5.C'era una volta in Russia

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<C'era una volta in Russia una bellissima bambina...>
<papà> disse la bambina <è sempre la stessa storia> disse lei con aria innocente.
Lui sorrise.
<raccontami qualcosa di nuovo, per esempio...chi è la mia mamma?> chiese lei.
Al padre, Bucky, si gelò il cuore quando la piccola gli fece quella domanda. <tua madre...tua madre era una bellissima donna, forse l'unica che io abbia mai amato veramente, piccola, quando sarai più grande ti spiegherò. Hai solo cinque anni ora e la storia è troppo complicata da essere capita...> disse lui sentendosi le lacrime negli occhi ma riuscì a trattenerle, non voleva farsi vedere debole davanti a sua figlia perché come l'Hydra spesso gli ripeteva, un soldato non è mai debole.
<ora dormi piccola> disse lui sorridendo alzandosi dal lettino della bambina ma lei anche se piccola era abbastanza agile perché riuscì a prendergli la mano <resti qui?> chiese lei con tutta la sua innocenza.
Lui annuì e si mise sotto le coperte assieme a lei.
Quella notte c'era il temporale e Charlotte aveva paura ma non quando suo padre era lì. Lei si accovacciò vicino a lui e lui non poté fare altro che stringerla.
<buona notte piccola Charlotte.> disse lui prima di cadere addormentato.

Bucky si svegliò di colpo.
Aveva ricordato. Poco ma qualcosa aveva pur sempre ricordato.
Aveva ricordato il nome di sua figlia e la sua dolce innocenza. Aveva ricordato che nel sogno aveva cinque anni. Ma ciò che non sapeva era quello che successe due anni dopo: l'incidente.
Era troppo agitato per dormire, decise così di uscire dalla sua stanza e di andare nel salone che condivideva con il resto del team.
Erano le tre di notte e nessun rumore si sentiva nel complesso tranne i passi di Bucky.
Andò in cucina ma si ritrovò con nulla da fare.
Non aveva fame e non aveva sete. Non aveva più sonno e non aveva voglia di stare a letto.
L'unica cosa che voleva era capirci di più su questa storia.

<insonnia?> chiese la voce dietro di lui che subito riconobbe. Steve. Il suo migliore amico.
Bucky si girò e annuì. Non aveva voglia di parlarne ma la tensione nell'aria si stava appesantendo fra i due allora si fece coraggio <ho ricordato...qualcosa> disse infine <si chiama Charlotte>
Steve capì che si riferiva alla figlia.
<ascolta>iniziò Steve <ti ho mentito>
Bucky lo guardò con aria interrogativa.
<io e Sam sapevamo dell'esistenza di Charlotte, l'abbiamo trovata qui a New York. Ora è un po' cresciuta> disse Steve abbozzando un sorriso <è una ragazzina di diciassette anni e ti assomiglia moltissimo>
Bucky non poteva crederci. Sua figlia era viva.
<se vuoi domani possiamo andare da lei e...>
<no Steve no> lo fermò Bucky.
Il soldato stava provando qualcosa che non provava da molto tempo: paura. Aveva paura di rivedere sua figlia soprattutto perché non sapeva quale sarebbe stata la sua reazione. E se lei lo avesse respinto? Lui voleva evitarlo.
<sono felice che sia viva ma ora lei ha una sua vita e sono stato assente troppo...> sospirò <io sono morto per lei anche se non so come...>
<potremmo scoprirlo...Bucky ascolta so che hai paura ma ti devi fidare di me, chiaro? Quando io e Sam le abbiamo detto che sei vivo...>
<cosa? Le hai detto che sono vivo?!> chiese Bucky sorpreso e abbastanza innervosito
<lei si ricorda di te e da quel che ho potuto vedere si ricorda anche come vi siete separati. Era scossa e non ci credeva ma se andiamo da lei magari...Bucky non ti sto obbligando sto solo dicendo che se tua figlia è viva hai l'opportunità di riunirti con lei e vivere una vita normale...se si può dire> disse infine Steve.
Sapeva di non aver convinto Bucky ma almeno ci aveva provato.
<va bene...> disse Bucky incerto <le parlerò ma devo farlo da solo>
<sicuro? Se non te la senti...>
<si Steve sono sicuro...dopo tutto solo un soldato> disse lui scherzando.
Steve riaccompagnò Bucky alla sua stanza.

Passò la notte a guardare il soffitto e a riflettere su cosa avrebbe detto a sua figlia.
Riguardò la foto e il suo sguardò si fissò sulla bambina.
"Era bella" pensò "scommetto che ora lo è ancora di più".

-  - - - -
<Charlotte sveglia...> le disse la sua migliore amica.
Avevano passato la notte assieme. Dopo le estenuanti ricerche che non avevano portato a molto e dopo la pizza che si erano gustate, le due caddero stanche morte a letto.
Erano le dieci della domenica mattina e Charlotte non si era mai sentita così stanca.
<Charlotte...> disse ancora una volta l'amica mentre l'altra mugugnò in risposta
<e va bene...> disse Victoria prima di darle una cuscinata in testa e di saltarle addosso.
Charlotte si also subito quando si accorse di avere la sua migliore amica faccia a faccia.
<okay ora mi alzo...>disse lei totalmente stanca.

Si alzarono entrambe e mentre Victoria stava preparando la colazione, Charlotte  si fece una vasca d'acqua ghiacciata. Rimase sott'acqua per un bel po' ma per lei non era un problema dato che  oltre la sua voce stridula mentre urlava, poteva anche respirare sott'acqua. Rimase lì finché non si accorse che stava passando troppo tempo. Si asciugò e si vestì. Lasciò i capelli lunghi fino alle spalle cadere morbidi dietro la schiena e pettinò con cura la sua frangetta.
Scese in cucina dove Victoria aveva preparato una colazione da principi.
<spero ti piaccia> disse Vic sedendosi sulla sedia dell'isola.
Charlotte annuì mentre teneva in bocca una fetta di pane e marmellata.
Fecero colazione normalmente. Victoria era l'unica che sapeva dei suoi poteri e che in ogni caso riusciva a trattarla come una persona normale.
<devo andare!> disse la rossa alzandosi dalla sedia e posando un bacio sulla guancia all'amica <mia madre mi aspetta a casa, ci sentiamo dopo> per poi uscire di casa.
E Charlotte si sentiva da sola, di nuovo.
Victoria era la sua ancora di salvezza.

Charlotte non aveva molto da fare durante la domenica pomeriggio. I compiti li aveva già fatti. Victoria non poteva uscire perché era il compleanno della nonna ed erano andati fino ad uno dei più costosi Country Club per festeggiare gli ottant'anni della nonna. Non aveva voglia di stare in casa a fare nulla.
Si mise una felpa grigia lunga fino sopra le ginocchia e dei leggings neri, abbinò il tutto con delle ballerine bianche e una borsa a tracolla e uscì di casa.
Non aveva una meta precisa.
Sapeva solo che doveva trovare suo padre. E, da quello che gli avevano detto i ragazzi, c'era solo un posto dove poteva cercare : il complesso.
Quella era la sua nuova meta.

La figlia del Soldato d'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora