cap.26

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27 gennaio 12.37

Eren

Aveva fatto paura.

Quella morsa irremovibile sul polso, il suo sguardo talmente impenetrabile e duro che pensavo non fosse umano, e le sue parole come ordini.

Mi aveva ordinato di scappare quando lui l'avesse detto, anche se non sarebbe stato con me.

Eppure non ero sicuro di volerlo fare. Non volevo lasciarlo, nemmeno se ne fosse andato della mia vita.

Strinsi i pugni, seduto sul sedile posteriore dell'auto, aspettando Levi ed Hanji.

E poi c'erano le parole di mio padre che mi occupavano il cervello: "sei l'unico che mi resta, non posso sbagliare!"

Ero davvero così importante? L'unico che restava tra chi?
Sbagliare cosa?

Nonostante provassi incessantemente a collegare le informazioni da due giorni, ero ben lungi dal trovare la soluzione.

Gli sportelli anteriori della macchina si spalancarono improvvisamente ed Hanji scattò al posto dell'autista, mentre Levi, con una pistola in mano, accese la radio, cercando la stazione che teneva aggiornati gli ascoltatori su quello che, ormai, era il nostro caso.

Hanji mise in moto:- Dove andiamo?

Levi rispose:- Shiganshina. Adesso.

E l'auto partì sgommando.

Lo stesso uomo che parlava prima stava dicendo che Kenny e tutte le persone che si erano unite a lui erano diretti proprio alla zona semideserta dove eravamo noi.

Non feci in tempo a chiedermi come lo sapevano.

Levi tirò un sospiro teso, appoggiando la schiena al sedile:- Kenny sarà qui prima degli altri. Lui sa che sono scappato e non si fermerà a cercarci là. Lui andrà avanti e lascerà alcuni dei suoi a controllare.

- Pare che tu lo conosca bene.- osservò Hanji, svoltando bruscamente ad una curva, senza nemmeno frenare.

Io mi aggrappai alla maniglia situata sopra lo sportello, Levi non batté ciglio, fermo immobile sul sedile del passeggero:- Credevo di conoscerlo, sì. Ma la cosa peggiore è che lui conosce me meglio di quanto sembrerebbe.

Hanji non rispose ed accelerò ancora, superando come un razzo il cartello che indicava il limite di velocità dei 40 km/h.

Lanciai uno sguardo al cruscotto: stavamo facendo i 95 km/h.

Per un attimo provai a pensare a chi potesse essere questo così temuto Kenny, ma le sterzate di Hanji, la radio che stava praticante annunciando la nostra fine e le parole di mio padre ancora in testa, non mi aiutavano a pensare.

Quindi rinunciai a fare un qualsiasi tipo di pensiero che non fosse strettamente necessario alla mia incolumità e strinsi la maniglia più forte.

Passarono forse poco più di cinque minuti, poi davanti a noi la strada si allargò, mostrando il posto di blocco per l'autostrada, più avanti.

Fu allora che vidi gli occhi di Levi spostarsi sullo specchietto retrovisore, facendolo restare di stucco.

Mi volta i per vedere cosa lo avesse lasciato così spiazzato e vidi un'auto nera lucida dietro di noi e, alla guida, un uomo sulla cinquantina. Evidentemente Kenny.

Levi abbassò in finestrino, urlando a Hanji:- Non fermarti!

E lei eseguì. Il posto di blocco si avvicinava ad una velocità disarmante, le sbarre a bloccare il passaggio.

La velocità aumentava.

Levi si sporse con mezzo busto dal finestrino, tenendo la pistola a due mani, e la puntò contro la sbarra bianca e rossa con la quale era inevitabile lo scontro.

Hanji accelerò ancora:- ADESSO!- Gridò a Levi e lui sparò.

Uno, due, tre colpi.

Con una precisione infallibile, fino a che il meccanismo che alzava la sbarra emise un paio di scintille, ed allora la sbarra cadde sull'asfalto.

Noi ci passano sopra ad una velocità allucinante.

E l'auto nera si lanciò al nostro inseguimento.

Levi imprecò. Io iniziai a sentirmi male. Hanji gridò:- CHE FIGATA!- guadagnandosi un'occhiataccia del corvino, il quale, subito dopo, lanciò uno sguardo allo specchietto retrovisore. I suoi occhi scrutarono il nostro inseguitore per appena un attimo, ed io feci in tempo solo a vedere i suoi muscoli contrarsi e a sentirlo urlare:- EREN, STA' GIÙ!

Poi dei colpi di pistola si infransero sul vetro alle mie spalle, lasciandovi crepe profonde.

Hanji avvisò, probabilmente nessuno in particolare:- Il vetro è antiproiettile, ma non so quanto reggerà.

Levi si voltò verso di me e sibilò:- Dobbiamo togliercelo dai piedi. Eren, alza i cuscini dei sedili.

Eseguii evitando accuratamente di incrociare il suo sguardo. Non appena spostai i cuscini, mi apparvero sotto il naso un bel po' di armi.

Levi mi passò la pistola:- Tienila tu. E passami un fucile di precisione, se c'è.

Rovistai un po' tra le armi, con il solo dettaglio che non sapevo come fosse fatto un fucile di precisione. Per fortuna, quando lo presi in mano accidentalmente, Levi disse:- Sì, quello.- E allungò una mano.

Non appena ebbe imbracciato l'arma si sporse ancora fuori dal finestrino puntandola verso l'auto nera.

Una parte di me, nonostante tutto, non riuscì a fare a meno di notare i muscoli delle braccia gonfi e tesi, che sorreggevano il fucile con la facilità di chi prende un bicchiere d'acqua. E il vento che soffiava in avanti i suoi capelli che riflettevano la luce fioca del sole coperto dalle nuvole le quali andavano addensandosi.

La denotazione del fucile mi riportò alla realtà.

Levi mirava alle gomme dell'auto al nostro inseguimento. Kenny, al volante, sterzò a destra.

E Levi sparò ancora, solo per mancare il bersaglio in seguito ad un'altra sterzata.

Andarono avanti così per un pezzo, Levi non riuscì a colpire le gomme, ma in compenso Kenny, per evitare di essere colpito, aveva perso terreno.

Ad un certo punto, Hanji gridò al corvino, per farsi sentire oltre il vento:- Levi! Zona industriale, siamo a Trost!

Lui si riinfilò all'interno del veicolo e cadde pesantemente sul sedile, rispondendo:- Muoviti, Quattrocchi. Prima che...

Non riuscì a finire la frase.

Un colpo.

Uno scossone.

Ci avevano colpito:

Ruota posteriore destra.

Psycho || Ereri ||Where stories live. Discover now