Capitolo 87

363 30 15
                                    

Trafilato e leggermente in ansia, Piero entrò in albergo. Senza troppi convenevoli e, chiedendo al receptionist la massima riservatezza sul suo soggiorno in hotel, effettuò il check-in per ritirarsi nella stanza matrimoniale prenotata di fronte a quella che Stefania condivideva con la sua collega.

Stava aprendo la valigia quando gli squillò il cellulare. Era Stefania.

''ciao Stè''

''Ciao amore mio, siamo arrivati''- lo avvisò con voce allegra.

''tutto bene il viaggio? come stai?''- domandò senza respirare.

''benissimo, amore''- rispose Stefania per poi continuare -''mi manchi, tanto''- confessò con dolcezza.

''anche a me , nica. Anche a me manchi , tantissimo''

''Stai ancora a Bologna?''- domandò poi Stefania ricordando del viaggio che il tenore doveva fare con i suoi colleghi.

Viaggio che il tenore aveva completamente rimosso, dimenticando della bugia detta alla donna.

CI furono alcuni secondi di silenzio e di disagio per Piero  prima di ricordarsi della bugia.

''ah si, si. Partiamo più tardi. Tipo dopo pranzo''- rispose il narese tentando di sembrare credibile.

In altri momenti Stefania avrebbe capito il disagio dell'uomo e vi avrebbe indagato scoprendo la verità ma in quel momento venne invasa da cori di un napoletano improvvisato da parte dei suoi alunni e fu quindi costretta a salutare.

''chiamami quando parti e quando arrivi''- si raccomandò lei facendo sorridere l'uomo -''ti penso, a dopo''- e staccò velocemente la chiamata.

Piero, staccata la chiamata,  si fermò a osservare la foto sua e di Stefania che aveva come immagine sul cellulare mentre ripensava a quella tenera confessione prima e a quella dolcissima raccomandazione poi.

Intanto la donna, circondata dalla tipica confusione goliardica dei suoi alunni, raggiunse l'albergo concedendo alla scolaresca il tempo di portare le proprie valigie in camera e ritrovarsi, dopo un'oretta circa, nella hall dell'albergo per dare inizio al loro tour partenopeo. 

Un tour che Piero conosceva ormai a memoria , aveva assistito alla sua stesura, alle successive modifiche e alla sua definitiva approvazione. Un tour che aveva salvato anche sul suo cellulare così da sapere sempre dove trovare Stefania.

Perso tra i suoi pensieri, stava ammirando  il bellissimo panorama del Golfo di Napoli dal suo balconcino quando, abbassando lo sguardo, notò il gruppo di ragazzi attraversare la strada.

'E' tempo della passeggiata libera per il lungomare prima del pranzo' - pensò il tenore mentre i ragazzi attraversavano la strada.

Senza perdersi d'animo, si riversò anche lui sullo stesso lungomare. A debita distanza  e opportunamente coperto per non essere riconosciuto dalle fan, osservava Stefania chiacchierare con alcuni alunni indicando indefiniti punti. 

Non poteva scrutarle il volto ne ascoltare le parole eppure era certo della luce che la stava illuminando nel parlare della sua Terra, del sorriso larghissimo nel raccontare una delle tante leggende che albergava su Napoli, della voce melodiosa che tradiva l'emozione di ritrovarsi a Napoli dopo mesi di lontananza.

Dopo aver visitato un breve tratto del lungomare partenopeo, fecero ritorno all'hotel per il pranzo. Piero scelse di sedersi in un angolo appartato dell'hotel. La motivazione ufficiale data al cameriere era di non farsi riconoscere dalle fan, quella ufficiosa era di non farsi beccare da Stefania. Temeva in una sfuriata gold e non voleva dare spettacolo nella sala ristorante dell'albergo.

Aveva pensato di chiamarla dopo pranzo, di chiederle come andava e di dirle che aveva si affrontato un viaggio ma non verso Milano ma verso Napoli, non per lavoro ma per amore, non con i colleghi ma per lei.

Concluso il pranzo, venne concesso il tempo unicamente per una rinfrescata prima di iniziare quel pomeriggio di visita.

