L'astio mi ribolle nelle vene, mentre mi tolgo la roba di dosso. Sia per gli argomenti trattati col bellimbusto, sia per quello che è successo tra noi. Nonostante i miei sforzi non riesco a togliermi dalla testa il tutto. Le sue mani, la bocca, il sapore; il suo odore. È come una macchia, che per quanto tu cerchi di togliere si ingrandisce sempre più.
Scaravento le scarpe contro il muro, mi tuffo sul letto e mettendo la testa in un cuscino urlo tutta la mia rabbia.
Ma anche questo è un palliativo, dato che la tempesta infuria sempre di più nel mio corpo.
Il cuore pompa all'impazzata, i brividi mi percorrono tutta, il calore tra le gambe mi fa bagnare.
Scoppio in singhiozzi, presa dalla disperazione. Ma la voce di nonna Fiona, nella testa, mi lancia un'ancora di salvataggio.
-Chiodo scaccia chiodo, tesoro. Va' da James, dai modo al tuo malessere di evaporare. Vedrai che starai meglio.-
Mi metto in ginocchio sul letto, confortata da questa rivelazione.
Afferro il telefono e chiamo Jimmy.
"Pronto", risponde assonato dopo diversi squilli.
"Ciao, scusa se ti disturbo a quest'ora, ma ho bisogno di vederti subito." Il tono roco al punto giusto. Se è intelligente capirà di certo dove voglio andare a parare.
"Stai bene? Sembri... strana." So perfettamente che ha compreso il perché della mia chiamata, la voce me ne dà conferma.
"Potrei stare meglio, se ci vedessimo." Insinuo.
"Va bene, dammi il tempo di vestirmi. Fatti trovare fuori dal cancello tra un quarto d'ora."
Lo saluto, col sorriso che si espande sempre di più. Ho trovato il modo di scordarmi definitivamente quel babbeo. James sarà la mia salvezza.
Corro in bagno per darmi una sistemata, rivestendomi in maniera diversa. Top scollato, gonna corta e tacchi. Indosso anche un completino dei miei preferiti, giusto per dare un tocco in più alla serata.
Scivolo silenziosamente, dopo aver tolto le scarpe, al piano di sotto e vado fuori dal cancello ad attendere.
Non ritarda, per fortuna. Si ferma davanti a me, apre lo sportello e mi sorride felice.
"Mi hai sorpreso non poco con quella chiamata. Ho temuto di dover aspettare mesi o anni, prima di poterti avere. Sono contento che tu non sia una di quelle che attendono il momento giusto." Il discorso lascia un po' il tempo che trova, in quanto a romanticismo. Ma non prendiamoci in giro, non è di certo per amore che vado con lui.
"Mi piace il sesso, mi piaci tu." Sbrigativa e sintetica, non c'è bisogno di infiocchettare i motivi, siamo adulti e consenzienti.
"Idem. Dove vuoi andare?" Domanda non conoscendo bene la città.
"Segui la strada, tra un po' troveremo un piccolo tratto di sterrata, imboccalo e saremo a destinazione velocemente."
Aumenta la velocità palesando la sua impazienza, io ne sorrido tra me e me, contenta del suo entusiasmo. All'apparenza sembra uno che ci sa fare.
Ma se anche dovesse deludermi poco importa. Il necessario è che mi aiuti a dimenticare e ad archiviare quanto successo poco prima.
Seguendo le indicazioni che gli fornisco, arriviamo alla radura dove le coppiette sono solite appartarsi.

Senza alcun imbarazzo, James, mi inizia a baciare, facendo scorrere la mano tra le gambe, per salire fino al mio inguine.
Sposta gli slip e mette dentro un dito, mentre io scendo più in giù sul sedile in modo da facilitargli l'accesso. Mi muovo assecondando il suo ritmo, toccandolo a mia volta. La mano si insinua dentro i pantaloni per ricambiare il piacere.
La frenesia coglie entrambi, spingendoci ad affrettare le cose.
Mi si stende sopra, io poso i piedi sul cruscotto. Sento la sua cerniera che si abbassa e le sue mani che mi spostano le mutandine.
In un attimo è dentro. Si muove veloce, con me che lo sostengo. Gli artiglio la schiena, lui lo prende come un invito a spingersi più in profondità.
La galoppata dura ancora qualche minuto poi, ansimante, si sfila da dentro di me e si riversa sulla sua mano.
"Mi ci voleva, non c'è che dire." Commenta, spostandosi sul suo sedile per ricomporsi.
Io resto bloccata al mio posto. Si è preoccupato solo del suo benessere, ma non mi devo lamentare, l'ho cercato io e me la sono voluta.
"Stai bene, ti è piaciuto?" Domanda senza guardarmi.
Fingo una faccia appagata e gli carezzo il viso.
"Certo. Sono stata un po' troppo silenziosa, mi sentivo in imbarazzo. Ma non posso negare di essere più che soddisfatta."
Sono una favolosa bugiarda, non ci sono altri termini per descrivermi.
"Bene. Sabato, dopo la festa, possiamo fare un altro paio di salti, ti va?"
Raggelo, non ha annullato la festa come mi aveva detto.
"Ma non avevi disdetto tutto?" Attendo una valida spiegazione.
"Sì, lo avevo fatto. Ma prima mi ha chiamato il tizio, chiedendo delucidazioni. Non ho potuto rifiutare, mi ha messo alle strette."
Quel bastardo! Sapevo che me l'avrebbe fatta pagare, ma non così.
"Jimmy non farlo. Quello è pazzo, violento. Ti ridurrà a brandelli." Tento l'ultima carta.
"Non dire cazzate, aver scopato non ti dà il diritto di decidere. Farò quella benedetta gara, dopo che avrò massacrato il tipo passeremo oltre e ci dedicheremo ad altro."
Conclude la discussione, io mi rifugio nell'angolo più oscuro di me stessa.
Ho fatto tutto per niente: farmi sbattere da James, tentare di dissuaderlo, arrivare al punto di cercare un compromesso con Cobra. Sono una totale stupida, mi sono illusa che le cose sarebbero andate secondo il mio volere, come sempre.
Non emetto un fiato per tutto il viaggio di ritorno. Arrivata al cancello, lo saluto con bacio appena accennato, promettendo di chiamarlo l'indomani. Mi ha chiesto di aiutarlo con l'organizzazione della festa e non posso tirarmi indietro.
"A domani, buonanotte, Luna." Saluta con serenità.
Faccio ciao con la mano e varco il portone.
Essere così distratta mi ha fatto perdere un dettaglio importante: la macchina che ci ha seguiti per tutto il tempo.

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