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Dopo che il film fu finito e i ragazzi ebbero scofanato tutto ciò che Alex teneva in dispensa, Jack, Rian e Zack ci salutarono e uscirono di casa tra spintoni e pugni da parte del corvino con il ciuffo rosso.

- Sono simpatici - sorrisi ad Alex, quando chiuse definitivamente la porta di casa.

- Eh già. Ma il piú simpatico del gruppo sono io - si pavoneggiò, assumendo pose strane.

- E mangiano anche parecchio - ammisi, ridendo.

- Non posso far altro che darti ragione - sorrise, avvicinandosi al divano e sdraiandosi vicino a me.

Ero seduta a gambe incrociate sul suo bellissimo e spaziosissimo divano di stoffa, quando lui poggiò la testa sulle mie gambe, chiudendo gli occhi.
Presi a fargli dei grattini sui capelli, pettinandoglieli anche. Seguii i contorni del viso e gli lasciai un casto bacio sul naso.

- Domani devo andare al lavoro... - parlai rassegnata, distruggendo il senso di pace che c'era.

- Io fino a settimana prossima posso riposare - mi fece la linguaccia, mettendosi composto.

Sbuffai.
- Per la prima volta dirò che non vedo l'ora di andare a scuola -.

Alex rise scuotendo la testa.
- Eddài, non é cosi male andare a lavoro, no? -.

Lo guardai seria, alzando poi le sopracciglia.
- Certo! Se il tuo lavoro é stare seduto e parlare di quanto sia bello calcolare l'area del dado e misurando la distanza che c'é tra i puntini neri -.

- Non é vero. - rise - Vedi, tu e i tuoi compagni pensate che i professori non facciano un tubo dalla mattino alla sera, ma non capite che non é per niente facile tenere a bada una classe di ventisei ragazzi tutti quanti con gli ormoni a palla. - mi guardò negli occhi - O di quanto sia insoddisfacente vedere che la maggior parte dei ragazzi prenda F in verifica. - ascoltai attentamente il suo sfogo - Il fatto é che quando correggi le verifiche, nonostante sai che non tutti studiano o stanno attenti o che la materia é difficile, ti prende un po' la malinconia. Fai qualcosa per qualcuno e lo buttano nel cesso, non apprezzando lo sforzo che facciamo per insegnare bene e rendere un pochino piú colme quelle teste vuote. Ma niente. Non riusciamo a farvelo capire. Il menefreghismo che c'é in questa società é allarmante. E disarmante il fatto che non c'é ombra di qualcuno che voglia fare e sapere di piú -.

Schiusi le labbra e annuii, non sapendo che dire.
Non l'avevo mai capovolta la situazione; pensavo solo a quanto fossero noiose le lezioni con Gigly e di quanto fosse imbarazzante sentirlo parlare. A volte sbagliava i verbi e la forma della frase, altre sbiascicava non sapendo le parole. E io mentalmente ridevo.
Ragionai meglio su Gigly e pensai che probabilmente aveva un sacco di problemi: magari stava male sua mamma o lui, aveva studiato per diventare avvocato ed era finito in una scuola con ragazzini viziati e insolenti che, come diceva Alex, non avevano la men che minima intenzione di acculturarsi.
Mi sentii uno schifo. Tutte le volte che litigavo con Gigly non pensavo mai a queste cose. Ero troppo impulsiva e poco riflettiva.

Avevo lo sguardo perso nel vuoto, mentre pensavo a ciò che mi aveva detto Lex.

- Ho dimenticato di dare i preservativi a Jack - disse Alex, sbattendosi la mano sulla fronte.

- Glieli darai domani - dissi, guardandolo andare verso la sua giacca e tirare fuori la scatolina azzurra.

- Dentro a questo coso ho il mondo - replicò, frugando nelle tasche.
- Ho un sacco di scontrini e di fazzoletti. Penso sia giunta l'ora di fare pulizia -.

Risi e, un po' curiosa, feci lo stesso con la mia.
- Allora, io ho: fazzoletti, cartacce, accendino e... - lo tirai fuori insieme ad una pallina di pellicola.

Math's Hater || Alex GaskarthWhere stories live. Discover now