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Come previsto, le oche si pararono davanti ad Alex non appena l'ultima campanella delle cinque suonò.

- Prof, come sta la sua ragazza? - chiese Camille.

- Bene, bene. Ma ora devo scappare - le snobbó.
Peccato che le due non si facevano problemi a seguirlo e a rimettersi davanti.

- Ci può portare a casa? - domandò Raissa.

- No, ragazze. Devo andare - cercò di seminarle, ma le due arpie continuavano a seguirlo.

Io, nel mentre, camminavo lentamente dietro a quell'odioso teatrino.

- Basta seguirmi, non dovete prendere un pullman? - sbuffò, muovendo tutti i registri.

- Ma se ci porta a casa lei non dobbiamo prenderlo - rise come un'oca giuliva Camille.

Le avrei strappato i peli del naso. Era insopportabile. Non la reggevo. Era cosí frustrante, noiosa e cozza.

- Sentite, io non vi ho mai detto che vi accompagno a casa. Primo perché ho una cosa piú importante da fare, due perché, con tutto il rispetto, non ne ho assolutamente voglia - sorrise scortese alle due e si dileguò sulle scale, diretto in sala insegnanti.

- Porca troia se é sexy. Madonna se non me lo cavalcherei di brutto - parlò a bassa voce la mora.

Dio, in quel momento avrei sperato di essere sorda. Camille, tesoro, Alex é mio. Mio.
Le vene mi sarebbero scoppiate dalla rabbia e dal nervoso che mi facevano venire quelle due. Era una gastrite continua.
Ripresi a camminare quando le due si voltarono ridendo. Pena e schifo erano le uniche parole che potevano venirmi in mente guardandole.

- Oh, ciao Jane. - mi salutò la bionda - Sai che Gaskarth ci porta a casa? -.

La guardai alzando un sopracciglio.
- Ma ne sei sicura? Guarda che fino a due minuti fa c'ero anch'io e non penso proprio che Gaskarth vi abbia dato consenso... - sorrisi falsamente.

- Tanto, Jane, non hai speranza con lui. Si vede che mi ama - disse Camille.

- Amen - alzai le spalle. Risi internamente.

- Come osi dire che viene dietro a te quando é indubbiamente stracotto di me - si lamentò Raissa.

Le oche incominciarono a prendersi a parole e a discutere su chi Alex andasse dietro, ma avevo io la risposta: a nessuna delle due.

- Bé, ci vediamo - mi voltai e ripresi a camminare, sentendo le due che bisticciavano ancora tra insulti e derisioni.

Mi diressi alla fermata del pullman e misi le cuffiette. Tanto Alex ci avrebbe messo mezz'ora ad arrivare. Colpa di quelle due che non lo lasciavano andare.

*
Dopo quaranta minuti che aspettavo la Golf nera e il mio magnifico prof a bordo, persi la speranza e pensai seriamente che le avesse accompagnate a casa.
Ma proprio mentre mi alzavo per tornare a piedi dalla nonna, la Golf si parcheggiò accostata al marciapiede.
Il mio cuore fece una capriola e si alleggerí.

- Pensavo te ne fossi andata. - disse, passandosi una mano sui capelli e ripartendo - Quelle due sono come i brufoli -.

Risi.
- Ti stavano dietro? -

Annuí.
- Lascia stare. Ad un certo punto Raissa é salita davanti, ma anche Camille voleva stare lí; si sono messe a litigare e a tirarsi i capelli per prendere posto, ma quando poi sono scese dall'auto sono partito come una scheggia. Ho di meglio da fare che separare due piovre -.

- Cos'é che hai di meglio da fare? - chiesi ghignando e alzando un sopracciglio.

- Lo vedrai piccola... - sorrise e mise la mano destra sulla mia coscia.

Math's Hater || Alex GaskarthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora