Capitolo 10

1.6K 130 20
                                    

-Taehyung Oppa, sono qui!- Una ragazza minuta sventolava la sua graziosa mano in aria per attirare l'attenzione del ragazzo. Il castano le rispose con un cenno e non appena le arrivò davanti, la avvolse in un abbraccio. -Ciao Dae. Ti trovo bene.- Disse il fratello. -Anche tu non sei messo male.- Ridacchiò la ragazza. S'incamminarono verso una caffetteria non poco distante e si accomodarono, ordinando dei caffè e dei muffin. -Oppa, come sta andando con quel ragazzo? Il signor Wang mi ha riferito che se fossi riuscito a fargli compiere dei progressi con la riabilitazione, la denuncia sarebbe stata revocata.- Taehyung non rispose, concentrandosi piuttosto sul suo caffè amaro. Se solo pensava che stava quasi per finire in galera, il suo corpo venne percorso da brividi. Anche se non fosse stato un reato importante, aggiungere un'altra vergogna sopra il nome della loro famiglia sarebbe stata la fine. Non avrebbe più avuto la possibilità di trovare un lavoro decente. -Come ti trovi con i signori Choi? Sono gentili?- Chiese invece, eludendo la domanda postagli. Dae la quale era una ragazza intelligente, decise di lasciar cadere il discorso, distraendo il suo fratellone con il racconto della sua nuova famiglia adottiva. I signori Choi erano un uomo e una donna di mezza età. Entrambi professori, il primo di Filosofia mentre l'altra di Matematica, erano le persone più buone e gentili che avesse mai avuto il privilegio di incontrare. Fin da subito l'avevano accolta a braccia aperte, senza fare alcuna domanda di troppo, accudendola come una vera figlia. -Sono così felice che tu ti sia trovata bene con loro. Finalmente potrai avere la vita che tanto desideravi.- Mormorò Taehyung accarezzandole dolcemente il capo. La ragazza sorrise ma subito dopo il suo viso tornò serio. -Ora fratellone perché non parliamo un po' di te?- Disse. Il giovane sospirò e annuì lentamente. -Quel ragazzo è speciale, non è vero?- Suo fratello alzò lo sguardo ed in quel momento lei comprese. Ciò che vide in quegli occhi altro non era se non amore.








Era come se il tempo si fosse fermato. Lo stesso fece il suo cuore alla vista di quelle iridi di un celeste impressionante. Quel giovane custodiva due cieli sereni, privi di nuvole, negli occhi, in netto contrasto invece con i vortici oscuri appartenenti al ragazzo dai capelli corvini. Essi risucchiavano via tutto ciò su cui si posavano. La folta chioma dello sconosciuto si adattava perfettamente all'ambiente circostante. Era di un bianco perlaceo. Sembrava un essere etereo, un angelo sceso dal Paradiso. -Chi sei?- La sua voce era una cascata di miele. Le labbra di Jimin si schiusero ma nessun suono abbandonò la sua bocca. -Mi comprendi?- Domandò nuovamente il giovane. Jimin annuì soltanto. -Bene. Mi basta solo qualcuno che mi tenga compagnia. Mi chiamo Lucky ma a differenza del nome non sono affatto fortunato, se mi trovo in questo posto.- Rise. Per il ragazzo dai capelli corvini fu come un pugno nello stomaco. Un campanello d'allarme che avrebbe già dovuto entrare in funzione molto tempo addietro iniziò a suonare insistentemente nella sua testa. Lui non doveva essere lì. Doveva andarsene subito. -Jimin?- Il giovane spalancò gli occhi. Come diavolo faceva a sapere il suo nome? -Come fai a sapere come mi chiamo?- Sussurrò. Lucky sorrise e si avvicinò ancor di più all'oblò. La porta era l'unico mezzo che divideva i due ragazzi. -Non lo so, si è illuminato nella mia mente.- È un pazzo, Jimin. Va via da quel posto. Torna da Taehyung. All'improvviso il pensiero di lui lo lasciò senza fiato. Il potente desiderio di potersi rifugiare tra le sue braccia e nascondere il viso nell'incavo del suo collo, inalando il suo profumo, lo pervase come un'onda impetuosa. -Perché sei qui, Jimin? Chi ti ha deluso a tal punto da finire in questo posto? Tua madre? Tuo padre? Il tuo fidanzato, forse?- Ancora una volta il corvino rimase a corto di parole. -Non devi avere paura di me. Noi due siamo così simili, non sai quanto. Sono stato anch'io tradito dalla persona che amavo ed è per questo che ora sono qui. Molti credono che individui come noi siano soltanto melodrammatici, superficiali. "Certo se n'è andato ma il mare è pieno di pesci. Troverai presto qualcun altro da amare." Quante volte avrai sentito questa frase, Jimin? Eppure cosa accade quando tu riponi tutti i tuoi sogni, tutte le tue speranze, tutto il tuo mondo in quella persona? Ogni cosa crolla, la tua anima si disintegra e tu cessi di esistere. Non è forse così, Jimin?-










