"Ci avete preso gusto, eh?" Lo stesso uomo dell'altra sera ci saluta.
"Già..." non ho voglia di mettermi a tu per tu.
Ci fa passare, io vado avanti a tutte, andando subito a prendere un tavolo. Mi siedo stanca, massaggiandomi la testa.
"Sicura di stare bene?" Allison parte alla carica.
"Sì. Stanotte ho dormito poco ed ho fatto tutto di corsa. Va tutto bene, uno shot e vedrai che mi passa tutto." Cerco di essere convincente, ma suono falsa perfino alle mie stesse orecchie.
Non è un malore fisico, ma interno, del cuore.
"Portiamo James a fare un giro e a prendere da bere, non muoverti." So che sono in pena per me, questa è una delle cose che mi tira su d'animo.
"Dove vuoi che vada..." rispondo seccata. Non devono pensare che mi sia rammollita.
Nessuno di loro replica, ma si limitano a sparire tra la folla.
E mentre loro sono lontani, il solito DJ introduce il campione, che fa la sua comparsa con la solita esuberanza.
Maglietta nera aderente, jeans blu come una seconda pelle ed anfibi grigi. Sta bene, non c'è che dire.
Saluta le persone, un giro breve di pacche e abbracci, poi si guarda attorno.
Mi vede e io scatto. Anche se non sono al cento per cento mi devo allontanare.
Raggiungo il gruppo che sta brindando.
"Ehi!" Salutano quasi in coro.
"Mi sento molto meglio." Ordino anche io e quando mi viene porto il bicchierino lo scolo d'un fiato. Faccio cenno di riempirlo ancora.
"Prendiamo di nuovo il Cobra shot?" Propone Jen, con troppo entusiasmo.
"Certo. Torniamo al tavolo." Afferro James per il braccio e me lo tiro appresso, scortandolo al divanetto.
"Stai bene?" Mi chiede anche lui.
"Certo, non posso voler stare un po' sola con te?"
Sorrido seducente.
Se c'è lui con me, l'altro non mi si avvicinerà.
Un attimo prima che Jimmy possa rispondermi veniamo raggiunti dalle altre.
"Che la festa inizi!" Naomi riempie i bicchieri, adoperando la stessa caraffa della volta precedente.
Beviamo come spugne, facendo il pieno diverse volte. Offro io, con i soldi vinti scommettendo.
Siamo ubriachi fradici, ridiamo per ogni minima sciocchezza e scattiamo delle foto orribili, che ci immortalano in quello stato pietoso.
Decidiamo anche di seguire la massa e ci catapultiamo in pista, ballando ininterrottamente. James mi approccia, lo lascio fare. Gli ordini dei miei si sono piantati nella mia testa come chiodi. E alla fine può tornarmi utile avere James dalla mia, se serve a togliere dalle testa certe fantasie.
Mi struscio provocante sul suo corpo, mentre le sue mani mi esplorano. Passa dai fianchi all'addome, per scendere di nuovo giù in basso, verso le cosce.
Mi si strozza il respiro, non per il gesto, per il fatto che ricordo un'altra mano.
Mi stacco all'improvviso, mi volto e rassicuro Jimmy.
"Scusa, mi manca di nuovo l'aria. Mi allontano qualche momento, stanno per spruzzare le nuvole di borotalco e non è il caso."
Non aspetto che mi risponda, mi mimetizzo tra la gente, arrivando incolume al bancone.
"Un altro giro?" Domanda il barman.
"No, acqua per favore." Sono stranamente gentile, dev'essere un effetto del malore.
"Stai bene?" Ed eccolo anche lui! Ma che hanno tutti, oggi?
"Sì, sto bene, c'è solo troppa calca e ho bevuto troppo." Ora sono meno educata.
Mi porge un grosso bicchiere pieno fino all'orlo. Non gli dico niente, mi limito a bere e a guardarmi attorno, cercando di evitare la mia cricca.
Il mio sguardo distratto subisce un brusco cambio, non appena i miei occhi incontrano i suoi, dall'altro lato della zona bar.
Si lecca le labbra e non smette un secondo di fissarmi.
Mi sento rimescolare, ma che io sia dannata se gliela do vinta.
Ricambio il sorriso, faccio un passo e... gli mostro il dito medio, sparendo da dove sono apparsa.

Raggiungo il gruppo e urlando per farmi sentire, chiedo loro se possiamo andare via

