Capitolo 3

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-Jimin, Jimin!- Una voce roca e profonda s'insinuò nel suo dormiveglia, facendolo mugugnare infastidito. Aprì lentamente gli occhi per ritrovarsi la faccia di Taehyung a due centimetri di distanza. -Ma che diavolo stai facendo?!- Esclamò il ragazzo.-Ti stavo svegliando...- Mormorò l'altro.- E non potresti farlo come le persone normali?- Chiese Jimin.- Ma io non sono come tutti gli altri!- Esclamò il castano.-Me ne ero reso conto...- Sospirò. Riluttante si alzò dal letto e si stiracchiò. Aveva fame ma non voleva andare in mensa. Quel giorno purtroppo era lunedì e avrebbe dovuto partecipare alle lezioni mattutine. Si vestì con fare svogliato, indossando l'uniforme bianca che tutti i pazienti avevano l'obbligo di mettere e quando fu pronto uscì dalla cella, senza prestare troppa attenzione al ragazzo dietro di lui che lo seguiva nuovamente. Arrivarono dall'altra parte dell'edificio, adibito a scuola. Molti ragazzi della loro età occupavano il corridoio parlando tra loro, come se fosse veramente un istituto come tutti gli altri, ma Jimin sapeva per certo che non fosse così. Entrò nell'aula e prese posto in uno dei banchi infondo alla classe e Taehyung si sedette di fianco al ragazzo. Poco dopo il presunto insegnate entrò nella stanza e la lezione, se così si poteva definire, iniziò. Per tutta la durata del tempo, Jimin scarabocchiò sul suo quaderno, scrivendo e disegnando. Nemmeno il giovane accanto a lui sembrava seguire la lezione, trovando molto più interessante osservare il corvino concentrato su ciò che stava facendo, le belle labbra corrucciate. Taehyung sorrise, sembrava un bambino. Adorabile. La campanella suonò e Jimin si precipitò fuori da quella stanza. -Finalmente è ora di pranzo!- Esclamò il castano. Il più basso gli lanciò un'occhiata tutt'altro che entusiasta. -Buon per te.- Rispose. -Perché, tu non vieni a mangiare?- Domandò confuso. -Preferisco di no.- A quel punto Taehyung lo afferrò per un braccio e lo scortò fino alla mensa. Afferrò un vassoio e lo riempì per entrambi. Il corvino lo guardava dal tavolo in cui era seduto, un'espressione infastidita sul volto. -Buon appetito!- Disse il castano prima di fiondarsi sul cibo, ma non appena vide che Jimin non accennava a toccare nulla, prese una patatina dal vassoio e la premette sulle sue labbra, finché non fu costretto ad aprire la bocca ed a mandarla giù. Fu così che trascorsero l'intero pranzo.














-Sei un ragazzo fastidioso, sai?- Sbuffò Jimin. -No. Sei tu che fai il difficile.- Rispose a tono il più alto. Stavano passeggiando per i corridoi in silenzio. Taehyung si fermò dinanzi una finestra per osservare la splendida giornata che vi era all'esterno. -Perché non usciamo fuori a prendere un po' d'aria fresca?- Propose. -Io non posso.- Mormorò il ragazzo.-E per quale motivo?- Domandò il castano.- Mi è stato proibito finché non mi deciderò ad aprirmi con gli altri pazienti quando facciamo terapia di gruppo.- Rispose. L'altro lo guardò confuso.-Perché ti è così difficile aprirti con qualcuno?- Domandò, non capendo tutta quella diffidenza.- Perché, caro Taehyung, le persone tradiscono, deludono, ti pugnalano alle spalle.- In quelle parole vi era così tanta rabbia, amarezza, dolore.-Jimin...- Sussurrò.-Perché hai tentato il suicidio?- Il cuore del corvino accelerò i suoi battiti ma non rispose, non voleva rispondere.-Non sono affari tuoi, ragazzino!- Urlò. Lo lasciò lì solo, mentre con passo veloce si dirigeva verso la loro cella, chiudendosi dentro e buttandosi sul letto.-Ragazzino impiccione.-Sussurrò.











-Signorino Kim?- Una voce lo risvegliò dai suoi pensieri. Si voltò per affrontare l'uomo vestito di bianco. Taehyung odiava quel colore così puro, perfetto, come un tempo era la sua anima, prima di essere macchiata in modo indelebile. -Ci sono progressi?- Domandò il medico. Lo sguardo del ragazzo si fece freddo ed il solito sorriso che lo caratterizzava scomparve, rimpiazzato da un'espressione neutra. -Per il momento no.- L'adulto annuì, pensieroso. -Va bene, tu continua a fare il tuo lavoro.- Concluse, scomparendo così com'era apparso. Taehyung sospirò e si mise alla ricerca di Jimin. Camminava per i corridoi, controllò nella stanza in cui erano andati il primo giorno che si erano incontrati, persino nella mensa ma di lui nessuna traccia. Così decise di tornare nella sua cella e lì lo vide, rannicchiato sul letto. Si avvicinò cautamente a lui e notò che stesse dormendo. Sorrise nel vederlo. Era proprio bello, dovette ammettere. -Per favore, non lasciarmi...- Sussurrò d'improvviso il corvino. Sta sognando, pensò il giovane. -Per favore Hoseok, non andartene.- Mormorava. Il suo corpo si agitava nelle coperte, il dolore ben evidente nella sua voce. Taehyung voleva alleviare quella sofferenza, voleva proteggere quel fragile ragazzo. Lentamente si sdraiò al suo fianco e lo circondò con le braccia, stringendolo a sé. -Sta tranquillo, Jiminnie, ci sono io adesso.- Sussurrò al suo orecchio.

















-Mi dispiace Jimin ma non posso più starti accanto.- Il giovane lo guardava, affranto, mentre le lacrime sgorgavano dai suoi occhi, copiose. Non poteva essere vero, non lo stava abbandonando così. Doveva pur fare qualcosa per fermarlo, per convincerlo a rimanere con lui. Ma la verità lo colpì duramente al viso. Non era abbastanza, non era abbastanza per lui. Non era abbastanza per nessuno. Hoseok gli voltò le spalle e si allontanò da lui, per sempre. Jimin rimase lì, immobile, incapace di fare alcunché. La neve scendeva delicata dal cielo, posandosi sui capelli corvini del ragazzo che fissava la figura del suo amato scomparire pian piano. Tornò a casa con lo sguardo puntato a terra, non si disturbò nel salutare i suoi genitori e si rinchiuse nel bagno. Si avvicinò alla vasca e aprì il rubinetto, osservando lo scorrere dell'acqua, ipnotico. Non si curò di togliersi i vestiti, s'immerse lentamente, quasi fosse in uno stato di trance. Nessuno mi ama, pensò prima di chiudere gli occhi e di immergere il capo completamente.














Aprì gli occhi di scatto, boccheggiando in cerca di aria, come se fosse ancora immerso nell'acqua. Avvertì un peso sul fianco destro e solo in quel momento notò un corpo avvinghiato al suo. Alzò lo sguardo ed incontrò il viso addormentato di Taehyung, le labbra dischiuse, i soffici capelli castani arruffati. Bello, pensò il ragazzo. Avrebbe dovuto essere infuriato con lui per aver invaso il suo spazio personale ma il tepore delle sue braccia lo rassicurava. Sorrise impercettibilmente e chiuse di nuovo gli occhi, sprofondando in un sonno sereno.

𝐿𝑜𝓋𝑒 𝒴𝑜𝓊𝓇𝓈𝑒𝓁𝒻 ☾𝒱𝓂𝒾𝓃Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang