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#Maschi

Una cascata di capelli dorati mi si pianta davanti, togliendomi il respiro. Vedo Matthew Dustin farmi l'occhiolino mentre entra nella piscina colma di profumi. È bellissimo con quel petto nudo scolpito e la veste greca sui fianchi.

Si passa una mano olivastra sulle ciocche perfette, e afferra una boccetta di vetro colma di olio. La apre e la pone sopra la sua testa continuando a fissarmi, gli occhi azzurri enigmatici. L'olio scivola lentamente sul resto del suo corpo. Potrebbe friggerci le patatine, sopra quegli addominali.

Lo guardo, è così bello.

Ad un tratto però esce dalla piscina con un balzo, cogliendomi di sorpresa. Si avvicina serio, e si ferma a pochi centimetri da me. «J'adore, Dior.»sussurra assottigliando lo sguardo.

Apro la bocca per dire qualcosa, ma non riesco a parlare. È così invitante da sembrare un cioccolatino.

«Katny svegliati.»dice con una voce femminile.

Aggrotto le sopracciglia. «Eh?»

«Katny svegliati.»ripete, e tira fuori dalla veste una trombetta da stadio.

Una trombetta da stadio?

«Aaaaaaaaah!»urlo nascondendo il viso sotto il cuscino. «Ti prego no, non voglio che massacri i miei timpani! Ti prometto che la prossima volta i soldi li darò a quel senzatetto e non li userò per comprarmi le tortillas!»

Sento mia madre scompisciarsi dalle risate, e sbuffo. Prima o poi la vendetta arriverà, arriverà eccome.

Alzo leggermente il cuscino in modo da avere uno spiraglio di luce. «Stronza.»biascico. «Oggi è domenica, lasciami dormire.»

Mi toglie il cuscino con uno scatto continuando a ridere, e mi tappo gli occhi con le braccia. «No, adesso brucerò sotto questo sole ardente!»urlo isterica. «Edward Cullen, salvami tu!»

«Katniss.»sospira mamma. «Il cielo è grigio.»

Apro lentamente le palpebre e individuo il suo cespuglio di capelli rossi. «Ah.»

Alza gli occhi al cielo e tira fuori il telefono dalla tasca. «Almeno è venuto bene.»

Mi tiro su, ancora assonnata. «È venuto bene cosa?»

«Oh.»ridacchia furba. «Niente.»

«Mamma.»borbotto alzandomi. «Dimmelo.»

«No.»

«Si.»

«No.»

«Si.»

«Si.»

«Si.»scuoto la testa. «No aspetta, che?»

Scoppia a ridere un'altra volta ed esce allegra dalla camera. «Ti voglio bene!»

Sbuffo e cammino strusciando i piedi sul pavimento di legno. Chiudo gli occhi, ho ancora troppo sonno. Vado un po' alla cieca verso il bagno, dovrebbero essere cinque passi a destra e quattro a dritto. Oppure erano tre a sinistra e cinque a dritto?

All'improvviso sbatto contro il muro freddo e finisco in terra con un tonfo.

«Aia.»sussurro contrita. «Si può sapere perché devo sempre cadere?»

Sposto lo sguardo verso una me più piccola dentro una cornice appesa. «Dici?»sospiro. «Non credo che sia per farmi fare più attività fisica.»

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