Sfumature

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Il nero Suv guidato da Anders si accosta dolcemente al marciapiede. L'autista scende ed apre la portiera, permettendo a me ed alle mie amiche di scendere.
"Faremo un po' tardi" è tutto ciò che dico all'uomo, con il mio solito tono. In fondo io sono una baciata dalla fortuna, nata dalla parte giusta, mentre lui è solo un dipendente.
"Allora ragazze, pronte a far fumare la carta di credito?" Le interrogo, già sapendo la loro risposta.
"Ovviamente! Non mi sono alzata presto, questa mattina, per niente. Ho intenzione di comprare tutto quello che mi piace."
Naomi è la padrona della replica. Quella che, tra tutte, è molto più simile a me: ottima famiglia, altissima estrazione sociale e senza alcun pudore, in nessun campo. Che sia lo spendere o fare sesso coi ragazzi.
Anche le altre si accodano alle sue parole ed entriamo nel negozio, quasi come fossimo delle principesse.
Le commesse accorrono subito, mettendosi a disposizione. Siamo le loro migliori clienti, ovvio che ci trattino come regine, perché quello siamo. Le regine della città.
Iniziamo una minuziosa ispezione degli espositori, degli scaffali e delle scarpiere, così perfettamente mostrate.
"Signorina Liver, le ho lasciato da parte il nuovo arrivo", mi comunica la responsabile. Le regalo un sorriso abbozzato, alla fin fine è il suo compito, no? Soddisfare tutti i miei capricci e le mie richieste.
La seguo nell'altra hall del negozio, arrivando dritta allo scaffale che mi interessa. Ed eccola lì, l'ultima e freschissima uscita della mia casa di moda preferita.
"Bellissima, come immaginavo. Fammi un pacco." Ordino alla donna, che si affretta ad obbedire.
"Luna, vieni! Ho una cosa da farti vedere!" Naomi mi richiama.
Vado da lei col solito passo calmo e per nulla affrettato, io non corro mai. Sono gli altri che devono farlo.
"Che cosa c'è?" Per tutta risposta mi mostra il suo telefono.
"Ti avevo detto di essermi iscritta a quel sito, ricordi? Beh, questa sera potremmo andare a vedere, in prima fila, un incontro clandestino di lotta. Ti va?"
Arriccio il mio aristocratico nasino, per poi lanciarle una bellicosa occhiata.
"Fammi capire bene: vuoi trascinarci in una qualche bettola, per guardare degli sfigati che se le danno?
In mezzo ad una marmaglia di plebei, poveri, sudati e tristi?" Non sono per nulla interessata, ed è bene che capisca subito l'antifona.
"Perché no? Faremmo qualcosa di diverso, dall'andare al solito club. Ragazze, cosa ne pensate?" Domanda al resto del gruppetto. Le mie amiche si avvicinano, osservano quel messaggio, corredato da un volantino fatto artigianalmente, pure male, accendendosi di curiosità.
"Ottima idea! Ho proprio voglia di vedere dei maschi picchiarsi." Allison, la più intraprendente di noi, si schiera subito a favore. Le altre oche la seguono a ruota.
"Dai, Luna, per una volta che cosa ti cambia?" Quel tono supplichevole che tanto odio, ma che mi mette in svantaggio. Tre contro una è decisamente una sentenza unanime.
"E va bene! Solo per questa volta. Ma se la puzza è troppa io me ne vado senza tanti complimenti. Quanto costa il biglietto?" Non ho di certo voglia di spendere cifre esorbitanti, per vedere due che si picchiano, nel bel mezzo del ghetto.
"Non c'è nessun biglietto! Ti ho detto che è una gara clandestina, si paga solo se si scommette.
L'incontro inizia alle undici, al vecchio magazzino sulla sesta. Ci vediamo alle ventidue e nel frattempo ci coordiniamo sul outfit?" Detesto che sia lei a prendere le redini. Io sono il capo, solo io.
"No, vediamoci alle nove a casa mia, portate i vestiti e ci prepariamo da me."
Non sento ragioni, non può spuntarla lei.
Acconsentono, fin troppo felici del cambio di serata, quasi ignorandomi del tutto mentre terminiamo le compere.

