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Dopo la confessione fatta ai tre, tornammo in classe con le ultime due ore di matematica.

- Per quanto mi piaccia Gaskarth, due ore consecutive di pomeriggio sono troppe - decretò Julie.

Le lanciai un'occhiataccia, ma tornai ad avere la stessa faccia per non destare sospetti.
Ma purtroppo lei la vide e si scandalizzò.

- Jane, va bene che hai dei gusti del cazzo sui ragazzi, ma non puoi dirmi che Gaskarth sia brutto -.

No, non era per quello.
- Mica ho detto qualcosa - risi.

- Se fosse possibile mi ci metterei insieme. Si vede che comunque gli interesso -.

Alzai gli occhi al cielo.
Perché pensavano tutte che Alex ci provasse con LORO?

- Arriva! - urlò Mark, la vedetta della classe.

Io ero in fondo insieme a Glen, Emily e Frank.
Che quadretto dei sogni. Sorrisi al pensiero.

- Buongiorno ragazzi, come state? - salutò entrando in classe.

Un coro di "bene" si fece spazio in classe.

- Ottimo. Sentite cos'avevo in mente: dato che l'orario é stato fatto con i piedi e due ore di matematica di pomeriggio sono peggio che il prelievo del sangue, che ne dite di fare un'ora di lavoro e poi facciamo qualcos'altro? -.

Tutti annuirono e si esaltarono.

- Perfetto; vedo che siete d'accordo. Però ora prendete pagina 394 e facciamo questi esercizi sulle parabole -.

Mi persi un po', ma tutto sommato riuscii a seguire qualcosa, nonostante quei tre continuassero a fare battute stupide e a ridere come imbecilli.

*

- Che volete fare? - chiese Gaskarth.

- Giochiamo a obbligo o verità? - urlò Federick.

Io scossi la testa, ma purtroppo gli altri annuirono.

- Ma non fate casino - disse il prof, aprendo i registri.

- Chi comincia? - chiese poi lo stesso ragazzo che aveva proposto sto schifo.

- Io! - disse Simon.

Alex, intanto controllava la situazione, giusto per non far accadere cose che non voleva succedessero.

- Jane, obbligo o verità? - ti pareva.

- Verità - risposi sbuffando.

- Mh. Dove lavorano i tuoi genitori? - stronzo.

- Che ti frega dove lavorano i suoi genitori - disse Alex.

- Lavorano per una banca entrambi - inventai, ma non del tutto. Infatti mamma e papà lavoravano entrambi per la banca.

- Ah, quindi sono ladri? -.

- Ma che problemi ti affligono, razza di psicopatico? - domandai affranta.

- Filer, la prossima volta che dici una roba simile ti spedisco dal preside. Siamo stati chiari? - disse il prof, sorridendogli falsamente.

- Passo la palla a Emily. - me ne fregai di quell'imbecille - Obbligo o verità? -.

- Obbligo - coraggiosa.

- Devi urlare fuori dalla finestra "sono senza mutande e reggiseno" - risi.

Lei si alzò e si affacciò urlandolo seriamente.
Tutti ridemmo, compreso Alex che scosse la testa.

- Che ci frega!- urlò un'altra voce dall'esterno, facendomi ridere ancora di piú.

Math's Hater || Alex GaskarthWhere stories live. Discover now