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I giorni proseguirono lenti.
E il pensiero che stavo lavorando in quel posto per l'ultima volta dell'anno, mi faceva rimanere senza parole.
Per me era importante iniziare un anno nuovo. Volevo migliorare e crescere. Volevo vivere esperienze nuove e lasciare gli anni passati alle spalle, dimenticando la maggior parte delle cose. Volevo riprendere le cose che avevo perso e affrontare tutti i problemi per rendermi piú vivibile l'anno.
Avevo voglia di essere libera e di stare bene.

- Che farai sta sera? - chiese Peeta, continuando a pesare le forme del pane.

- Uhm, non lo so. Penso che starò a casa con i miei - dissi, scrollando le spalle.

- I tuoi non si fanno vedere mai - sorrise.

- Sí, lavorano tanto. Sono sempre via - era la stessa scusa che usavo con tutti. Loro ci credevano e io mi nascondevo dalla crudele realtà.

- Magari sta sera riescono a stare con te di piú - continuò a incoraggiarmi. Fiato sprecato.

- Non penso. Sono come degli spettri - sorrisi a malapena, rendendomi conto di che battuta del cazzo feci.

- Non ti piace parlare di questo argomento, vero? - chiese, smettendo di lavorare e guardandomi.

- Esatto, quindi parliamo di altro - risposi continuando a seguire la pasta delle brioches che si abbassava sempre di piú.

- Va bene, scusa. - disse - Ma hai il ragazzo? -

Mi prese alla sprovvista.
Non lo sapevo nemmeno io se era il mio ragazzo o meno.

- No, tu? -.

- No... - disse, scrutandomi meglio - Ti va una volta di uscire insieme? -.

Mi bloccai.
L'ultima volta che uscii con un ragazzo era Kyle, e non volevo nemmeno ricordare quella serata.

- Ehm... -.

- Se non ne hai voglia basta dirlo - cominciò.

- No! Non é per quello, non pensare che non voglia uscire con te. Tu mi piaci, cioé, nel senso... - sospirai e chiusi gli occhi - Nel senso che tu mi piaci come persona, ma non riuscirei mai a provarci e a stare insieme ad una persona con cui devo lavorare e passare delle giornate intere gomito a gomito. Diventerei pazza. - lo guardai e aggiunsi - Peeta, non sei un brutto ragazzo, ma pensa che imbarazzo e tensione si creerebbe -.

- Grazie Jane, ma non era ciò che intendevo io. Volevo uscire come amici... - ah. Che imbarazzo - É arrivato il Luna Park al molo e volevo fare un giro per rilassarmi e fare qualche montagna russa. Hai la faccia di una che ama il rischio -.

- Oh, d'accordo. Posso portare un amico? - chiesi.

- Certo. Ti ho detto che non é un appuntamento. Anche perché tu hai un ragazzo -.

- Ho un che?! Ti ho già detto che non ce l'ho - esclamai sconvolta dall'affermazione.

- Non dirmi che quel succhiotto te lo sei fatta con le mollette... - rise. Mi toccai nel punto esatto in cui Alex aveva lasciato il segno - E probabilmente il ragazzo in questione é il castano che é passato l'altro giorno -.

- Cosa? - risi imbarazzata, arrossendo e cominciando a sudare freddo.

- Eddài Jane, é cosí semplice vedere l'amore che c'é tra di voi - sorrise, riprendendo a cilindrare il pane.

Ci misi un attimo a carburare ciò che aveva detto.
- Era solo il mio prof di matematica - risposi pacata.

- Che ti piace -.

- No - scossi la testa insistendo.

- Smettetela di rompere le palle e fate andare le mani che voglio essere a casa prima delle due - si intromise Mark, passando con una torta farcita e decorata.

Math's Hater || Alex GaskarthWo Geschichten leben. Entdecke jetzt