Capitolo sedici

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Capitolo sedici

 

Berlino, dicembre 1940.

«Mi dispiace per il comportamento increscioso di mia sorella...» stava dicendo in quel momento Adam a Boris, dopo averlo condotto in soggiorno dove, solo la sera prima, il signor Schmidt aveva colpito la figlia. «È una ragazza molto intelligente e brillante, non è mai successa una cosa del genere. E di certo non si ripeterà mai più.»

A Boris sembrava di sentir parlare Heinrich Schmidt attraverso la voce del figlio, anche se di certo il linguaggio era stato reso più calmo e non erano stati aggiunti, qua e là, insulti vari.

Sembrava quasi che la famiglia Schmidt avesse paura che, dopo l'incidente del giorno precedente, Augustus Weber, e di conseguenza Boris, rinunciasse all'idea del matrimonio e vi si opponesse. Sembrava che il padre vedesse Anna come una povera ragazza disperata, che nessuno mai avrebbe voluto sposare.

Il ragazzo scosse la testa mentalmente. Doveva ancora trovare un uomo a cui non sarebbe piaciuta Anna! O forse, semplicemente, lui era di parte e non riusciva a vedere qualche strana e nascosta verità su quella ragazza.

«Non c'è alcun problema» Boris sorrise, guardando Adam dritto negli occhi, quasi a voler ricercare in lui il significato dei gesti di Anna. «L'importante è che ora tua sorella stia meglio» aggiunse.

«Oh, di certo starà meglio tra qualche giorno, quando i tagli inizieranno a guarire...» rispose sovrappensiero. «Per quanto riguarda il matrimonio...»

Boris si fermò appena in tempo dal trattenere il respiro. Sapeva che era quello il punto a cui Adam sarebbe andato a parare e, a quanto pareva, non si era affatto sbagliato. «Sì?»

«Be'... ecco, spero non sia un problema ciò che si è fatta. Dopotutto, non è mai successo prima...»

«Nessun problema» rispose Boris, sorridendo e guardando l'altro ragazzo alzarsi per poi uscire dal salone.

Sospirò.

Quando era sceso dalle scale e aveva sentito una voce chiamarlo, per un attimo si era paralizzato. Temeva fosse il signor Schmidt, pronto a tirar fuori dal proprio repertorio un'altra ramanzina velenosa da rifilare anche a lui. O che fosse suo padre, venuto a dirgli di mettere pure via l'anello di fidanzamento, che non sarebbe più servito. Ma, quando si era girato, era stato il fratello di Anna la persona che si era trovato davanti.

Aveva sorriso, quasi al settimo cielo. Si era sentito così sollevato che sembrava quasi che fosse una mano invisibile a sollevarlo da terra.

Rise piano ricordando la propria paura e scosse la testa. Si alzò dal divano, stirò le braccia verso l'alto e si avvicinò al camino, appoggiandosi alla mensola in marmo chiaro.

Una mano era tornata a frugare nella tasca dei pantaloni, le dita che giocavano con gli angoli della lettera di Wilhelm. Chi era, poi, quel ragazzo, Boris avrebbe davvero voluto saperlo.

Estrasse il foglio fissando le fiamme, che scoppiettavano allegre nel camino come la sera prima. Le parole scritte in quella lettera cominciarono a pronunciarsi nella sua mente ancora prima di dispiegare il foglio. L'aveva letta così tante volte il giorno prima che ormai l'aveva imparata a memoria. Stava quasi per gettarla nel fuoco quando qualcuno bussò alla porta.

Si girò di scatto, nascondendo la lettera dietro la schiena.

«Sì?» tirò un respiro di sollievo quando vide che si trattava solamente di una cameriera.

«È pronta la colazione, signor Weber. Vostro padre la sta aspettando in sala da pranzo» rispose timida.

«Certo, arrivo subito, solo un minuto.»

L'amore ai tempi della guerraWhere stories live. Discover now