Prova di forza

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"Sai che stare con lui ti fa proprio bene? In questo periodo sei come rifiorita. Gli occhi sono così lucenti e non smetti mai di sorridere." Allison parla un po' a nome di tutte.
"Grazie, ragazze. In effetti il bene che mi fa Dimi compensa i patemi d'animo che ho a casa." Replico, iniziando a gustarmi il cono.
"Ancora problemi con i tuoi?" Jenny sembra dispiaciuta.
"Un po' di grattacapi. Sapere che desidero essere indipendente non ha sortito un effetto positivo, anche se faccio io stessa fatica a crederci. I trascorsi tra noi non sono buoni, mi hanno sempre dimostrato disinteresse, con una punta di ostilità. Tutto questo clamore mi crea non pochi scompensi." Racconto a grandi linee cosa succede a casa mia.
"Ti capiamo, dover aspettare ancora un anno per disporre del tuo fondo fiduciario è una cagata assurda. Ma se non altro hai pazienza, il che gioca a tuo favore."
Naomi è a conoscenza di ciò, dato che sua madre è il curatore finanziario della mia famiglia.
"Ma sì, prendiamola in questo modo.
Alla fin fine un altro anno non è granché. Saprò tenere duro, col sostegno di Dimi."
Sorrido inevitabilmente, pronunciando il suo nome.
"Va bene, non ci intristiamo con queste cose. Decidiamo piuttosto che cosa fare.
È sabato e ancora non siamo arrivate a capo di nulla."
Il lato pratico di Ally ha la meglio, come sempre.
"Perché non portiamo i ragazzi a quella gara di auto?
Quella a San Fernando." Naomi ci stuzzica con questa brillante idea.
"Wow, a loro piacerebbe di sicuro!" Approvo in pieno.
"E allora gara clandestina sia, oramai ci siamo abituate." Jen mi dà di gomito.
"Verissimo. Chiamo Dim e sento se gli va." Mi discosto un po' dal gruppetto e invio la chiamata.

"Ehi, bambolina, tutto ok?" Risponde.
"Ciao, bellissimo, tutto a posto. Senti, con le ragazze pensavamo di andare a San Fernando, ci sono le corse."
"Dai, sei seria?" Scetticismo puro.
"Certo. So che ti piacciono come a Patrick, quindi, perché no?"
"Aspetta, sento quel figlio di putt... buona donna, se viene."
Sento un basso borbottio, immagino che stia chiedendo al suo amico.
"Ok, dolcezza, andata. A che ora?" Domanda.
"Alle sette da Naomi? Ci fermiamo per strada a prendere qualcosa da mangiare." Anche se non ho chiesto alle altre, so quanta passione abbia per il cibo dei fast food.
"Mi tenti. Va bene, ci vediamo dopo. Ti amo." Mi saluta, tornando alla battuta di pesca a cui sta partecipando.
"Ti amo anche io. Divertiti." Riaggancio, sapendo bene che non mi presta più ascolto.
"Allora, che dicono?" Naomi subito mi interroga.
"Tutto ok, hanno detto di sì. Ho fissato per le sette, possiamo prendere qualcosa da mangiare per strada."
"Oddio, amo quelle schifezze! Ci sto!"
Jen si emoziona per poco, tipico di lei. Il resto del tempo lo trascorriamo programmando meticolosamente tutta la serata.
"Ragazze, io me ne torno a casa. Voglio fare un bagno rilassante e curarmi un po'. Ci vediamo più tardi." Il solito abbraccio di gruppo e ci separiamo.
Sulla strada di casa vengo subissata di messaggi. Accosto e prendo il telefono, cominciando a sghignazzare come una sciocca. Sono tutte foto dei ragazzi con le loro prede nel secchio.
Mi congratulo per l'eccellente bottino, gli spiego che sto andando a farmi bella e saluto.
-Prendi la roba e vieni da me- la sua risposta. Mi tenta non poco, ma lo conosco e so che tutto farei fuorché prepararmi. Oltretutto ci sono entrambi i miei genitori a pranzo.
Già i rapporti sono tesi, disertare sarebbe un'ulteriore peso che condurrebbe a recriminazioni e liti, di cui faccio volentieri a meno.
-Passo, stavolta. Sai che non devo inasprire gli animi. A dopo- rispondo dicendo il vero.
Lui sa tutto non c'è ragione di accampare scuse.
Mi manda una faccina triste, a cui evito di replicare. Diverrebbe una storia infinita, con i messaggi. Tolgo anche la suoneria e mi rimetto in strada.
Canticchio ad alta voce la nostra canzone, Waves di Dean Lewis, fin quando giungo a casa.

Tutto è silenzioso all'interno, tranne i suoni provenienti dalla cucina.
"Sono tornata." Mi annuncio, senza però ricevere risposta.
"Sono fuori, sul patio, signorina." Luisa mi informa, la ringrazio e raggiungo i miei.
"Ah, ci sei."
Il solito tono seccato della mamma mi dà il benvenuto.
"Sì, ci sono. Tutto a posto?" Lo domando vedendo le loro facce scure.
"Direi proprio di no, signorina. La mamma del tuo fidanzato è in ospedale."
Sulle prime penso a Dimitri, poi mi rendo conto che alludono a un altro fidanzato.
"James non è più il mio fidanzato. Quando ve ne farete una ragione?" Dio, se sono di coccio.
"Beh, è tornato sulla piazza. Quindi potresti riprendere l'amicizia." La mamma suggerisce subdolamente.
"Janine, dannazione, smetti di indorarle la pillola. Devi rimetterti con Jimmy senza sé e senza ma. Ci serve l'accordo e dato che tu hai mollato il ragazzo, Crawford non è per nulla propenso."
"E io ti ripeto, non è un mio problema. Non intendo essere amica, né altro, di quel pomposo e borioso ragazzo. Gli affari sono cosa tua, servirti di me quale immagine pensi che dia? Quella di un debole che non riesce a far fruttare il suo patrimonio, senza la carità degli altri." Lo aggredisco, lui balza su dalla sedia.
"Siamo in bancarotta, stupida che non sei altro!" La frustrazione supera di gran lunga anche la rabbia.
"Dio, sei davvero caduto così in basso? Inventare questa cazzata per spaventarmi, costringendomi a rimettermi con una persona che a malapena tollero!"
Non se l'aspettava, credeva davvero che abboccassi, come uno dei pesci pescati dal mio ragazzo.
"Ascolta, Luna..." lo blocco subito.
"Io ti ho avvertito che quel Crawford è un pezzo di merda. Deduco che la moglie sia in ospedale per una caduta, vero?
Certo, non può dire che la picchia. Così come non può rivelare che ti vuole sfruttare per lasciarti in mutande. Sai cosa? Fai un po' come ti pare, sono stata al gioco fin troppo. Mi avete venduta a lui come fossi una cazzo di giumenta, adducendo la scusa che vi devo qualcosa, rinfacciandomi costantemente la morte di Gemini. Beh, ti do una notizia, io non ho fatto nulla. E ringrazio Dio che l'abbia fatto morire, sempre meglio che vivere con due mostri come voi!" Urlo tutta la mia rabbia, tiro un calcio alla sedia e me ne vado.
Devo aver gridato davvero forte, dato che il personale è uscito dalla cucina. Affronto le loro occhiate a testa alta, salendo la rampa che mi conduce nella mia stanza.
Una volta all'interno, mi butto sul letto e lascio che marea di emozioni sgorghi fuori. Ci vuole un po', ma alla fine riesco a calmarmi. Faccio quello che avevo in programma: un lungo bagno, coccole al mio corpo ed anche manicure e pedicure.
