adesso.

«Vuoi dirmi cos'è successo?»mi chiede portando due dita sotto il mento per alzarmelo, in modo da guardarlo negli occhi. La piccola luce sul comodino emana un bagliore fioco che gli lascia in penombra una parte del viso, gli rende le iridi più scure, quasi nere. Deglutisco sentendo una seconda scarica di brividi. «Matthew è gay.»farfuglio, ancora un po' sconvolta. «Stava per baciarmi, e un momento dopo...»abbasso lo sguardo. «...Mi ha chiesto il numero di Andy.»

«Stava per baciarti?»ripete non calcolando minimamente la seconda parte della mia frase. Fa una smorfia e mi osserva, ha di nuovo quella strana luce negli occhi.

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