Capitolo 3: Soffrire

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"Che noia..." Jimin sussurrò mentre prendevi in mano il quindicesimo outfit.

"Hai chiesto tu di venire." alzasti gli occhi al cielo. "E ho bisogno di vestiti."

"E quindi cos'è quell'immensa, cavolo, di valigia?" ti chiese, irritato. "Non ci posso credere che mi stai facendo fare tutto ciò, dopo che ti ho appena incontrara."

"Libri. Non ho preso quella borsa di studio per nulla." inarcasti un sopracciglio.
"E come ho già detto, non sono stata io quella che ha suggerito di accompagnare la sua nuova coinquilina per la città."

Jimin gemette.

Era stato piacevole all'inizio, affascinante e galante nell'aiutarti di qui e di lì. Ma tutto ciò era svanito in poco.

Ridesti. Di solito le persone non ti sopportavano, e quella era la prima ragione.

Quindi Park Jimin credeva che potesse farti cadere ai suoi piedi così velocemente?

Provaci, stronzo.

"Quindi credi che dovrei anche passare nel negozio di Gucci--"

"Non sei così ricca." questa volta fu il ragazzo ad alzare gli occhi al cielo. "Se lo fossi stata, non avresti affittato un appartamento."

"Chi ha detto che lo sono?" gli rivolsi uno sdolcinato sorriso. "Mi puoi aiutare, no?" sbattesti le ciglia in modo provocante. "Probabilmente è il minimo che puoi fare per la tua coinquilina... soprattutto se è bella quanto me."

Ti rivolse uno sguardo irritato.

Ridesti alla sua espressione, rivolgendogli a sua volta un'espressione canzonatoria-empatica. "Te l'ho detto... non giocare con me, ragazzo."

"Bene, ti ho fatto vedere in giro." Jimin borbottoò. "Quindi mi merito un bacio?"

"Nei tuoi sogni."

Era troppo stufo per anche solo ribattere in modo intelligente.

"Possiamo almeno andare, ora?" piagnucolò. "Ho fame."

"Beh, credo." sospirasti. "Anch'io ho bisogno di cibo."

Jimin sorrise vittorioso, illuminandosi.

"Dopo che ho guardato l'ultimo negozio." dicesti cautamente, guardando di traverso il ragazzo. Si lasciò crollare. "Quindi credo che tu non ci proverai più con me dopo questo, vero? Sono un lavoro pesante."

Sorridesti e lui sospirò guardando verso il soffitto.

Poi si alzò, allungandosi e togliendoti i vestiti dalle mani. "Pago io." borbottò in fastidio, girandosi e facendoti l'occhiolino.
"E sai che flirterò con te lo stesso."

Ridesti, seguendo il ragazzo ora sorridente, verso la cassa.

***

"Cosa ci facciamo qui?" chiese Jimin annoiato, fissando l'insegna del negozio con un sopracciglio alzato.

"Perchè vengono qui le persone, Jimin?" alzasti gli occhi al cielo, afferrandolo per il polso e entrando. "Anche io ho bisogno dell'intimo."

La ragione era un'altra, comunque.

Se era già imbarazzante per i maschi entrare nella sezione dell'intimo nei negozi, entrare da Victoria's Secrets era completamente un'altra storia.

Il tuo obbiettivo: imbarazzare il ragazzo-flirt.

Una volta entrata, ti guardasti attorno, mordendoti il labbro. "Aspetta qui." gli dicesti. "Ci vorrà un po' di tempo."

"Solo non metterci troppo." borbottò lui. Sorridendo vittoriosa, lo guardasti di traverso, ma il tuo sorriso sbiadì vedendo che non aveva per nulla un'espressione irritata sul viso.

Perchè non è ancora rosso?

Guardasti centinaia di paia di biancheria, anche quelle che lasciavano il minimo all'immaginazione e quelle strane, ancora, lui sembrava felice di starsene seduto dov'era, non guardando niente in particolare.

Contraesti le labbra, e continuasti la caccia.

Circa venti minuti dopo, lui ancora non era minimamente toccato.

Accigliandoti, afferrasti un reggiseno della tua taglia dal mucchio, mostrandolo a Jimin. "Che ne pensi di questo?"

Sì, non una delle tue migliori decisioni.

Inarcò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto, appoggiandosi indietro casualmente, un piccolo sorrisetto che gli pendeva sulle labbra. "Sono impressionato."

Zittendoti in arresa, sospirasti e mettesti giù il capo.

"Perchè ti serve un reggiseno, comunque..." ti chiese.

Ti corrucciasti, guardandolo.

Sorrise ampiamente "... quando ho le mani?"

Arrossendo più di quanto ti fosse mai successo, spingesti il ragazzo che rideva a crepapelle, su dalla sedia, e poi fuori dalla porta di vetro del negozio.

"Aspetta fuori," sibilasti. "Torno in un attimo."

Jimin fece semplicemente un ghigno.

Tornando dentro frettolosamente, afferrasti alcuni reggiseni dallo scomparto della tua taglia, cercando di essere il più veloce possibile.

"E' una cosa buona." un'impiegata commentò, guardandoti.

Sbattesti gli occhi. "Cosa...?"

Gesticolò indicando fuori dal negozio, dove c'era Jimin, che ti sorrideva. "Tu e il tuo ragazzo dovete avere una vita sessuale attiva."

Arrossendo anche di più, nei limiti del possibile, scuotesti furiosamente la testa.
"Noi non stiamo insieme, l'ho letteralmente incontrato oggi."

La donna rise, dicendo qualcosa che pensava non avresti sentito.
"I ragazzi e le loro cose da una notte..."

Inorridita, ti allontanasti dalla signora, correndo verso il bancone, non realizzando che Jimin era rientrato nel negozio. "Sono vergine!"

"Mhm, bambina." disse lui, afferrandoti con un braccio per la vita mentre ti conduceva mortificato via dal bancone. "Vivrai con me," ti sussurrò in un orecchio. "Non rimarrai così per molto."

Lasciasti cadere la busta.

How to be a hoe || Traduzione italianaWhere stories live. Discover now