Ho anche preso un'importante decisione: non appena entrerò in possesso dei soldi, aprirò un salone di bellezza. Comprerò una casa e chiederò a Dimitri di venire via con me. Sono disposta anche a finanziare una sua officina. Venderei l'anima per averlo al mio fianco.
Si è rivelato totalmente diverso dal ragazzo che pensavo.
È brillante, intelligente e molto dolce. Mi ha positivamente sorpresa, facendo sfoggio di una bella cultura. Mi ha scritto altre poesie, abbiamo discusso per intere nottate sui generi letterari che amiamo ed odiamo. Ha sfoderato un acume incredibile. Ha gusto e sa che cosa dice. Riflette prima di parlare.
Mi ha anche raccontato come è diventato campione di arti marziali miste.
Nella famiglia precedente a quella dei Volchek stava bene, si resero però conto che era vittima dei bulli e allora lo iscrissero ad un corso per giovani ragazzi, insegnandogli a difendersi. L'istruttore vide che era davvero portato e lo instradò a quella disciplina.
Ma l'adozione mandò tutto a rotoli. Iniziò a combattere per sfogare la sua rabbia, per dimostrare qualcosa.
Per palesare che non era quel buono a nulla e rammollito che lo credeva Dom. Ogni volta che lo pestava, Dimitri diventava più forte, più cattivo.
E da qui l'ascesa in quel mondo, fatto di sacrifici e competizione.
Anche se gran parte del suo modo di fare non è scomparso, la dolcezza che mi riserva basta a perdonarlo. Anche io non sono una santa, ho fatto cose brutte in passato, cercando di essere all'altezza degli irraggiungibili standard dei miei. Quindi non posso di certo scagliare la prima pietra.
Stiamo lavorando per smussare gli spigoli dei nostri caratteri, ma siamo ad un buon punto, abbiamo raggiunto una specie di equilibrio che facciamo funzionare. La passione, nonostante il tempo sia passato, è immutata. Ci amiamo ogni volta, ogni giorno. Non riusciamo a staccarci l'uno dall'altra, su questo frangente. E a noi va più che bene così.
Persa nei pensieri non mi sono resa conto dell'acqua che è diventata gelida. Va bene che fa caldo, ma così è troppo.
Mi asciugo e inizio col programma di cura personale.
Mi sento decisamente meglio, rifletto dopo aver finito di passare lo smalto.
Lo squillo del telefono mi interrompe.
"Ehi, Naomi, dimmi tutto." La saluto così.
"Scusami se ti disturbo, hai ancora quel top rosa? Me lo presti?"
Ma qualcosa nella sua voce non mi convince.
"Certo. Vieni pure e prenderlo." Devo averla difronte per capire cosa le succede.
Intanto vado a scegliere che cosa mettere. Opto per dei leggins neri a metà polpaccio, con degli strappi, e una maxi maglia viola con stampa del mio gruppo preferito, gli Skillet.
Mi vesto, pensando poi a stirare i capelli, che legherò in una coda alta.
"Luna, ci sei?" Eccola arrivata.
"Sì, sono in bagno. Vieni."
Appare un secondo dopo, col viso devastato dalle lacrime.
"No. Non dirmelo! Ti giuro che gli taglio le palle!" Patrick farà bene a nascondersi.
"No, no, non è quello che pensi. Rick non c'entra nulla. Più o meno." Si asciuga le lacrime e siede sul bordo della vasca.
"Nao, che c'è?" Mi seggo accanto a lei e le carezzo la schiena.
"Sono incinta. Cioè, penso di esserlo, ho un ritardo."
Cavolo, questa sì che è una mazzata tra capo e collo.
"Allora, per prima cosa non fasciamoci la testa prima del tempo. Adesso mi finisco di preparare e poi andiamo a fare un giro in centro. Compriamo un test e vediamo, va bene?"
Prendo in mano la situazione, rendendomi conto della difficoltà in cui si trova. Impiego metà del tempo che avevo stimato e la porto fuori.

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