-Sei stato fortunato che anche Namjoon hyung fosse arrivato tardi, oggi.- Ridacchiò il ragazzo dai capelli castani. Yoongi alzò gli occhi al cielo e sbuffò. -Se proprio desideri che io lasci l'agenzia, allora domattina lascerò le mie dimissioni.- Sbottò. Quella volta fu il turno di Jungkook di alzare gli occhi al cielo. -Stavo scherzando tesoro.- Ridacchiò. -Se tu non ci fossi come farei a sopravvivere alle continue lamentele di Jin hyung, che non sa decidere se indossare ad un concerto un abito interamente di un rosa confetto o un rosa shocking?- Al solo pensiero il minore rabbrividì. -Che esagerato.- Disse Yoongi. -Certo, ora sono io quello che esagera.- Mormorò il giovane. Il più basso ridacchiò e allungò la sua mano per far intrecciare le sue dita con quelle del fidanzato. Passeggiavano per la città, godendosi la leggera brezza invernale e la vista di negozi addobbati a festa. Si stava ormai avvicinando Dicembre e Yoongi non vedeva l'ora di comperare i regali di Natale per la sua famiglia. Sapeva già cosa regalare ad ognuno di loro ed era desideroso di osservare i loro visi felici. Il ragazzo dai capelli color menta era famoso per scegliere regali che non avrebbero deluso le aspettative delle persone a lui care. Amava essere l'artefice dei loro sorrisi. Sperava con tutto il cuore che per quel giorno Jimin sarebbe stato finalmente congedato. I medici affermavano che il suo andamento stava migliorando di molto e che c'era una remota possibilità che sarebbe stato rilasciato definitivamente. Non vedeva l'ora di passare del tempo che non fosse solo un giorno con il suo fratellino. Per il suo Jungkook invece aveva progettato una sorpresa speciale. Oramai il loro lavoro da idol stava andando molto bene ed anche se non avessero ancora raggiunto la vetta del successo, si stavano avvicinando di molto, quindi potevano permettersi di condividere un appartamento, di diventare una coppia a tutti gli effetti. Yoongi avrebbe chiesto a Jungkook di sposarlo la notte di Natale. -Tesoro, sto morendo di fame.- Si lamentò il ragazzo accanto a lui. Yoongi sorrise dolcemente e gli accarezzò una guancia. -Perché non ci fermiamo nel solito bar e prendiamo dei muffin?- Propose. Immediatamente gli occhi del castano s'illuminarono. Jungkook adorava i dolci. Il locale non distava molto, infatti arrivarono lì in pochi minuti e varcarono la soglia della caffetteria, inalando il buon odore dei pasticcini. Si guardò attorno alla ricerca di un tavolo libero ed i suoi occhi si spalancarono. -Jungkook ma quel ragazzo non è Taehyung?-

𝐿𝑜𝓋𝑒 𝒴𝑜𝓊𝓇𝓈𝑒𝓁𝒻 ☾𝒱𝓂𝒾𝓃Where stories live. Discover now