                                                                                                     ***

Un'ora e mezza più tardi ci salutiamo davanti a casa mia.
Sono nervosa e contrariata. Per cui, la prima cosa che faccio è prendermela con la domestica.
"Cosa diavolo hai combinato, inetta! Sai bene che le scarpe vanno sistemate in ordine di uscita. Brutta capra ignorante!"
La donna china il capo mortificata, facendomi sentire meglio. La liquido con un gesto e mi tolgo le scarpe, lanciandole dentro alla cabina armadio, distrattamente e con non curanza.
Mi stendo sul letto, pensando furiosamente a quale vile attentato alla mia autorità sia stato perpetrato oggi. Quella stupida doveva tenere la bocca chiusa e obbedire ai miei voleri. Ma no, lei deve sempre fare di testa sua.
Con uno scatto me ne vado in bagno, tolgo gli abiti e mi metto sotto il getto della doccia. Una cabina enorme, che può ospitare quattro persone, ma che è tutta per me.
Le rifiniture di pregio, la rubinetteria di alta qualità ed i vetri fumé la rendono esattamente come volevo che fosse.
I miei prodotti per la cura del corpo sono quanto di meglio offra il mercato. Provengono direttamente dalla più grande casa di cosmetici francese. Il profumo delicato invade in poco tempo l'ambiente, mentre mi prendo cura di me stessa.
Esco dalla doccia, non prestando attenzione alle impronte che lascio sull'immacolato pavimento. Non mi interessa, non è una cosa di cui mi devo preoccupare. Le sguattere sono pagate bene per fare il loro lavoro.
Di fronte allo specchio mi appresto a dare gli ultimi ritocchi. Sfoltisco le sopracciglia, sistemo le unghie e mi spalmo una maschera reidratante sul viso.
Potrei andare in un centro estetico, ma è una delle cose segrete che mi porto dentro. Da piccola, prima che i miei mi impartissero una fondamentale lezione su chi sono e come devo comportarmi, sognavo di aprire un centro di bellezza. Sono anche molto portata, ho fantasia, precisione e mano ferma. Ma il mio destino è un altro; quello che hanno programmato per me i miei genitori.
Allontano quell'insano pensiero, concentrandomi sull'aspetto che voglio avere questa sera: devo primeggiare su tutte, essere la più bella e desiderabile. Non perché abbia in mente di mescolarmi con qualcuno di quei rozzi esseri che saranno presenti, ma perché io sono fatta così. Una primadonna che deve sempre surclassare tutto e tutti. Sono una vincente e così mi devo comportare.
Decido di fare una piccola siesta, per riposarmi dalle fatiche di poco prima. Solo con l'asciugamano attorno al corpo, mi stendo sul letto principesco ed in poco mi appisolo.
Vengo svegliata nel peggiore dei modi: mia madre urlante.
"Mamma, che hai da strillare?" Le domando, ancora stordita dal sonno.
"Che cos'ho? Guarda in che stato sei! I capelli aggrovigliati e la maschera di bellezza che ti si è seccata sul viso!" Sembra in preda ad una crisi isterica, mentre io mi tocco la faccia.
"Spero per te, signorina, che non ti sia venuto uno sfogo! Saresti inguardabile." Ed ecco che di nuovo la deludo.
Mia madre è sempre perfetta; mai un capello fuori posto, un'unghia scheggiata o del rossetto sbavato.
"Scusami mamma, ero stanca. Rimedio subito." Mi alzo velocemente e ritorno trafelata in bagno.
"Vorrei ben vedere! Ricordi qual è la prima ed assoluta regola?" Incrocia le braccia ed attende la mia risposta.
"Mostrare sempre che siamo dieci gradini sopra agli altri." Le parole sono meccaniche, inculcatemi così in profondità che escono spontanee.
"Esattamente, mia cara. Ora rimetti a posto quell'orrore sul tuo viso e sistemati i capelli. Sembrano il nido di un uccello." Il tono è schifato, lei odia gli animali. Puzzano, sporcano e sono portatori di malattie. Io no, al suo contrario, li amo molto. Ma non posso accennare mai a questo, sarebbe la fine.
Rifaccio daccapo la doccia, cercando di non strofinare troppo la pelle, togliendo la maschera. Una dose più generosa di balsamo sistema la mia chioma bionda, eliminando almeno un ostacolo.
Torno ancora allo specchio e con sollievo constato che non ci sono danni sul mio bel viso.
Gli occhi di un penetrante azzurro, il nasino piccolo e la bocca carnosa. Gli zigomi appena accennati e il mento non troppo sporgente né allungato. Ho un viso simmetrico, per fortuna, altrimenti mi avrebbero fatta operare. La perfezione in casa Liver è lo standard minimo. I capelli fino alle spalle sono acconciati all'ultima moda. Ovviamente dovrò stirarli questa sera, altrimenti tornerei a casa in uno stato pietoso. Decido di fare qualcos'altro ancora e spruzzo un po' di lozione ai cristalli liquidi che mi hanno regalato. Ed eccoli più brillanti che mai.
Direi che adesso posso uscire.
"Oh, sei tornata tu, finalmente. Scendiamo, Dolores ha preparato il pranzo. Speriamo che non ci avveleni anche oggi con uno dei suoi piatti messicani. Odio questi immigrati irrispettosi." Col suo solito ticchettio di tacchi a spillo se ne va via.
Il pranzo, che non era etnico, si svolge col consueto rigore. Papà che parla al telefono, la mamma che segue una diretta della sua guru della moda preferita e io che spilluzzico il cibo. Abbuffarsi ed ingrassare non sono cose tollerate qui dentro.
"Devo andare. La riunione a Macao mi aspetta." Papà si alza e se ne va, senza dire o fare altro.
È così lui, sempre troppo occupato a fabbricare soldi e a cercare nuovi clienti per la sua mastodontica azienda.
Mamma gli sussurra un ciao, senza mai staccare gli occhi dallo schermo, io mi limito a un cenno. Non c'è molto feeling tra noi, solo pochi cenni e qualche breve parola, ma molte volte neppure quest'ultime.
"Io torno di sopra, ho delle cose da fare." Non aspetto che risponda, non lo fa mai. Ritorno in camera e inizio ad ispezionare il guardaroba. Più che una cabina armadio sembra un'autentica boutique, tanto è grande.
Ma il dubbio che mi assilla è: che cosa ci si mette in certe occasioni? Non sono mai stata in un posto del genere e non so quale abbigliamento sia appropriato.
Di certo non uno dei miei abiti firmati. Alla fine, dopo essermi consumata gli occhi, opto per una gonna nera in pelle di Chanel, una camicetta smanicata blu di Versace e degli stivaletti anch'essi blu con fasce e fermagli laterali, di Manolo Blahnik.
Direi che ho trovato il giusto coordinamento. Toltami quel pensiero, inizio a far passare il pomeriggio terminando le cose che ho da sbrigare.
La cena è una solitaria imitazione del pranzo. Mamma che chatta con le amiche, io che mangio poco e punto.
Un'occhiata al mio costoso orologio mi conferma che a breve arriveranno le ragazze.
"Mamma, le ragazze stanno arrivando. Vado di sopra." Un gesto, che fatico a interpretare, mi dice che non le importa. Poco male, devo concentrarmi su quel che sta per arrivare.
Ed eccole, qualche tempo dopo, salire in camera mia.
"Wow, sei spettacolare!" Mi salutano, mentre io gongolo.
"Allora, iniziamo!" Non temporeggio. Voglio passare al vaglio tutti i loro abiti.
Ne scartiamo molti, ma alla fine siamo tutte pronte.
"Direi che è ora di andare." Interrompe Allison. Un veloce saluto a mia mamma, con l'eco delle sue raccomandazioni, e via di corsa in auto.

