Capitolo due (OLD)

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CAPITOLO DUE (VECCHIA VERSIONE)


Berlino, novembre 1940.

Sono di stanza qui a Berlino da circa quattro mesi ormai e l'ho già vista parecchie volte.

Passa davanti a noi ogni mattina con una borsa scura a tracolla e la divisa blu del conservatorio a venti   minuti da qui.

L'ho anche accompagnata per qualche tratto di strada al pomeriggio, quando esce da scuola.

Anna Schmidt, si chiama.

Sarebbe bello innamorarsi di lei, se non fosse per la guerra.


Anna Schmidt si era da poco svegliata nella sua lussuosa casa, frutto di tanti sforzi e riconoscimenti ottenuti da suo padre, un generale dell'esercito tedesco.

Quando scese per la colazione, il silenzio freddo di suo padre e suo fratello, anch'egli sotto le armi da quasi quattro anni, fu l'unica forma di saluto che l'accolse.

Mormorò un "buon giorno" mentre con le mani si sistemava la gonna a scacchi della sua divisa di scuola.

Nel conservatorio che frequentava, infatti, la divisa, composta da un golfino blu notte, una camicetta bianca e una gonna a scacchi che terminava rigorosamente al livello del ginocchio, era d'obbligo. Così come era d'obbligo per le ragazze portare i capelli legati in una treccia o una crocchia. Ma avrebbe fatto e sopportato qualunque cosa pur di realizzare il suo sogno: diventare una pianista e girare tutta l'Europa.

Allungò una mano per afferrare una fetta di pane da ricoprire di marmellata quando suo padre ruppe il silenzio.

«Riunione di famiglia, questa sera» tuonò.

«Che succede?» chiese preoccupata Anna, ricordandosi l'ultima riunione che avevano tenuto due anni prima, quando suo padre aveva annunciato la morte della nonna.

«Nulla di cui tu ti debba preoccupare» la congedò lui, facendo segno a una cameriera di accompagnare la figlia alla porta d'ingresso.

«Buona giornata, signorina» furono le parole della donna mentre aiutava la ragazza ad indossare il cappotto.

«Grazie» sussurrò questa, concentrata sulla possibile nuova disgrazia della quale suo padre avrebbe presto dato notizia.

Anna uscì nell'aria fredda di novembre e si chiuse alle spalle il cancelletto in ferro battuto del piccolo vialetto d'ingresso. Inspirò profondamente l'aria mattutina  per poi sbuffarla fuori, lasciando fuoriuscire dalle labbra una nuvoletta bianca.

Mentre camminava, diretta verso la scuola, pensava a Wilhelm Neumann, un giovane soldato che, per quattro o cinque volte, l'aveva accompagnata sulla strada verso casa.

Sarebbe bello innamorarsi di lui, se non fosse per la guerra si ricordava ogni volta che la sua memoria incontrava i chiari occhi azzurri del ragazzo del quale aveva paura di essersi presa una cotta.

Gettò un'occhiata nella stazione di blocco in cui il ragazzo era solito risiedere, con i suoi compagni, e, puntualmente, incontrò il suo sorriso, quel sorriso che era capace di farle quasi dimenticare la situazione nella quale viveva.

Sorrise a sua volta per poi ritornare sulla sua strada.

Si strinse nelle spalle e si trattenne dal saltellare come una bambina. Quel ragazzo era in grado di farle perdere completamente la testa!

***

«Di nuovo!» la rimproverò il professore, il signor Schwarz, trattenendosi dal dare un pugno al pianoforte. Anna era una delle sue studentesse migliori, una per la quale avrebbe pagato qualsiasi cifra pur di sentirla suonare in pubblico, eppure stava sbagliando una musica che era sempre stata molto brava ad eseguire. «E dall'inizio!».

Anna, seduta sullo sgabello davanti al piano, aveva fatto un saltello, completamente presa alla sprovvista e persa nei suoi pensieri. Per l'ennesima volta pensava ad dolce sorriso del ragazzo e sorrideva tra sé e sé, vedendo la sua immagine nella mente.


Author's note (old): non so quando pubblicherò il prossimo capitolo, mi dispiace. Ora che la scuola è ricominciata, ho meno tempo da dedicare alla scrittura. In più ho un cugino all'ospedale e pensare alle sue condizioni mi fa un po' deprimere e quella voglia di scrivere che ho dopo i compiti va a farsi friggere.
Spero di tornare presto con il prossimo capitolo...
Chiedo ancora scusa,
Angela

L'amore ai tempi della guerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora