Capitolo 14

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Gli occhi di Jimin osservavano la figura di Lucky, dinanzi a lui, che gli sorrideva sornione. Indossava una camicia bianca, con dei pantaloni neri. Sembrava un angelo della morte. La pioggia continuava a cadere, eppure nessuno dei due sembrava accorgersene. Il corvino non comprendeva se fossero le gocce di pioggia a scorrergli sul viso, oppure le sue stesse lacrime. -Il mio Jiminnie, che cosa ti hanno fatto?- La sua voce fece sobbalzare il ragazzo. -Dovresti essere rinchiuso dentro una cella, non passeggiare per la città.- Disse Jimin. -Anche tu.- Rispose il giovane. Jimin arretrò a quelle parole. Non voleva stare da solo con quel ragazzo. Lo terrorizzava. -Sappiamo entrambi perché hai paura di me.- Continuò Lucky. Fece due passi verso di lui, ma Jimin si allontanò velocemente. -Io sono te. Io sono la parte della tua anima che tu non hai il coraggio di affrontare. Nessuno può vedermi, Jiminnie. Io non esisto.-








-Taehyung sta calmo, riusciremo a trovarlo!- Il suo respiro accelerava sempre di più, mentre correva per le strade di Seoul. Il suo cuore batteva furiosamente contro la sua gabbia toracica. La sua anima si stava pian piano sgretolando. Non poteva essere accaduto sul serio, non poteva averlo perso davvero. Era stata tutta colpa sua, non avrebbe dovuto mentirgli, il suo compito era guarirlo, stargli accanto. Amarlo. E invece l'unica cosa che era stato in grado di fare, era stato distruggerlo definitivamente. -Taehyung per favore, fermati!- La voce di sua sorella giungeva alle sue orecchie come un suono distante. Al suo fianco Yoongi tentava di stare dietro al ragazzo, gli occhi lucidi, mentre tentava di ricacciare indietro le lacrime. Lui era suo fratello maggiore, avrebbe dovuto stargli accanto, ma l'unica cosa che lo preoccupava era che Jungkook potesse abbandonarlo, senza pensare che lui invece, aveva lasciato Jimin a se stesso. Sei solo un egoista, Min Yoongi. Non meriti amore. -Dobbiamo avvertire la polizia, se continuiamo di questo passo, non lo troveremo mai.- Namjoon utilizzò un tono di voce pacato, tentando di tranquillizzare i suoi amici. -Inoltre sta piovendo, se rimarremo tutta la notte fuori, ci ammaleremo.- Uno scatto d'ira incendiò il corpo di Taehyung. -E a Jimin? A lui non pensi? Potrebbe essere da qualsiasi parte, solo e infreddolito. Voi fate come volete, io vado a cercarlo.- Non diede il tempo agli altri di ribattere e corse via, sotto la pioggia battente. Seokjin sospirò e si voltò verso il suo fidanzato, il quale si osservava intorno, preoccupato. Stava per domandargli cosa stesse cercando, quando un pensiero lo colpì violentemente. Hoseok non era con loro.











-Stai mentendo. Tu non sei affatto parte di me.- Si mise le mani tra i capelli oramai zuppi. Chiuse gli occhi, accucciandosi a terra. Tutto quello non era reale, stava solo sognando. Presto si sarebbe svegliato tra le braccia di Taehyug, il quale lo avrebbe accolto con un sorriso luminoso, per poi donargli un tenero bacio sulle labbra. -Sono il tuo inconscio. Sono il frutto della tua mente. Ti sono stato accanto quando Hoseok ti ha lasciato, anche se non potevi vedermi. Sono stato l'unico a rimanere veramente al tuo fianco. La tua famiglia, i tuoi amici, il tuo stesso ragazzo, ti hanno abbandonato.- La sua figura si avvicinava sempre di più. Le braccia di Jimin andarono ad avvolgere il suo corpo, nel disperato tentativo di proteggersi da quelle parole che sembravano dei coltelli pronti a trafiggerlo. Improvvisamente una mano si posò delicatamente sul suo braccio ed il giovane gridò. -Jimin, sono io. Sono Yoongi.- Il ragazzo scostò leggermente il braccio e scorse la figura di suo fratello maggiore che gli porgeva una mano, sorridente. I lineamenti del suo viso erano sfocati, come se fosse uno spettro. Allungò lentamente una mano per afferrare la sua, ma le sue dita gli passarono attraverso. Dietro la figura di suo fratello, i suoi amici gli sorridevano. Taehyung gli rivolse uno sguardo pieno d'amore. Poi, il nulla. Erano scomparsi.

-Sei solo, Jimin.-











-Ma dove si sarà cacciato?- Setacciava senza sosta ogni vicolo, ogni negozio, nella speranza di vederlo spuntare miracolosamente. La pioggia non accennava ad arrestarsi e ormai Hoseok era bagnato dalla testa ai piedi, eppure non se ne curava. Il suo unico pensiero era trovare Jimin. Fermava i passanti, descrivendo in modo accurato il ragazzo, nella remota speranza che potessero averlo visto, ma nessuno sapeva chi fosse, così continuò la sua ricerca. Nella sua mente la scena di poche ore fa, si ripeteva continuamente. Quella ragazza che diceva quelle cose, la reazione di Jimin, la sua fuga. E poi il dolore ed il terrore negli occhi di Taehyung. Non conosceva quel ragazzo ed anzi, non riusciva a sopportarlo per il semplice fatto di avergli portato via il suo Jimin, eppure non poté non provare compassione per lui. Amava davvero Jimin. Forse più di quanto lui stesso avesse fatto. E dopo aver scoperto da Jungkook che Jimin fosse stato rinchiuso in un ospedale psichiatrico a causa sua, si era sentito crollare il mondo addosso. Non avrebbe mai potuto pensare che il corvino fosse un'anima talmente sensibile. Ora più che mai, voleva aiutarlo, non lo avrebbe più lasciato solo. Il suo telefono vibrava nella tasca dei suoi pantaloni ma non si curò di rispondere. La sua unica priorità era Jimin. Senza rendersene conto, si era inoltrato in un piccolo parco abbandonato. Stava per andarsene, quando scorse una figura rannicchiata sotto un imponente salice piangente, che si protendeva verso il ragazzo, come a volerlo proteggere dalle insidie che il mondo conteneva.

-Jimin!-

𝐿𝑜𝓋𝑒 𝒴𝑜𝓊𝓇𝓈𝑒𝓁𝒻 ☾𝒱𝓂𝒾𝓃Where stories live. Discover now