Paziente,fin troppo per i suoi gusti, il tenore attendeva il ritrovo del gruppo nella hall. Ben nascosto da una pianta posizionata accanto al divanetto sul quale era seduto, osservava la sua donna battere nervosamente il piede a terra come chiaro segno di impazienza. Anche lei non amava i ritardatari e non fece alcuno sforzo per nasconderlo, tant'è che , all'arrivo degli ultimi due alunni, non mancò di rimproverarli.

Durante quell'attesa , Piero venne contattato dal fratello , sceso a Naro in quei giorni.

''ci sei , bro?'' - domandò mandando in confusione il fratello.

''certo, Franz. Dimmi'' - rispose perplesso il tenore.

''quindi Stefania non ti ha ancora beccato , per essere ancora vivo''- lo beffeggiò , strappandogli un sorriso.

''può anche arrabbiarsi, e sono certo che lo farà, ma so come farmi perdonare'' - spiegò Piero aggiungendo una serie di emotions piuttosto esplicative sul come si sarebbe fatto perdonare.

''sei un pervertito sotto quella scorza da bravo ragazzo''- lo prese in giro il fratello

''sono un uomo che ama la sua donna, una donna che attizza parecchio''- spiegò lui quasi come a volersi giustificare.

Mentre aspettava la risposta di Francesco, notò Stefania e i suoi alunni inziare il giro turistico e soprattutoto notò la maglia a mezze maniche della donna e l'assenza di un golfino che potesse coprirla quando a sera, sarebbe arrivata la leggera brezza marina, tipica delle zone costiere.

''è na capatosta''- pensò il narese salendo velocemente in camera sua per recuperare il giubettino di Stefania messo nella sua valigia, convinto che le sarebbe servito al tramonto del sole.

''cosa hai fatto da quando sei arrivato?''- chiese intanto Francesco curioso.

''Bro ,ci sentiamo con calma .''- si premurò invece di liquidarlo il tenore, appuntandosi di chiamarlo appena possibile per scusarsi e per aggiornarlo.

Quel pomeriggio Piero macinò chilometri su chilometri : Palazzo Reale, Teatro San Carlo, Piazza Plebiscito, Castel dell'Ovo, Galleria Umberto I, nulla mancò in quelle ore. 

Non poteva ascoltare le spiegazioni che Stefania dava ai suoi alunni ma il solo fatto di guardare ciò che lei stava guardando, di camminare nei luoghi che stava percorrendo lei gli bastava. Il solo fatto di osservarla da lontano e di vederla serena e felice gli bastava. 

In ogni luogo, dinnanzi ad ogni attrattiva, Stefania mai mancava di inviare una foto a Piero. Era un modo per sentirlo vicino, per fargli guardare le stesse meraviglie che stava guardando lei, inconsapevole di avere il tenore molto più vicino di quanto immaginasse.

Per la cena del primo giorno, Stefania aveva prenotato in una pizzeria sul lungomare. Piero invece preferì cenare in un ristorante poco distante da quello scelto dalla scuola e mangiare del buon pesce.

Consumata la cena, si concessero un meraviglioso e rilassante giro su via Caracciolo. 

La passeggiata free, l'aveva definita Stefania quando l'aveva programmata;una passeggiata durante la quale i suoi ragazzi potevano stare liberamente, senza la supervisione delle due insegnanti,  con la promessa di ritrovarsi per mezzanotte nella hall dell'hotel.

Stefania stava parlando fitto fitto con la sua collega quando a questa le squillò il cellulare.

-'Stè perdonami, mio marito'- 

Con un sorriso Stefania congedò l'amica. 

Stava recuperando il cellulare per chiamare Piero e fargli una sonora rimproverata per non averle fatto sapere nulla del suo viaggio verso Milano quando una leggera brezza le scompigliò i capelli facendola rabbrividire tanto da stringere il braccio libero attorno al busto, come per scaldarsi.

-'te lo avevo detto di portarti qualcosa a maniche lunghe'-

Ehm...Grazie di tutto. Provo ad aggiornare domani.

Un abbraccio.

Believer, say somethingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora