Seguiamo scrupolosamente le indicazioni e in breve ci troviamo davanti il parcheggio. È quasi stipato del tutto, ma riusciamo comunque a trovare un posto.
"Lasciamo in auto le borse e le giacche, così non rischiamo di venire derubate o peggio." Suggerisce Allison con praticità.
Apriamo la bauliera e lasciamo le nostre cose, tranne i cellulari e i soldi, che affidiamo alle tasche di Jennifer.
"Che lo spettacolo inizi." Naomi ha gli occhi come le stelle, così brillanti di eccitazione che la invidio molto.
Il buttafuori all'ingresso ci squadra da testa ai piedi, poi, dopo un sospiro dice: "Vi siete perse?"
"Veramente no. Eravamo all'incontro e ci hanno invitate." Prendo parola, abbastanza scazzata dalla presunzione dello scimmione.
"Ma tu dimmi... dove andremo a finire! Avanti, entrate."
Ma come si permette? Vorrei replicare a tono, ma la mano di Naomi mi trascina, prendendomi per il braccio. Ma nulla mi vieta di lanciare uno sguardo burrascoso al tipo. Ed è quello che faccio.
"Luna, falla finita. Non siamo nel nostro quartiere, le regole qui sono diverse. Irritare quell'uomo può essere controproducente." Mi avverte.
"Ma tu com'è che sai tutte queste cose?" La colgo in castagna, lo vedo dal rossore che le imporpora le guance.
"Perché non è la prima volta che frequento questo posto. Ho bisogno di evadere, di tanto in tanto, così vengo qui."
Ed ecco un'altra scioccante notizia. Mai avrei creduto che la ragazza sofisticata qual è, avesse questo genere di predilezione.
Faccio finta di nulla, ma incamero le notizie in un comparto della testa. Sapere i più oscuri segreti delle persone è potere e di quello non ne ho mai abbastanza.
Saliamo qualche gradino, scostiamo una tenda rossa e ci troviamo in un altro mondo.
Il locale è più grande di quel che pensavo, le luci sono quasi inesistenti, a parte dei faretti rotanti che ogni tanto illuminano l'ambiente circostante. L'unica cosa ben visibile è il bancone bar. Ci sono tavolini e poltroncine, disseminati un po' ovunque, sui quali i ragazzi fanno di tutto. La pista, invece, è quasi deserta. Sarà perché ancora non c'è il Dj?
Gli arredi sono minimal, pareti rosse, piccole applique attaccate ai muri e due porte, che devono essere quelle dei bagni. C'è anche un piano superiore, dal quale provengono schiamazzi e risate.
"Ciao ragazze, che vi do?" Il barman ci interrompe, intromettendosi nella nostra ispezione.
"Che prendiamo?" Chiede Allison, guardando l'altra nostra amica habitué del luogo.
"Andate a cercare un tavolino, al resto penso io." Ci congeda, rivolgendo la sua attenzione al barista.
"Questa storia deve finire. Chi le ha dato il comando?" Borbotto infastidita.
"Dai, Luna, non prendertela. Non vuole il comando, vuol essere solo tua pari per una sera!" La difende Ally.
"Sarà come dici tu, ma non mi va giù lo stesso.
Ad ogni modo, ho trovato un tavolo, venite." Ci becchiamo qualche spintone, cercando di raggiungere il divanetto con annesso tavolo, ma alla fine ci riusciamo.
"Grazie a Dio, ho i piedi martoriati." Mi fanno davvero male.
"Hai messo le scarpe nuove?" Si interessa Jen.
"Sì, non è stata una buona idea." Sono scontrosa anche con lei, che non ha colpa, ma non posso farci nulla.
Vedo che volta la testa, so di averla ferita ma non mi interessa. Un capo non si abbassa mai a certi livelli.
"Sta tornando, con un vassoio carico di roba!" Allison batte le mani come se avesse vinto un ambito premio.
"Eccomi qua... con gli omaggi del barman." Sorride spudorata, afferriamo al volo.
"Bene, almeno non dobbiamo pagare per bevute di pessima qualità." Sempre acida, soprattutto con lei.
"Smollati un po', Elsa!" Mi rimprovera scherzosamente, chiamandomi come il personaggio del famoso cartone animato.
Le sorrido, solo perché so che prima o poi gliela farò pagare.
"Cosa sarebbe questa roba?" Jen si sporge, non capendo perché ci sono dei bicchierini vuoti e una caraffa, sul vassoio.
"Dunque, qui sono dei grandi sostenitori degli spettacoli che abbiamo visto prima. Mi hanno offerto questo, in omaggio al vincitore di stasera. Per cui, ti dirò: questa roba è il Cobra shot.
Hanno aggiunto un ingrediente particolare che fa brillare al buio il drink." Detto ciò, versa nei piccoli bicchieri la mistura. Si illumina davvero al buio.
Mi scappa involontariamente una risata, facendo sì che le mie amiche restino basite a guardarmi.
"Che avete da fare quella faccia, so ridere anche io!" Mi impermalisco.
"Va bene, forza, beviamo. Alla salute!"
Facciamo cozzare i bicchierini e poi via di un fiato.
"Diamine se è buono!" Jennifer si lecca le labbra, mentre le altre due riempiono di nuovo i bicchieri.
Da lì a poco abbiamo svuotato la caraffa.
"Cazzo, abbiamo trangugiato tutto come delle ubriacone!" Sghignazza Allison.
"Già..." le vado appresso, sorridendo. L'alcool ha questo potere su di me, mi toglie ogni freno, ivi compresa la buona educazione.
"Ma cosa aspettano a mettere la musica?" Domando alla grande esperta di posti promiscui.
"Ancora qualche minuto. Tra poco farà il suo ingresso il campione, dopodiché avrà inizio la vera festa. Sii paziente!"
Sbuffo ma rimango in attesa. Nel frattempo, Naomi tiene banco raccontandoci di altre esperienze avute qui.
Ma veniamo presto interrotte dal faro che si punta sul centro della pista.
"Signore e signori, diamo il benvenuto al nuovo campione. Tutti in piedi per salutare il nostro... Cobra!"
La voce esce dalle casse posizionate un po' dappertutto, proveniente dalla consolle al piano superiore.
E come spuntato dal nulla ecco che appare cobra, al centro della pista, più gasato che mai.
Secondo me si fa di qualcosa, visto che non smette un attimo di sorridere.
Certo è un gran bel vedere, ma resta il fatto che non comprendo che cosa ci sia di divertente.
Come in una replica, tutti lo acclamano, poi lo accerchiano e... la festa inizia.