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Raggiungo il gruppo e urlando per farmi sentire, chiedo loro se possiamo andare via. Adduco la scusa del malessere per evitare che mi facciano ostracismo.
Per fortuna abboccano, preoccupandosi per me. Raccogliamo le nostre cose e andiamo via.
Il viaggio di ritorno è abbastanza silenzioso. Siamo tutti stanchi e rintontiti dall'alcool.
Giunti a casa di Naomi ci salutiamo, andando ognuno per la propria strada.
"Lascia, guido io. Sei troppo pallida e sofferente per metterti al volante." Non lo chiede, ordina. Lo lascio fare, con in testa il monito della mamma.
Prova ad abbozzare una conversazione, ma io sono lontana con la testa, alla fine ci rinuncia.
"Ci siamo." Noto con stupore che siamo alla porta di casa mia e che le luci, dentro, sono ancora accese.
Entriamo silenziosi e sentiamo le voci dei nostri genitori provenire dal salotto.
"Siete tornati! Vi siete divertiti?" La signora Crawford ci fa una specie di terzo grado.
James risponde che è andato tutto bene, che si è divertito, nonostante io stessi poco bene.
La mamma simula immediatamente preoccupazione, ma so che al di sotto di tutto sta covando rabbia.
Mi preparo per la ramanzina che dovrò subire.
"Perché non ti vai a stendere, tesoro. Sei pallida da far paura."
Saluto tutti e me ne vado nella tana, ben sapendo che tra poco l'orso mi farà una visita.
Mi spoglio e strucco, indosso il pigiama e mi metto sotto le coperte.
Qualche momento dopo la porta si apre di scatto.
"Cosa combini? Mi pareva di essere stata chiara!" Si inasprisce.
"Lo sei stata, cristallina direi. Ho avuto un malore, non l'ho fatto apposta. La testa girava e il respiro è venuto a mancare." Le spiego, sperando in uno sconto di pena.
"Non mi interessa! Neppure se ti avessero bombardata avresti dovuto rovinare la serata. È mai possibile che mandi sempre tutto in malora. Che cosa devo fare con te?" Si dispera, come se ne fosse derivata una tragedia.
"Non lo so, fai tu." Non ho davvero il necessario self control per tenerle testa.
"E ti sembra una risposta da dare?
Non vedrai le tue amiche domani, te ne starai da sola a riflettere. E bada bene, sono stata fin troppo clemente." Mi lancia uno dei suoi sguardi acidi, io chino il capo e mi stendo per bene nel letto.
La porta si chiude con un tonfo, io mi rilasso.
Nessun come stai, hai bisogno di qualcosa... me lo aspettavo, quel che conta è solo la buona riuscita ed io ho fallito.
Domani mattina mi alzerò presto e farò un giro al mare. La solitudine magari può farmi davvero bene.
Più confortata dal programma per l'indomani, chiudo gli occhi e mi addormento, per una volta nella vita, serena.

Sono da poco passate le sette del mattino, quando esco dal cancello con la mia macchina.
Guido piano, con calma, tra le strade per nulla trafficate.
La playlist mi tira su d'animo, con il pieno di canzoni rock.
Black Sky degli Arrow to Athens mi infonde la necessaria verve.
Arrivo al nostro solito posto, ma decido in un impeto di proseguire. Parcheggio l'auto e scendo.
Sono vestita in modo semplice, una canotta bianca, un maglioncino crema e i sandali dorati.
Li tolgo per godermi la sensazione del manto sabbioso sotto i piedi.
Siedo a ridosso della riva, lasciando che le onde mi lambiscano i piedi. Osservo l'orizzonte, il cielo terso e il sole non ancora del tutto infuocato.
Non ci sono molte persone: un ragazzo col cane che fa jogging, altri due che si lanciano il frisbee e una coppia che cammina mano nella mano.
Incrocio le braccia e poggio il mento sopra, usando le ginocchia come appoggio.
Il moto perpetuo dell'acqua mi incanta, facendo andare via ogni pensiero e lasciando solo calma e pace.
"Sei anche mattiniera!" Non può essere vero, deve per forza essere un incubo.
"Ciao, Cobra." Non lo guardo, non posso.
"Che ci fai da queste parti?" Domanda, fingendo interesse.
"Mi prendo del tempo per me." Spero che capisca l'antifona.
"Sembri quasi umana." Che battuta sagace.
"Tu sembri quasi simpatico, se non fosse per quella faccia da culo che ti ritrovi." Ed ecco andare via il buonumore, la calma e la tranquillità.
"Quanta aggressività! Perché non vieni da me, così incanali per bene tutta questa rabbia repressa?"
Mi volto con la sveltezza di un serpente a sonagli e lo fulmino con gli occhi.
"Ti sei drogato? Perché non c'è altra spiegazione. Come devo dirtelo che io e te non faremo mai nulla che non sia insultarci?"
Sono fiera di me, ho di nuovo chiarito il punto.
"Non mi drogo.
Stavo solo cercando di farti passare l'incazzatura. Sei sempre così rigida e tesa." Alza le spalle e si accende una sigaretta.
"E non te ne domandi il perché? Senti, facciamola finita. Tu non ti preoccupi per me, non ti interessa quello che faccio né come mi sento. Possiamo riprendere ad ignorarci?" Sono stufa.
"Veramente sei tu che mi ignori. Io ti guardo, eccome." Insiste ancora.
"Vabbè, ho capito. Lasciamo stare, ciao Cobra." Mi alzo al volo e mi incammino, il più lontana possibile da lui.
"Voler fare sesso con te è davvero così offensivo? Dovresti esserne lusingata."
Mi rigiro e lo affronto.
"Chiariamo questa cosa una volta per tutte: non verrò mai a letto con te, a meno che non sia incosciente. Io sono su un livello, tu su un altro. I nostri mondi non è che non si incrociano, gravitano proprio su assi differenti e distanti. Oltretutto mi sto vedendo con un altro." Chissà perché ho mentito.
"Ah, capisco. Il damerino imbalsamato. Bella scelta, non c'è che dire. Ma almeno ti soddisfa? Ti fa urlare di piacere?" Quel suo sorriso mi scatena una furia mai provata prima.
La mia mano impatta sulla sua guancia senza che possa averne il controllo.
"Non solo sei un povero sfigato malandato, sei anche rozzo e volgare. Ti stupisci perché non voglio avere a che fare con te? Beh, ecco un altro motivo. Stammi alla larga, serpente, alla prossima ti faccio finire nei guai, stronzo." Gli volto le spalle e mi metto a correre, inseguita dalla sua risata, che è come le unghie sulla lavagna. 

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