Capitolo cinque (NEW)

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CAPITOLO CINQUE (NUOVA VERSIONE) - ex capitolo sei

  

Berlino, novembre 1940

Seduta sulla sedia come se fosse stata su un cuscino di spine, Anna guardava la tovaglia di cotone bianco che copriva il tavolo della sala da pranzo.

Subito dopo aver ripreso posto a tavola, dopo che suo padre le aveva quasi ordinato di rimanere, Anna aveva cercato di colpire il piede del fratello con il proprio senza farsi notare. Adam, però, non l'aveva nemmeno guardata. Aveva semplicemente stretto i denti e deglutito mentre continuava a guardare il padre.

"E così sa qualcosa," si disse Anna, stringendosi le dita delle mani tra di loro.

Non capiva perché non gliene avesse parlato prima, di qualsiasi cosa si trattasse. Era stanca, le facevano male le ginocchia: l'unico suo pensiero era quello di salire le scale, buttarsi sotto le coperte e dormire come un sasso il più a lungo possibile. Non aveva nemmeno voglia di ascoltare ciò che suo padre stava dicendo. Si limitava a fissare un punto non ben precisato dietro la spalla del fratello.

Le sembrava di essere perfino riuscita a notare un'imprecisione nella carta da parati su cui si era concentrata, quando qualcuno si schiarì la voce per attirare la sua attenzione.

Per un interminabile attimo di terrore credette che fosse stato suo padre a destarla e a riportarla con i piedi per terra, ma, quando si girò verso di lui, notò che le stava indicando Augustus Weber con indice e medio della mano sinistra.

«Augustus voleva sapere dei tuoi progressi a scuola,» ripeté scocciato il signor Schmidt.

Anna aggrottò le sopracciglia per un attimo, prima di tossicchiare imbarazzata – non credeva di aver mai dovuto parlare ad estranei della propria vita scolastica – e rispondere. «Penso di andare bene, signore. Mi impegno molto.»

Heinrich mosse una mano per aria. «Sciocchezze, amico mio. Mia figlia è fin troppo modesta.» Augustus, a quelle parole, le sorrise.

Se c'era una cosa che ad Anna non piaceva era stare al centro dell'attenzione. Non sapeva come avrebbe fatto quando (e se) sarebbe diventata una pianista di successo, ma avrebbe di certo dovuto trovare un modo per risolvere quel problema. Arrossendo, si girò imbarazzata verso il fratello.

«E qual è la tua materia preferita?» chiese nuovamente l'ospite.

"Musica," era stata sul punto di rispondere, ma suo padre l'aveva già battuta sul tempo. «Storia tedesca, naturalmente. Prende sempre il massimo dei voti. Solo una volta si è ritrovata con un "discreto" – tutta colpa di quell'incompetente di un professore mezzo ebreo,» rispose suo padre.

Augustus si rabbuiò. «Non dovrebbero permettergli di insegnare ai nostri figli.» E scosse la testa.

Heinrich, per tutta risposta, fece spallucce, un gesto così inconsueto se compiuto da lui che per un po' Anna si chiese se per caso non se lo fosse sognato. «Non sarà più di alcun intralcio: l'ho fatto licenziare due mesi fa.» Solo lui, però, sapeva come quel licenziamento aveva avuto luogo e com'era andato a finire: con un cadavere in un vicolo e un parassita in meno.

«Molto bene,» annuì il signor Weber.

Ma non andava affatto "bene". Anna si sentiva ancora in colpa per come era andata a finire la storia con quel professore. Dopotutto, era stata solo colpa sua: non aveva studiato a dovere, troppo impegnata a preoccuparsi per suo padre e suo fratello, e aveva fatto vacillare la propria media scolastica. Il professore non c'entrava assolutamente nulla, aveva semplicemente fatto il proprio lavoro a dovere, ma lei non aveva mai trovato il coraggio di rivelare a suo padre quel particolare. Ora quell'uomo era scomparso e lei e le sue compagne si erano ritrovate ad avere quel mostro della signorina Heller.

L'amore ai tempi della guerraWhere stories live. Discover now