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- Grazie Jane. Buonanotte - disse Jack scendendo dall'auto.

- Figurati. 'Notte - sorrisi e quando chiuse la portriera mi rilassai, scivolando lentamente sul sedile.
Ero stanca morta e Alex dietro ronfava come non mai.

Ripartii verso casa del castano e alzai il volume della radio per non addormentarmi. Per fortuna Alex aveva fatto un cd con le canzoni che piacevano anche a me. Era stato davvero un bel gesto e non potei far a meno di sorridere.

- Ehi piccola - sentii una voce roca provenire dai sedili posteriori.

Guardai nello specchietto retrovisore e vidi il prof sedersi composto, poggiandosi con la testa contro il mio sedile.

- Ehi - salutai stanca, guardandolo nello specchietto.
Erano le due e mezza di notte ed ero ko. Volevo rifugiarmi nel mio letto e coprirmi con le coperte fino al naso e sprofondare nel sonno; sentire il caldo del piumone e sognare cose impossibili.

- Sei stanca? - chiese preoccupato.

SÍ, Alex. Sono stanca morta e non vedo l'ora di tornarmene a casa.
- Non tanto. Ti riporto a casa e poi me ne vado -.

Sospirò
- Bé, puoi restare da me. É quasi un'ora di camminata e io non sono nelle condizioni di guidare -.

- Hai mal di testa? - domandai, evitando di rispondere. Volevo dormire nel mio letto. Volevo svegliarmi con la nonna e dovevo andare a scuola. Non avevo un cambio ed ero in giro in pigiama.

- Sí. Micidiale. Non avevo intenzione di bere, anzi, volevo far finta di bere e farti restare a dormire da me, ma poi ho alzato troppo il gomito e sono partito per un viaggio extragalattico. Ho un senso di nausea pazzesco e tu guidi come se fosse una gara di Rally - disse, mettendosi una mano sulla pancia e rilassandosi contro il sedile.

- Intanto se non ci fossi io, probabilmente domani mattina ti saresti trovato nudo in chissà quale casa; con una tipa rifatta e con le tette al vento mentre fuma una sigaretta o si trucca per accettare se stessa - dissi ironica.

- Gelosa piccola? - inarcò un sopracciglio, ghignando divertito.

- Ma nemmeno per sogno. Sarei felice per te - sorrisi falsamente, stringendo piú forte il volante.

Rise.
- Ne dubito. Però, piccola, rimani da me a dormire? - chiese di nuovo.

Mi arrestai al semaforo rosso e pensai alla risposta.
Non avevo il cambio, la nonna non sapeva che ero uscita, ero assonnata e la mia pigrizia mi bloccava dal far un'ora di strada.
- Va bene. Ma devi portarmi a casa domattina presto -.
Lo sentii esultare e si coricò di nuovo sotto la sua giacca a riposare.
Doveva tenermi compagnia...

*

- 'Notte - dissi felice, quando toccai il materasso del letto. La stanchezza si faceva sentire e appena toccai il cuscino e mi rifugiai sotto le coperte, mi addormentai in pochi istanti.

Non sentii nulla.
Ero persa nei miei sogni magici, quelli che per me erano possibili.
C'erano mio papà e mia mamma, io suonavo la chitarra in un giardino verde e curato, pieno di fiori, tra cui degl'Iris blu e mi sentivo leggera e felice. La mamma rideva con il papà e canticchiavano sopra il mio pizzicare delle corde.
Poi l'immagine cambiò, mi guardai intorno sentendo gli uccellini canticchiare e il profumo di pino nell'aria. C'era la nonna e il nonno seduti su una tovaglia rossa e bianca che mangiavano allegramente. Mi rincorrevano nel bosco e quando mi prendevano mi solleticavano la pancia.

Mi svegliai di soprassalto, tastando il letto in cerca del corpo caldo di Alex, che però non sembrava esserci.

- Alex - lo chiamai a bassa voce, ma non rispose.
Scesi dal letto e lo andai a cercare per casa.
Dalla cucina una luce fredda illuminava l'ingresso, cosí, con calma andai a vedere se fosse lui.

Math's Hater || Alex GaskarthWhere stories live. Discover now