***

"Quanto ci vuole ad arrivare?" Allison è sempre così impaziente.
"Ci siamo quasi. Ah, ecco, il navigatore dice che dobbiamo svoltare a destra e siamo arrivate."
Segue le istruzioni ed in poco ci troviamo in uno dei quartieri out. C'è sporcizia ovunque, le case sono in uno stato pietoso e le persone... beh, lo sono altrettanto. Tutto trasuda miseria e abbandono, degrado.
"Dobbiamo entrare lì." Indica la nostra amica.
Un'enorme fabbrica in disuso, con un altrettanto grosso cancello.
Ci avviciniamo, per nulla certe di aver fatto bene, bussando forte.
Una finestrella si apre.
"Parola d'ordine?" Chiede una voce robusta.
"Jericho", Naomi la deve avere ricevuta per messaggio.
Rumore di metallo e poi le porte si spalancano su un universo mai visto prima.
Percorriamo un angusto e stretto corridoio, che in fine ci porta ad un piccolo balcone, da cui si vede l'arena. Lo stabile è stipato all'inverosimile.
"Dovete scendere, non si può stare quassù."
Ci intima il buttafuori. Scendiamo per la rampa accidentata, arrivando incolumi al piano di sotto. Cerchiamo di farci spazio tra la folla, che rumoreggia e inneggia cori che non capiamo.
Ad un certo punto, quando oramai abbiamo guadagnato un buono spazio, un tipo fa il suo ingresso al centro dell'area combattimento.
"Benvenuti! Quello di questa sera, come ben sapete, sarà lo scontro più epico che abbiate mai visto!
Viking, il campione uscente, saluterà tutti voi sfidando l'astro nascente delle lotte clandestine...
Ma basta perdere tempo, facciamo gli onori di casa, diamo un caloroso benvenuto agli sfidanti... Viiiiking e Cooobra!"
Veniamo sballottate a destra e a sinistra, dalla folla in delirio.
Ma di colpo la calma immobilizza tutti: sta entrando il campione in carica.
È una montagna, più che un uomo, sul metro e novanta, testa rasata e corpo massiccio, pieno di muscoli. Tatuaggi a perdita d'occhio e un ghigno malefico sulla faccia.
Lo presenta brevemente, solo per i nuovi arrivati, per poi dare spazio allo sfidante.
Non appena i miei occhi lo inquadrano mi viene di pensare che avrà vita breve.
È alto anche lui, ma non come Viking. Muscoloso al punto giusto, con gli addominali ben definiti e delle belle braccia. Ma al confronto sembra un nanetto ossuto.
Nessuna parola di presentazione, evidentemente anche le new entry sanno chi è.
Gli sfidanti battono i pugni, in segno di saluto e rispetto, e poi... la lotta si apre.

Cam Gigandet è Dimitri/Cobra.

Ashley Benson è Luna.

Ashley Benson è Luna

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Spazio Autrice:

Salve a tutti!
Bene, ho voluto pubblicare in anteprima questo primo capitolo.
Nulla di che, ma volevo sentire un po' le vostre impressioni.
Quindi ve lo chiedo direttamente: cosa ve ne pare?
Siate onesti, lo apprezzo.

Detto ciò, passiamo a quello che vi interessa di più: gli aggiornamenti.
Sarò scostante, ve lo dico subito, pubblicherò man mano che sarò ad un buon punto. Voglio portare avanti il lavoro, così da non cadere in blocchi (cosa che è appena successa con altre due storie).
So che sarete pazienti, per questo vi adoro.
Non vi annoio oltre, ci sentiamo presto.
Baci, baci...

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