Naomi ha già fatto il pieno altre tre volte, da che tutto ha preso vita. Siamo allegre, baldanzose e scatenate.
Così, quando mettono una delle nostre canzoni preferite, non ci facciamo pregare e scattiamo in pista.
Balliamo come mai fatto fino ad ora, in mezzo a tutta quella marea di gente. Sudate e in disordine, ma vive come non mai.
"Ehi, usciamo da questa calca, andiamo al bancone a prendere da bere!" Suggerisce Naomi. La seguiamo con gratitudine, lì nel mezzo non si respirava, complici anche le nuvole di borotalco che hanno spruzzato dappertutto.
Ci mettiamo in fila, aspettando il nostro turno. Ed è allora che lo vedo. Se ne sta in un angolo, da solo, a medicarsi le nocche. Deve averle ridotte in uno stato pietoso, visti i pugni che ha dato.
Anche lui si volta e mi vede.
Sulle prime non fa nulla, si limita a fissarmi, poi sorride. Non nello stesso modo di prima, in una maniera completamente differente: il sorriso di un serpente che avvista la preda.
È più un ghigno, a dire il vero, ma nonostante questo la scarica di adrenalina mi colpisce.
Stringo i pugni e le cosce, anche se non ne capisco la ragione.
Lui si alza e si avvicina.
"Guarda, guarda, che ci fanno delle ragazzine dei quartieri alti qui nel ghetto?" Il tono è derisorio, di sfida.
"E a te interessa, perché?" Lo freddo subito.
"A me non può importare di meno. Se c'è qualcuno interessato, qui, di certo non sono io, vero bambolina?" Si sta bellamente prendendo gioco di me, l'ho capito.
"Oddio, che scempiaggine! In quale mondo, una come me può essere interessata a uno scarto umano come te? Dimmelo, perché io non ne conosco." Tiro fuori la proverbiale lingua tagliente che ho.
"Uno scarto umano... ma senti un po'." Si avvicina abbastanza da farmi sentire il suo odore. Per una reazione involontara alzo il viso e lo guardo.
"Sai, bambolina, sono convinto, e dimmi se sbaglio, che ti faresti mettere volentieri le mani tra le cosce, da questo scarto umano. O no?" Insinua velenoso.
Arrossisco, colta in fragrante. La favella mi ha abbandonato, così come il mio carattere tutto pepe.
Riesco solo a fissarlo, mentre lui ricambia con fermezza.
Scuote la testa e sogghigna.
"Non ti disturbare, le fighette di legno non mi sono mai piaciute. Preferisco le ragazze aggressive. Ciao bambolina."
Volta le spalle ed è a questo punto che ritorno in me.
"Ehi, finocchio!" Lo aggredisco verbalmente. Inchioda sul posto, irrigidisce la postura e ruota sui tacchi.
"Come mi hai chiamato?" Sibila.
"Ah, capisco. Le botte che hai preso ti hanno fatto diventare sordo. Ti ho chiamato finocchio. Puoi anche fare il gradasso nell'arena, ma sempre una checca sembri."
I suoi occhi azzurri diventano di ghiaccio. Stringe le palpebre e i pugni.
Spero proprio che mi attacchi, avrà delle grane non indifferenti.
Ma tutto d'un tratto si rilassa. A veloci falcate mi piomba addosso e dice: "Attenta, bambolina. A giocare col fuoco ci si brucia." E non è la sua replica che mi spiazza, ma la sua mano, che si sta facendo strada sotto la mia gonna.

" E non è la sua replica che mi spiazza, ma la sua mano, che si sta facendo strada sotto la mia gonna

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