Chapter 17

7.7K 221 3
                                    

(Scusate per eventuali errori di battitura. Buona lettura.)

"Stef, quando mi hanno rapita dentro il Supermarket, Orso Yoghy mi ha detto che ha già pensato a mia madre, sono preoccupata un botto, mi fai chiamare?" Chiedo con un timore immenso per mia madre a quello che gli sia successo.

Senza ulteriori commenti o domande mi porge il suo telefono, e con il suo perfetto profilo tiene lo sguardo fisso sulla strada circondata da alberi e cespugli.

Compongo il recapito telefonico di mia madre per poi avviare la chiamata. Squilla, squilla, squilla.
Quando una telefonata per mia madre raggiungeva i tre squilli, mai nulla andava bene, per niente.

"Risponde?" Domanda Stefan, la sua voce rilassante mi arriva ai timpani dando un leggero senso di tranquillità, almeno sono al sicuro con lui.

Faccio "No" con la testa e una lacrima calda mi solca la guancia, tiro su col naso e metto il volto tra le mani, stringo i capelli con tutta la forza che ho, stringo denti e occhi. Voglio scoppiare.
Spaccare tutto, dare pedate, urlare, picchiare, prendermela con il primo essere umano che vedo difronte a me, voglio uccidere tutti.

"Kayla... Hey, no! No!" Stefan accosta la macchina e scende da quest'ultima raggiungendomi dalla mia parte.
Apre lo sportello e mi afferra i polsi cin forza, trascinandomi fuori dall'auto, mi abbandono completamento rischiando anche di cadere a terra, ma Stefan mi afferra prontamente con i suoi riflesso pronti.

"Kayla Foxer. Guardami." Con le forde che ho non riuscire neanche ad aprire gli occhi. Ho perso la donna più importante della mia vita. La donna, che mi ha dato alla luce. La donna, che c'è sempre stata per me. La donna, che mi ah fatto capire cos'è la vita. La donna, con cui ho affrontato tutto. La donna, che mi ha aiutato in qualsiasi mio difetto. La donna, che è mia madre.

"Cazzo, ho detto che mi devi guardare, con tuoi fottutissimi occhi stupendi." Lascio il suo commento suoi miei occhi e alzo quest'ultimi incrociando i suoi due pozzi castani scuro.

"Allora, non devi farti abbattere da niente e nessuno, tanto meno da una trappola del genere. Alzati da quà e cammina, pensa a tutto quello che vuoi fare e che farai in futuro. Tutto. Non lasciare nessun particolare, non rinpingere mai, e goditi questi momenti di vita al meglio anche con situazioni impossibili da affrontare. Ascoltami, dammi retta." Non ho la forza di fare tutte qjeste determinate azioni, non riesco a capire neanche dove mi trovi in questo preciso istante.

"Non ho la forza nemmeno di affrontare una minuscola mosca. Stefan, davvero, portami a casa." Dico sull'orlo di uccidere tutto e tutti.

"Ti porto in un posto che sicuramente, apprezzerai." Afferma chiudendo lo sportello della macchina e sedendosi dalla parte del guidatore.

Mi accoccolo alle mie ginocchia come se fosse una persona, stringo forte gli occhi, come se ad un tratto tutto scomparisse e restassi io e nessun altro. Solo ed esclusivamente io.

Lontana da tutti e tutto, sola e senza pensieri che frullano nella testa, circondata da una vasta distesa verde con fiori di ogni colore, il sole forte fino a spaccare le pietre con un piccolo venticello per raffreddare l'ambiente.
Spensierata e felice, povera e sola.
Questo è quello che desidero.

Immersa nei miei pensieri una piccola spinta mi fa tornare all'esistenza di questo incubo in atto che sto vivendo adesso. Incrocio gli occhi di Stefan dominati da un leggero filo di disapprovo.

"Scendi. Con tutte le forze che hai." Mi abbandono alla dolce melodia della sua voce e scendo dalla macchina, con ogni briciola di forza che mi resta. Dio, che mal di testa.

"Che cos'è questo..." Rimango sbalordita appena vedo ragazzi e ragazze a combattere contro di loro, inferociti dalla rabbia e dalla grade soddisfazione di vincere.

"Ti spiego brevemente, vedi quel sacco da pugile?" Domanda puntando il dito contro il sacco e io annuisco. "Fai come se fosse l'uomo che ha procurato del male a tua madre. Uccidilo. Non avere pietà per lui. Pugnalalo." Mi sussurra all'orecchio con aria di disprezzo.

Andiamo.

Cammino verso il sacco, che dovrebbe essere il mio avversario.
Stefan mi porge i guanti da Boxe.

"Kayla, lui è l'uomo che ha procurato del male a tua madre. Picchialo. Uccidilo. Straccialo." Afferma con tono duro sussurando alle mie orecchie.

Un'ora dopo...
"Stef, grazie..."

"Non c'è bisogno di ringraziarmi, è il minimo..." Che imbarazzo.

Entriamo dentro la macchina e mette in moto. Si sente squillare un cellulare, il mio non è. La sua deceduta è stata pomeriggio.

"Kayla, conosci questo numero?" Gira il cellulare dalla mia parte mostrandomi il numero che appare sul suo display. Mia madre?

Lo afferro subito e accetto la chiamata.

"Viva è. Rapita è. Mal ridotta è." Riattacca.

"Chi era?" Domanda guardandomi dritta negli occhi, Stefan.

"Non so. Ha solo detto, viva è, rapita è, mal ridotta è." Ripeto le sue parole osservando un punto impreciso della macchina.

"Kayla, sveglia! L'hanno rapita e picchiata! Dobbiamo intercettare in qualche modo la chiamata o il dispositivo del cellulare, in modo da poter sapere dove la tengono nascosta."

"Stefan. Non penso siano così stupidi da lasciarsi intercettare così facilmente, lo avranno fatto solo per farmi capire che sono in pericolo sia io che... Enn! Cazzo, Stefan accelera, potranno aver fatto quamcosa anche a lei!" Quasi urlo, Dio che casino!

Accelera come a mia richiesta, sfrecciando come non mai, se ci vede la polizia siamo fottuti.

In pochi minuti arriviamo a casa mia, dove vedo Enn affacciata al balcone. Perfetto sta bene.

"Fai scendere Enn. Dormite a casa mia." Afferma duro, tenendo una presa dura e salda allo sterzo della macchina.

Faccio segno a Enne di scendere.

"Ma i vest-" Mi blocca istantaneamente, incenerendomi con gli occhi.

"Non è il momento di pensare ai vestiti, mi sembra sia più importante la salute tua e quella di Enn." Dice, rigirandosi dall'altra parte.

Nel frattempo Enn ci raggiunge sendendosi dalla parte dietro della macchina.

Stefan si gira verso la mia direzione alzando le sopracciglia. Forse dovrei dirgli sull'accaduto.

"Enn, dopo devo spiegarti molte cose." Dico, apre bocca ma la fermo subito zittendola con il dito sulla labbra.

"Taci. E non fare domande." Gli lancio uno sguardo di fuoco, alza le mani come segno d'arresa.

Powerful [COMPLETA] ||Stephen James.Where stories live. Discover now