6. Incidenti di percorso

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Charlotte stava camminando ormai da ore, nonostante lei sapesse benissimo dove era il complesso, aveva trovato sempre una scusa per allungare la strada: prima doveva prendersi un cupcake poi doveva passare per la biblioteca e poi per la profumeria. Insomma, dopo due ore era ancora lì che girovagava per New York.
Passò per Central Park e si fermò nello stesso punto dove, il giorno precedente aveva incontrato Steve e Sam.
"E se fossi stata più attenta? Non avrei sbattuto contro Sam e forse non avrei sofferto così tanto" pensò.
In quel momento aveva un uragano dentro di se. Poteva scoppiare da un momento all'altro.
Decise così di continuare il suo giro nel parco.
Solitamente lei era una tipa coraggiosa, non si faceva intimorire facilmente, ma oggi era diverso, non aveva paura, era completamente terrorizzata.
"Poi cosa gli dico?"pensò "ehi ciao sono tua figlia? Ah si, almeno ti ricordi di avere una figlia? Bene perché se non te lo ricordi ehm...sono io" queste erano le uniche cose che le venivano in mente.

Il suo sguardo si fissò su una bambina che avrà avuto più o meno sei anni, le ricordava molto lei, che stava giocando con suo padre e con il suo fratellino: loro si che erano felici.
"O lo faccio ora o non lo faccio più " si disse cercando di convincersi.
Con la poca speranza e il poco coraggio che gli erano rimasti decise di dirigersi verso il complesso. In questo momento non le importava se suo padre si ricordasse di lei o no o se le volesse bene ma ciò che le importava era che se ciò che gli avevano detto Steve e Sam, ovvero che Bucky stava bene e che stava cercando di tornare la persona che era una volta, allora, lei sarebbe stata felice.
Sarebbe stato un duro colpo se suo padre l'avesse respinta e lei sperava che ciò non accadesse.

Era diretta per la sua strada tenendo in mano il cellulare che le indicava il percorso da seguire per arrivare al complesso: a piedi ci avrebbe impiegato più del previsto ma aveva più tempo per pensare.
All'improvviso ci fu un esplosione. Le persone correvano cercando di mettersi al riparo, i bambini che urlavano ma lei era lì, in mezzo al marciapiede che stava cercando di capire cosa stava succedendo. Poi un altro scoppio, ancora più forte, poi un altro ancora.
"Ditemi che non sono gli alieni, non di nuovo " pensò ricordandosi ciò che era successo nel 2012. Loki e il suo esercito avevano distrutto New York, gli Avengers erano entrati in azione vincendo la battaglia ma lasciandosi a dietro un sacco di persone morte, non erano riusciti a salvare tutti, per questo a lei non piacevano tanto, si definivano eroi ma lottavano per se stessi.
Fu il quarto scoppio che la risvegliò dai suoi pensieri. Si guardò attorno e non c'era nessuno, solo grattacieli in fiamme e un gran caos per la città.
Iniziò a camminare più velocemente, mischiandosi tra la folla.

Più tardi sul posto giunsero in vigili del fuoco che con grande fatica spensero le fiamme. Molte delle persone all'interno dei grattacieli morirono, se ne contarono almeno 31. Troppi.
Altri feriti e altri spaventati.
Charlotte si era rifugiata dentro un locale con un altro gruppo di persone tra mamme, bambini, anziani e ragazzini.
Rimasero due ore rinchiuse lì dentro e l'idea di Charlotte di raggiungere il complesso era andata in fumo, letteralmente.
Qualcuno accese la TV per sentire il notiziario.

Si parla di un attentato. Ma chi potrebbe essere stato? Secondo l'Intelligence l'Hydra centrerebbe con tutto questo...

Quando sentì quel nome, Hydra, a Charlotte venne un nodo alla gola. Suo padre. E se qualcuno aveva attacco New York perché stavano cercando suo padre? No. Non poteva permetterlo.
È vero, lei non si ricordava nulla di lui ma non avrebbe permesso che qualcuno gli avrebbe fatto del male.

Spazio autrice:
Dal prossimo capitolo le cose inizieranno a farsi più interessanti, questi erano solo i capitoli introduttivi :)

La figlia del Soldato d'InvernoWhere stories live. Discover now