Mosse e contromosse

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Adattarsi alla nuova situazione non è stato affatto facile. Anzi, tutto il contrario. All'incirca una settimana fa, Gemini si è trasferito in pianta stabile, con Shazam al seguito. Sia la mamma che Curtis non hanno molto gradito, ho visto la loro faccia, ma non hanno detto nulla per quieto vivere.
Hanno assegnato loro la stanza vicina alla mia, che i due inquilini hanno provveduto ad adattare alle loro esigenze. Il gatto circola liberamente per la casa, evitando come la peste i nostri genitori, ma gradendo molto l'accoglienza del personale di cucina, che gli rifila di nascosto un sacco di prelibatezze. L'immenso giardino è per lui una specie di parco giochi.
L'unico neo, oltre ai nostri sentimenti repressi, è il fatto che Gemini non abbia voluto lasciare il suo lavoro.
Questo è un aspetto controverso, dato che nella nostra cerchia nessuno ha un figlio meccanico.
Ma quei due diavoli hanno saputo uscirne alla grande, così come per lo spiegare il miracoloso ritrovamento del figlio dato per morto. Una toccante e lacrimevole intervista, alla quale io mi sono sottratta. Hanno addotto come scusa uno scambio di  cartelle, con un neonato deceduto. Ed anche stavolta l'hanno fatta franca. Dimi cioè Gemini, ha invece deciso di stare al loro fianco. Quando è stato il suo momento per parlare ha raccontato per filo e per segno tutta la sua intricata e dolorosa vita, senza tralasciare dettaglio alcuno.
I due serpenti a sonagli hanno ovviato all'imbarazzo con due facce toste notevoli, sommergendo il figlio di abbracci e coccole.
Fortuna vuole che sia sfuggito a tutti il penetrante sguardo, con annesso sorrisetto crudele, che mio fratello (che pena chiamarlo così) mi ha rivolto. Io sono rimasta imperturbabile, essendo sotto lo sguardo di qualche persona.
Anche stamattina è uscito presto per andare al lavoro. Io invece, da brava figlia di papà, mi vedrò con le mie amiche. Sono molto turbate da tutta la faccenda: Ally è scoppiata in lacrime, Jen si è quasi sentita male.
Per cui, serve una giornata rilassante, soprattutto per me.
"Io esco."
Li saluto così, a malapena, riservando invece dei calorosi gesti di affetto per il personale.
Prendo la borsa, inforco gli occhiali da sole e me ne vado.

***

Raggiunte le ragazze, ci fermiamo per decidere l'itinerario. Ed è allora che ce lo ritroviamo tra i piedi.
"Luna! Ho saputo. Mi dispiace così tanto." È James.
"Ciao, che ci fai qui?" Il tono è teso, non ho particolare piacere nell'interagire con lui.
"Sono stato a casa tua, mi hanno detto che eri con le ragazze e ho pensato di passare per un saluto. Volevo anche esprimerti il mio rammarico." Come no, proprio da lui.
"Grazie. Se non ti dispiace, dobbiamo andare." Salgo in auto, ma un attimo prima di chiudere lo sportello lui lo blocca col suo corpo.
"Senti, so che è prematuro e tutto il resto, ma vorrei riallacciare con te." Che faccia tosta!
"Sai, me lo aspettavo. Ma credimi, il mio rifiuto è inteso solo a proteggere il tuo benessere. Non credo che una relazione con te andrebbe giù a mio fratello. E tu ben sai che carattere irascibile ha. Spiacente, ma non credo funzionerebbe. Ti auguro tante care cose. Addio James."
Finalmente si sposta, così posso chiudere lo sportello. La sua faccia è comica oltre ogni dire. Il ragazzo non è palesemente abituato ai rifiuti, ma che dire? È la vita.
Parto sgommando, distratta positivamente dall'incessante chiacchiericcio delle occupanti l'abitacolo.
Tornate alle vecchie abitudini, ce ne andiamo in giro a fare spese folli. A metà mattinata, mentre siamo in un bar, suona il telefono.
So chi è, ho personalizzato la suoneria solo per lui.
"Ciao, sei in pausa?" Lo saluto così.
"Ciao, a dire il vero, no. Mi hanno silurato." La voce è abbattuta.
"Che vorrebbe dire, perché ti hanno licenziato?" Ma un attimo dopo ci arrivo da sola.
"Lascia stare", proseguo, "ho capito. Sono stati loro, vero?" Il suo sbuffo è la conferma.
"Diciamo che è un'altra cosa da mettere in conto."
Me ne sto in silenzio per un po', venendo folgorata dall'idea del secolo.
"Ascolta, so che sei orgoglioso ma tra fratelli ci si aiuta, giusto?" Un flebile sì è la replica.
"Si dà il caso che abbia un po', parecchio in realtà, di contante a disposizione. Ma non è il caso di parlarne a telefono. Prendi un taxi o l'autobus e raggiungimi sulla Hollywood.
Dobbiamo parlare di un paio di cose." Ho già ben chiaro in mente il tutto.
"Vengo in autobus, non ho abbastanza soldi per il taxi."
È mortificato. Quei due beoti non gli hanno dato nulla di quello che gli spetta.
"Prendi il taxi, pago io. Me li restituirai con gli interessi." Provo a scherzare, ma la battuta cade nel vuoto, riaprendo una ferita mai rimarginata.
"Va bene, a tra poco." Riappende.

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